Politica | Consultazioni

Il buio oltre la siepe

Le consultazioni per il nuovo governo iniziano con un balletto di veti incrociati.
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Foto: Pixabay

A tre settimane dal voto c'è il buio totale. Siamo al vecchio rito dei veti incrociati. Per Luigi Di Maio la presidenza del consiglio non è trattabile: "O faccio io il premier o non se ne fa nulla". È una richiesta basata sulla logica delle cifre: il movimento 5 stelle ha ricevuto il doppio di voti della Lega.  In compenso di Maio offre a Salvini quasi tutti i ministeri di peso - dagli interni agli esteri, dalla difesa all'economia. Ma il segretario leghista non abbocca e aggiunge nuovi paletti: "Non ci devono essere figure esterne o tecnici". La crepa si allarga ogni giorno: già la Lega annuncia che alle consultazioni andrà da sola. Di Maio pone un altro ostacolo: "Nel governo non ci devono entrare ministri di Forza Italia." E ironizza sulla decisione di Salvini: "Da dove prenderà i 50 voti che gli mancano ? ".

Silvio Berlusconi complica ulteriormente la situazione: "Un governo guidato dal M5S non è immaginabile". I grillini già si preparano a quella che Andreotti aveva definito "politica dei due forni": cercano una sponda nel PD,  partito che sembra finito sul binario morto e sta nell'angolo a leccarsi le ferite - con i renziani che vigilano sul rispetto dell'Aventino. 

Giachetti vede il partito "in bilico tra risorgere e esplodere". Non avrà molto tempo per riflettere. Già tra poche settimane la sveglia potrebbe essere brusca, quando si vota nel Molise governato (ancora) dal PD, regione dove il M5S ha preso il 45 per cento. Una settimana dopo va alle urne il  Friuli-Venezia Giulia, governato ancora da Debora Serracchiani.

È una regione dove la Lega alle politiche ha quadruplicato i voti, arrivando al 26 per cento. E in aprile si vota anche a Vicenza, altra città governata dal PD nonchè a Siena, Pisa, Massa, Terni e Spoleto. Potrebbe continuare il drastico cambiamento del quadro politico, allargando la voragine nel centro. 

 I grillini già si  accingono a quella che Andreotti aveva definito "politica dei due forni": cercano una sponda nel PD,  partito che sembra finito sul binario morto e sta nell'angolo a leccarsi le ferite - con i renziani che vigilano sulla scelta dell'Aventino. 

È un'impresa ardua che attende il presidente della repubblica. Mattarella cercherà di superare i veti reciproci e le diffidenze tra i partiti - anche tra quelli alleati come Forza Italia e Lega - per garantire un governo stabile. Ma certamente non può imporre nulla. E poco gli giova un sondaggio attuale che rivela che il 25 per cento degli italiani preferirebbe Di Maio come premier davanti a Gentiloni (20) e Salvini (19 %). Martedì inizieranno le consultazioni al Quirinale che finiranno il 6 aprile. 

Lunedì 9 il capo dello stato comunicherà le sue decisioni. In caso di stallo potrebbe iniziare un nuovo giro di consultazioni.

Ma già il 12 aprile il governo deve varare il Def, il documento economico finanziario che contiene le previsioni per la legge di stabilità . Ed è impensabile che questo lavoro sia compiuto dal governo uscente. Entro il 30 aprile il Def dev'essere approvato dal nuovo parlamento ed inviato a Bruxelles. Incidenti di percorso potrebbero mettere seriamente a rischio questa tabella di marcia.