Ambiente | Mobilità alternativa in Alto Adige/Südtirol: la via intrapresa appare solo un pannicello caldo

“Green Mobility” provinciale: quando dietro alle parole c’è poco o nulla?

La relazione di metà mandato dell’assessore provinciale Florian Musser ha riservato qualche parola per la green mobilty, ma la strategia, a ben vedere, è quasi a zero.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Riprendo dal comunicato stampa provinciale del 27 giugno 2016:

“… su questa strada la Provincia proseguirà anche nella seconda metà della legislatura, "per sviluppare entro il 2030 un modello di mobilità alpina sostenibile", ...”

“… Entro il 2030, come detto, l’Alto Adige vuole svilupparsi come una regione modello per la mobilità alpina sostenibile e l’assessore Mussner allo scopo insiste sulla messa in rete della mobilità e su una pianificazione complessiva, sull’incentivazione della mobilità elettrica (entro il 2020 si punta ad almeno 1000 auto elettriche circolanti in Alto Adige, con almeno 30 stazioni di ricarica entro il 2018) e dell’uso della bicicletta, sugli impianti a fune, sul carsharing. Nelle intenzioni dell’assessore sarà sostenuto anche l’uso combinato di mezzi di trasporto. Infine da qualche mese è operativo il gruppo di lavoro sulla Green Mobility, incaricato di sviluppare strategie e misure per una mobilità “verde” e sostenibile, verificare la loro attuazione e fungere da consulente per le amministrazioni pubbliche. ...”

Praticamente nulla di nuovo sotto il cielo governativo provinciale. Ho già espresso i miei dubbi sul gruppo di lavoro Green Mobility, che doveva finire il proprio lavoro ad aprile ma pare essere ancora in vita e, quello che mi fa rizzare i capelli in testa, è che dovrebbe diventare pure consulente di altri enti pubblici. Ah, siamo davvero “messi bene”. Perché? Per il semplice motivo che la nostra beneamata amministrazione provinciale si è focalizzata cocciutamente solo sulla mobilità elettrica, il resto non esiste.

La mobilità privata e pubblica appare solo a idrogeno ed elettrica: e il resto?

Ho già espresso in passato l’opinione che così si va a sbattere contro un muro stante le svariate e mai risolte problematiche della e-mobility, ma, come si suol dire, “non c’è peggior sordo di colui che non vuole sentire”.

Rimane il mistero del perché il piano del 2005, che fu annunciato dall’ex Landeshauptmann Durnwalder, sia stato buttato nel cestino. Nessuno ha fino ad oggi spiegato il perché, oggi saremmo ai vertici europei per il trasporto pubblico e privato alternativo e sostenibile ma questo nessuno lo vuole riconoscere tanto è stato grave l’errore commesso, e così abbiamo perso un decennio a fare scelte perlomeno strampalate.

1000 e-auto entro il 2020 è un obiettivo sinceramente, diciamolo, ridicolo. Con un parco circolante di circa 500mila veicoli, 1000 e-auto sono la goccia su di un sasso rovente d’estate. La mobilità a idrogeno ha ricevuto una batosta con il calo dei prezzi dei carburanti tradizionali e da anni arranca su progetti come, ad esempio, “l’autostrada verde” che non s’è mai concretizzato e gli stessi vertici di A22 molto probabilmente ne sono consci . La capacità della centrale H2 di Bolzano Sud, se dovessero arrivare altri 15 autobus a idrogeno, sarebbe praticamente completamente sfruttata, ma nessuno lo dice. Anche i media locali paiono essere totalmente inerti di fronte a questi temi, perché poi?

Il gruppo di lavoro sulla “Green Mobility” ha praticamene cassato qualsiasi modello alternativo ad elettricità, idrogeno e... gasolio! Non mi sto a ripetere, mi limito ad osservare come in svariati paesi europei l’uso del metano e, soprattutto, del biometano rientra nella mobilità alternativa sia nel trasporto pesante che in quello dei bus, oltre che quello privato. Qui ci si continua invece a barricare dietro giustificazioni che non stanno in piedi, forse per non dover prendere posizione sulla circostanza su quanto non fatto negli anni scorsi? D’altronde alla risposta fornitami il 10 marzo scorso dal dott. Florian Zerzer, direttore di dipartimento Sviluppo del territorio, Ambiente ed Energia e coordinatore del gruppo di lavoro “Green Mobility”, ho inviato il 19 marzo una serie di considerazioni in cui evidenziavo la limitatezza e le contraddizioni delle risposte datemi. Risultato: nessuna reazione, che non mi meraviglia affatto. Anzi, la e-mail diretta all’assessore all’ambiente Theiner è stata pure cancellata senza nemmeno essere letta. A suo modo, significativo.

D’altronde questa slide dice un po’ tutto nel senso della genericità delle affermazioni ivi contenute.

 

"Green Mobility" provinciale: tante parole ma assai pochi fatti.

Termino qui poiché già in altri interventi mi sono espresso in modo più approfondito. Di certo, ripeto, la strategia “one-way” della Provincia sembra più un paravento per non dover giustificare e spiegare le non-scelte e le scelte contraddittorie degli anni scorsi, palesemente in contrasto con il Piano Clima-Energia Alto Adige 2050 e in piena controtendenza rispetto a quanto sta avvenendo in altri paesi europei. Basta aggiornarsi sul web, scrivere, partecipare a convegni in Italia e all’estero, ma evidentemente nei palazzi provinciali…