Kultur | Diario di viaggio

Avventure in Cambogia

il comico viaggio per arrivare a Kratie
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Case galleggianti, Kampong Chhnang
Foto: Giulia Pedron © Tutti i diritti riservati

Sono arrivata a Kratie dopo un viaggio decisamente più lungo del previsto.

Indecisa fino all'ultimo se fare autostop o meno, ho percorso la prima parte del viaggio verso Kratie da Kampong Chnnang -località situata nel cuore della Cambogia poco conosciuta dai viaggiatori occidentali, famosa soprattutto per la produzione di terracotta, Kampong Chhnang significa infatti porto delle pentole di terracotta- a bordo della moto del dolce Alberto, un ragazzo cileno conosciuto qualche giorno prima. Arrivati alla grande biforcazione (dopo essere andati bensì tre volte dal meccanico fino a quando Alberto ha chiesto di usare gli attrezzi e aggiustarsi la moto da solo, e ci è riuscito!) era giunto il momento di decidere se alzare il dito o continuare in autobus.

Visto il diluvio che stava scendendo dal cielo minaccioso ho optato per l'autobus e già trovare il terminal  non è stato facile. Una volta localizzato, un cartello con le varie destinazioni scritte sia in Khmer che in Inglese (strano ma vero!) indicava Kratie, la mia meta. Per essere ulteriormente sicura indico al signore della stazione il cartello. Mi dice di si, che c'è un minivan e che costa 3 dollari (o forse 3.000 riel o 30000, non ho capito bene) e gentilmente mi porta uno sgabello per sedermi. Dopo circa mezz’ora e nessuna traccia del minivan in questione, decido di chiedere nuovamente e questa volta (per fortuna!) il signore chiama la figlia che parla inglese e che mi dice che da li, quel giorno, di minivan per Kratie non ne passano più. Mi offre un'alternativa, un passaggio in moto per un ventina di km (ovviamente senza casco) per $7,50 fino ad un incrocio dove mi assicura che posso prendere il minivan. Accetto, anche perché non ho altra scelta. Arrivata al fatidico incrocio il ragazzo della moto inizia a fermare tutti i minivan che passano di lì cercando un posto per me, ma ovviamente nessuno va in quella direzione. Mi guarda e ride. E rido anch'io visto la scena indubbiamente comica: io seduta e rassegnata, un ragazzo locale che ferma disperatamente tutti i camioncini e quattro donne venditrici cambogiane che quando non sono impegnate a catapultarsi dentro i finestrini dei minivan che si fermano perchè il ragazzo li chiama, mi fissano come se fossi un alieno.

 

Finalmente, quando ormai avevo iniziato a scrivere su un foglio di carta per fare autostop per conto mio, un minivan mi carica ed io penso di andare dritta fino a Kratie. Ma logicamente mi sbagliavo. Dopo due ore e mezza si ferma in un villaggio e mi fa salire su un altro minivan dove, accaldata, rischio la polmonite a causa del freddo polare dovuto all'aria condizionata accesa al massimo. Con il timpano rotto perchè la cara signora vicino a me ha deciso di fare una videochiamata all'interno del camioncino urlando per farsi capire, arrivo a destinazione alle 19.15. In conclusione, 6 ore e 45 minuti per percorrere 220 km. Fate voi il calcolo.

Ma non importa, tutto fa parte di quest'incredibile avventura chiamata viaggio :)

Nell’articolo di domani vi parlerò di Kratie, questa piccola cittadina che si sviluppa lungo le rive del Mekong!