Rossella Panarese
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Gesellschaft | IL CAPPUCCINO

La lezione di Rossella

Da qualche ora ci manca e ci mancherà Rossella Panarese, una delle protagoniste delle ultime venti stagioni di Radio3 nazionale.

Da qualche ora – e per chissà per quanto tempo sarà così – ci manca e ci mancherà Rossella Panarese, una delle protagoniste delle ultime venti stagioni di Radio3 nazionale.

Rossella ha portato – o almeno molto rafforzato – alla radio la scienza, la sua divulgazione, i suoi metodi, i suoi paradigmi. E spesso sottolineava come “un passo in più della ricerca scientifica non significasse il fallimento degli studi precedenti, tutto serve per capire e per spiegarci”.

La sua “Radio3 Scienza”, la trasmissione quotidiana in onda da circa vent’anni sulla rete diretta prima da Sergio Valzania e poi da Marino Sinibaldi non aveva nulla di accademico eppure riusciva a cogliere, grazie a Rossella e al gruppo di giovani redattori che la affiancavano, il vero esprit del dibattito scientifico e la vera valenza della ricerca.

Panarese lascia, oltre alla propria famiglia, quella più numerosa ma non meno presente di una rete radiofonica coraggiosa e irriverente e quella dei suoi ascoltatori

Che si trattasse di avventure spaziali (Rossella aveva un rapporto speciale con Samantha Cristoforetti) come anche di ricerca medica, così determinante in questi ultimissimi anni segnati dalla pandemia.
Panarese lascia, oltre alla propria famiglia, quella più numerosa ma non meno presente di una rete radiofonica coraggiosa e irriverente e quella dei suoi ascoltatori.
Al ritorno, oltre dieci anni fa, dai lunghi reportage berlinesi di Lorena Munforti e di chi scrive, Rossella si informava, domandava, consigliava. Si occupava di scienza, certo, ma era anche diventata una figura di riferimento per una bella fetta del palinsesto di Radio3 nazionale.

Rossella ha portato – o almeno molto rafforzato – alla radio la scienza, la sua divulgazione, i suoi metodi, i suoi paradigmi

Una serie di accorgimenti narrativi e tecnici (come un uso nuovo dell’oversound) ci hanno permesso di raccontare Berlino (la sua Rock-Szene e le sue culture non solo linguistiche) con modalità radiofoniche innovative. Merito soprattutto di Rossella (e di Cettina Flaccavento), solo dopo dei due autori.
Come se non bastasse, aveva scoperto con noi la lingua tedesca e la coltivava con leggiadria e studio. Incuriosita anche dalla nostra terra di frontiera sudtirolese.
Per questo, e per chi ama la radio e ama farla anche nella nostra regione, un modesto consiglio: informarsi su orari e modalità della messa in onda di interviste e approfondimenti che Rossella ha curato in prima persona e che saranno riproposti in questi giorni da Radio3.

Non per andare “a lezione” da Rossella. Ma quasi, ecco.