Società | Capitalismo digitale

L'era del colonialismo tecnologico

Evgeny Morozov al Liceo Carducci parla di come abbiamo sottovalutato i movimenti dell'economia digitale.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
Evgeny Morozov e Sergio Cattani
Foto: Mattia Frizzera

Servizi a pagamento per i cittadini creati dall'intelligenza artificiale, sottovalutazione del potenziale economico dei social network, promozione della sovranità del consumatore. Tre ore intense di discussione sul capitalismo digitale con Evgeny Morozov, sociologo e giornalista bielorusso, firma di molte testate internazionali, venerdì sera al Liceo Carducci a Bolzano.

Appuntamento conclusivo del percorso “Pillole d'informazione”, promosso da Canalescuola per sensibilizzare la cittadinanza sui temi legati a internet, fake news, post-verità, salute e informazione. Alla prima giornata di “pillole di informazione” il 15 dicembre sono intervenuti a Bolzano l'epidemiologo del Mario Negri di Milano Antonio Clavenna ed il pediatra Tommaso Montini.

Durante la serata moderata da Marco Angelucci, presidente di Assostampa del Trentino Alto Adige, Morozov ha compiuto un lungo percorso di fronte a oltre cento persone legato al capitalismo digitale. Partendo dal concetto di “estrazione dei dati”: «All'inizio si pensava di raccogliere nostri dati per logiche legate alla pubblicità. Poi 5 anni fa si è capito che i dati possono servire a sistemi avanzati di deep learning. Si veda ad esempio il netto miglioramento negli ultimi anni di Google Translate».

Negli anni si sono molto sottovalutati però gli effetti delle piattaforme su lavoro, società, politica. «I leader mondiali si sono sottomessi al potere di queste piattaforme e c'è bisogno di cambiare direzione nell'economia digitale».

La principale sfida futura sarà quella della proprietà dei dati. «Sta avvenendo un cambiamento strutturale nella società pari alla rivoluzione industriale di due secoli fa. L'intelligenza artificiale cambierà molto il lavoro e c'è un rischio di “colonialismo tecnologico” se diamo i nostri dati a 5 imprese americane e 4 cinesi».

Morozov vede la necessità di cambiare lo status legale dei dati. «Dovrebbero essere di proprietà pubblica, fruibili gratuitamente dalle amministrazioni e a pagamento per le aziende».

Il modello del capitalismo digitale che si è sviluppato negli ultimi due decenni vede i cittadini-utenti come produttori di dati gratuiti, che vengono regalati alle piattaforme per allenare i sistemi di machine learning. Un'intelligenza artificiale che consente poi di sviluppare dei servizi che le piattaforme rivendono ai cittadini. Il cittadino quindi si trova a pagare per qualcosa che ha prodotto gratis. «Anche i meccanismi dell'intelligenza artificiale rischiano di rimanere solo nelle mani dei privati e non essere accessibili a tutti. Per esempio privacy e sicurezza invece che diritti costituzionali rischiano di trasformarsi in servizi vendibili dalle piattaforme».

Altro punto importante quello del laissez faire, il lasciar fare dell'Europa nell'ambito dell'economia digitale. «Esperienze come quelle di Uber o Airbnb sono solo conseguenza di una logica elegante di riforme che distruggono l'economia locale. Termini come smart city o industria 4.0 fanno parte di una retorica neoliberista, mentre non sappiamo bene cosa stia succedendo. Le maggiori aziende del settore sono cresciute di migliaia di miliardi in poco più di un anno, ma non riusciamo a vedere il settore come un pericolo vero».

Morozov infine parla della mancanza di intermediazione. «Due secoli fa nella rivoluzione industriale nacquero i sindacati per mediare fra esigenze di imprenditori e lavoratori. Oggi il pensiero neoclassico dell'economia non è più adeguato: occorre promuovere la sovranità del consumatore ed una solidarietà fra i consumatori».

Il video integrale della conferenza, realizzato da www.altoadigeinnovazione.it, è disponibile qui.

Fotografie liberamente utilizzabili della serata, a questo link.