Separati alla nascita

Sono andato al cinema a vedere 'Viva la libertà', un film di Roberto Andò, con Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Valeria Bruni Tedeschi.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

'Viva la libertà' è un bello slogan, ed è una cosa che pensiamo tutti: chi se non uno che parli la neolingua immaginata da Orwell potrebbe ad esempio dire 'Abbasso la libertà', o, che è lo stesso, 'Viva la schiavitù'? Eh, ma poi metterlo in pratica! Soprattutto se sei una figura pubblica, un politico, un onorevole, il segretario di un grande partito (o anche se sei uno come tutti, in fondo).

C'è questo onorevole, leader del maggiore partito dell'opposizione di sinistra. Una opposizione come quella che conosciamo benissimo: hanno talmente paura di vincere che fanno di tutto per perdere voti. E ci riescono benissimo, sia chiaro. Ma poi, a un certo punto, lui non ne può più, e va via in gran segreto, va a Parigi da una fiamma di trent'anni prima, va via perché vuole vedere come se la cavano senza di lui "quegli stronzi". Che se la cavano benissimo: il suo segretario personale scova il fratello gemello, appena dimesso dall'ospedale psichiatrico. Un pazzo, insomma; ma un pazzo "che ha metodo": e infatti è bravissimo a imitare il fratello, ed è ben contento di entrare nei suoi panni. E il fatto è che lui, il pazzo, dice ai giornalisti e nei comizi cose talmente condivisibili, e fa discorsi così efficaci, ed è così umano e simpatico, che a un passo dalle elezioni risolleva nei sondaggi il partito, lo fa arrivare al 66 percento. Anche il suo segretario, quello che lo ha messo lì, quello che fino a un certo punto sperava in un ritorno del vero politico, a un certo punto gli confessa "Io uno come lei lo voterei".

E l'altro, intanto? L'altro ha riconquistato la libertà, appunto, può finalmente ritrovare il suo passato, essere gentile con una bambina, oppure fare il bagno in piscina con una bella ragazza. Che lavora nel mondo del cinema, come la sua vecchia fiamma; e anche lui si mette a lavorare nel cinema, tanto fino ad allora aveva fatto lo stesso, aveva vissuto in un mondo di finzione, aveva recitato una parte.

Qual è uno dei messaggi del film? Per citare Heidegger, "Ormai solo un pazzo ci può salvare". Un pazzo che va nelle scuole a incontrare maestre e scolari, negli ospedali a parlare con pazienti e infermieri, nei cantieri ad abbracciare gli operai; che lancia messaggi di speranza, fottendosene delle alleanze di comodo e strappando il velo che copre le falsità di un mondo di figuranti; che prende l'algida cancelliera tedesca e le fa fare un giro di valzer. Ci vuole passione, dice nel memorabile discorso di fronte a una piazza gremita come mai. La passione di un pazzo, con disturbi bipolari, che ha il coraggio di dire quello che pensa.

All'uscita dal cinema, eravamo tutti lì, a cercare come matti il fratello di Bersani...