Umwelt | L'appello

Rumore sordo

Sindacati, imprese e manifatturiero contro i vincoli acustici che mettono a rischio i posti di lavoro. “Garantire sviluppo sostenibile delle zone produttive”.
Zone produttive
Foto: Assoimprenditori

Il mondo dell’economia, dell’artigianato, e le organizzazioni sindacali fanno fronte comune. La richiesta avanzata al Comune di Bolzano è quella di stilare un piano di classificazione acustica che non penalizzi l’attività manifatturiera (il Pd peraltro ha chiesto al sindaco Renzo Caramaschi di rinviare l’approvazione del piano per consentire un innalzamento dei limiti proposti per la zona produttiva, l’invito è a condurre un’attenta riflessione vista l’eventuale incidenza di tale misura sulle imprese).

Nel documento, sottoscritto da Federico Giudiceandrea (Assoimprenditori), Claudio Corrarati (Cna-Svh), Gert Lanz (Lvh. Confartigianato imprese) e dai sindacalisti Tony Tschenett (Asgb), Alfred Ebner (Cgil), Dieter Mayr (Cisl) e Toni Serafini (Uil), viene ricordato che il settore manifatturiero con le sue imprese - tipicamente insediate nelle zone produttive - e i suoi collaboratori contribuisce per il 25 per cento al PIL provinciale, produce l’85 per cento dell’export, genera due terzi della spesa altoatesina in R&S, forma circa il 50 per cento dei giovani apprendisti, dà lavoro a quasi 50mila occupati dipendenti e garantisce i posti di lavoro più sicuri (9 su 10 sono a tempo indeterminato) e a più elevata qualificazione, e in quanto tali più interessanti per i giovani altoatesini. Un ruolo, quello del manifatturiero, dunque, fondamentale nel circuito economico locale, e, sottolineano i firmatari, “limitare la competitività con vincoli sempre più stringenti mette a rischio i posti di lavoro”.

“Chiediamo - aggiungono - che le zone produttive restino dedicate alla loro funzione principale, quella di essere luoghi di produzione e di lavoro. Siamo convinti che garantire lo sviluppo sostenibile di queste aree possa assicurare anche in futuro la creazione di occupazione e ricchezza nella nostra terra”. 

Ecco i punti elencati dai firmatari:

  • Siamo convinti che un Alto Adige sempre più orientato al futuro non possa fare a meno di una solida base manifatturiera. I centri di ricerca non possono funzionare senza le fabbriche: l’innovazione nasce nelle imprese, perché è qui che i risultati della ricerca vengono messi in pratica.
  • Promuoviamo la messa in rete di imprese, centri di ricerca pubblici e privati. Allo stesso modo siamo favorevoli ad iniziative e investimenti che le rendano le zone produttive parte integrante del tessuto urbano. E’ però determinante per lo sviluppo futuro che la funzione urbanistica delle aree resti quella produttiva. La convivenza tra funzione produttiva e abitativa nelle zone produttive è inconciliabile.
  • Sosteniamo un’attività delle imprese sempre più orientata alla qualità del lavoro, rispettosa dell’ambiente, più efficiente dal punto di vista del risparmio energetico, più attenta all’uso parsimonioso del terreno.
  • Condividiamo la visione che per favorire la creazione di posti di lavoro di alta qualità all’interno delle zone produttive sia necessario facilitare l’insediamento di nuovi stabilimenti produttivi e l’ampliamento di quelli esistenti.
  • Per raggiungere questi obiettivi vanno evitati vincoli troppo stringenti in materia di rumore. I piani comunali di classificazione acustica non sono dei “semplici” documenti tecnici, ma rappresentano dei veri piani di programmazione strategica. In un’ottica orientata allo sviluppo futuro e per assicurare l’attività manifatturiera a lungo termine, nelle zone produttive deve essere permesso di lavorare in modo efficiente e competitivo. Per questo motivo altre regioni italiane (e lo stesso vale per i Länder austriaci o tedeschi) hanno classificato le zone produttive almeno in classe quinta, prevedendo la sesta per produzioni particolari (ad esempio per aziende che lavorano a ciclo continuo): questa classificazione fissa naturalmente dei limiti massimi che tutelano la popolazione, ma al contempo permette anche l’attività produttiva senza inutili vincoli o limitazioni.
  • Per rendere le zone produttive ancora più competitive per le imprese e più attrattive per chi ci lavora, bisogna investire su nuove infrastrutture con misure a breve, medio e lungo termine: interventi relativi alla raggiungibilità, alla viabilità interna, alla rete per la connessione dati sono decisivi in questo senso. In particolare è urgente intervenire sulla zona industriale di Bolzano Sud, che è la più estesa area produttiva dell’intera provincia.