Economia | I dati

Un gap ancora aperto

Lavoro: l’Alto Adige in vetta ma è ancora ampio il divario fra uomini e donne. Corrarati (CNA): “In questo senso molto resta da fare”. E oggi si celebra l'Equal pay day.
Gap
Foto: upi

Alto Adige primo della classe. Stando allo studio “Il mercato del lavoro nelle province italiane”, elaborato dal Centro Studi CNA, la provincia di Bolzano occupa il più alto gradino del podio con un tasso di occupazione del 72,9% (+0,2% rispetto al 2016). Trento è diciannovesima con un tasso del 67,6% (+1,5%). La provincia trentina è meglio posizionata nella differenza tra il tasso di occupazione maschile (73%) e quello femminile (62,1%): con il 10,9% di differenza è nona in Italia. La provincia altoatesina, in questa graduatoria, è solo ventottesima con una differenza del 13,9% tra il tasso di occupazione maschile pari al 79,8% e quello femminile pari al 65,9%. Bolzano svetta in Italia, invece, per il tasso di disoccupazione che è il 3,1%.
 

Nel 2017 – si legge nell’indagine - l’occupazione italiana è tornata quasi ai livelli del 2008. La ripresa della base occupazionale pre-crisi è stata realizzata in un periodo relativamente breve: quattro anni, nei quali ogni giorno sono stati recuperati in media circa 570 posti di lavoro. Anche il tasso di occupazione (ovvero l’occupazione in rapporto alla popolazione) è cresciuto negli ultimi quattro anni attestandosi alla fine dello scorso anno al 58%, il livello più alto degli ultimi dieci anni. Il recupero dell’occupazione non ha riguardato però tutti i territori. Rispetto al 2016 il tasso di occupazione è aumentato in due terzi delle province italiane e l’aumento del tasso di occupazione è risultato lievemente più accentuato nel Centro-Nord che nel Mezzogiorno che continua a restare indietro. 


Da segnalare il fatto che le differenze dell’occupazione tra Nord e Sud dell’Italia non riguardano solo l’andamento ma anche il livello e la composizione della stessa. A fine 2017, infatti, le province del Centro Nord presentavano tassi di occupazione superiori alla media nazionale mentre le province meridionali erano accomunate da tassi di occupazione più bassi. Inoltre nei territori settentrionali la distanza che separa l’occupazione maschile da quella femminile risulta più contenuta che nel Mezzogiorno. In un orizzonte di lungo periodo, il divario tra le performance dell’occupazione a livello territoriale appare anche più marcato. Tra il 2008 e il 2017 solo 36 province su 107 hanno recuperato i livelli occupazionali pre-crisi. Si tratta per lo più di province settentrionali. Nella maggior parte del Mezzogiorno, invece, l’occupazione resta ancora lontana dai livelli del 2008.

 

 

Divari cronici

 

Per Claudio Corrarati, presidente della CNA Trentino Alto Adige, “il sentiero di crescita dell’occupazione intrapreso dal nostro Paese a partire dal 2013 non è stato in grado di ridurre il gap occupazionale tra Nord e Sud, che al contrario si è ampliato. Appare quindi necessaria una nuova e più incisiva strategia di coesione territoriale capace di innescare un processo di convergenza che porti ad un avvicinamento tra i livelli occupazionali delle diverse regioni italiane. L’Alto Adige, in tal senso, può mettere a disposizione le best practice che hanno fatto ripartire l’economia e creano, attraverso l’apprendistato e la formazione scuola-lavoro, i presupposti per un elevato tasso di occupazione giovanile”.

Se da una parte l’Alto Adige insegna dall’altra c’è ancora da imparare: “Sicuramente molto rimane da fare sull’occupazione femminile, dove si sta muovendo bene il Trentino anche grazie ad un progetto mirato che sta sviluppando CNA del Trentino per uno sportello attivo sull’accompagnamento delle donne verso l’occupazione, anche autonoma”, così Corrarati.

Oggi, 20 aprile, si celebra l'Equal pay day (il motto di quest'anno è dedicato alla povertà in vecchiaia) che ha lo scopo di sensibilizzare sulla disparità di retribuzione tra donne e uomini diffusa in tutta Europa. Secondo un'altra stima, quella dell'ASTAT, in provincia di Bolzano le donne guadagnano ancora il 17,2% in meno dei loro colleghi uomini, e uno stipendio minore significa anche meno contributi e quindi pensioni di importo inferiore, che comportano un maggiore rischio di povertà nella vecchiaia per le donne. In base a quanto rilevato dall’Osservatorio dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale INPS l’importo medio della pensione delle donne ammonta a 689 euro, mentre quello della pensione degli uomini è di 1.356 euro; l’82% delle donne devono cavarsela con pensioni inferiori ai 1.000 euro al mese, e solo il 3% delle donne ha a disposizione più di 2.000 euro mensili.

Sulla differenza di salario si pronuncia anche Renate Gebhard, deputata della Svp, che sollecita a seguire l’esempio dell’Islanda, primo Paese al mondo a sanzionare per legge le aziende e le pubbliche amministrazioni che paghino le donne meno degli uomini. “Finché non ci saranno soluzioni concrete continueremo a puntare i fari sulla discriminazione di stipendio ogni anno, nell'Equal Pay Day”. Mette l’accento infine anche sulla condizione delle madri il consigliere provinciale di BürgerUnion Andreas Pöder: “Le mamme non sono solo svantaggiate rispetto agli uomini ma anche rispetto alle altre donne in termini di salario, pensioni e opportunità di carriera”.