Gesellschaft | Formazione

Peer tutoring, l’aiuto tra studenti

Il progetto di Service Learning dell’ateneo di Bolzano. Gli iscritti “esperti” consigliano i compagni del primo anno. “L’integrazione facilita il successo negli studi”.
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Studiengruppe - UniBz
Foto: unibz

Essere un tutor, per aiutare gli iscritti del primo anno a familiarizzare con tutte le novità degli studi accademici e della vita universitaria. È la possibilità rivolta agli studenti “esperti” della Libera università di Bolzano, solitamente quelli al terzo anno di corso o vicini alla laurea, che possono partecipare all’iniziativa “Peer tutoring” avviata dallo scorso ottobre nelle facoltà dell’ateneo altoatesino.

Il progetto a cui partecipano una trentina di ragazze e ragazzi si basa sull’approccio del Service learning, l’apprendimento attraverso le esperienze di servizio. Per Liliana Dozza, docente della facoltà di Scienze della formazione e coordinatrice dell’iniziativa assieme a Stefania Baroncelli (prorettrice alla didattica) e a Francesca Schir (che discuterà il prossimo anno accademico la sua tesi di Dottorato proprio sui temi del Peer Tutoring) è un’esperienza virtuosa utile sia ai partecipanti, che all’istituzione universitaria. Perché, spiega, migliora la cultura organizzativa e favorisce il successo formativo riducendo il rischio di abbandono. “Mettere tutti a proprio agio, facilitare l’ambientamento nella vita universitaria e della città consente specialmente ai nuovi arrivati di integrarsi meglio, superare gli ostacoli grazie ai consigli di chi ha già affrontato problemi simili e, magari, avere più successo negli studi” precisa.

 

Il vantaggio è quindi anche “economico - continua la docente – per la collettività”. Ma ecco com’è nata e come funziona l’esperienza avviata da alcuni anni, che si basa sui gruppi di pari, in questo caso gli studenti.

Il progetto pilota del peer tutoring negli anni scorsi aveva coinvolto da una parte un gruppo di  studenti della facoltà di Scienze della formazione di Bressanone, dall’altra gli alunni delle superiori della città, su un progetto Peer Tutoring per la Lingua e l’orientamento (qui Liliana Dozza aveva lavorato in collaborazione con Renata Zanin docente di didattica delle Lingue c/o la Facoltà di Scienze della Formazione). Successivamente, è partito il primo percorso di Peer tutoring universitario, con 30 studenti delle facoltà di Economia e d Scienza della formazione. Gli studenti più esperti hanno fatto da punto di riferimento per i compagni appena arrivati, partecipando ad alcuni incontri formativi finalizzati alla costituzione del gruppo e alla preparazione a al ruolo di tutor guidati dalla professoressa Dozza e dalla ricercatrice Francesca Schir. Ne sono emersi, spiegano dall’Unibz, dei “diari di bordo” e un bilancio dei lavori con suggerimenti indicazioni di vario tipo per svolgere al meglio questa funzione come parte della vita accademica e sociale in università.

“Il tutoring - spiega la coordinatrice - è una modalità che consente di valorizzare le competenze esperte, la stessa che avviene in una bottega artigiana in cui il novizio apprende le conoscenze del lavoro manuale. Il processo attiva dinamiche sul piano cognitivo, emotivo e relazionale ed è finalizzato a mettere il nuovo arrivato a proprio agio”. Il rapporto tra lo studente “anziano”, ma comunque alla pari, con il nuovo, consente al compagno di acquisire importanti suggerimenti e consigli e in generale di ambientarsi meglio. Tante le domande a cui si trova risposta. Gli orari della biblioteca, l’alloggio in città, i gruppi giovanili, la vita aggregativa e serale, naturalmente gli aspetti più accademici quali l’iscrizione agli appelli d’esame e i materiali da studiare. La matrice del tutoring risale alla “scuola storico-culturale russa” di Lev Semënovič Vygotskij, psicologo e pedagogista russo. Il quale teorizzò la relazione, guardando alla sfera degli adulti, fra esperto e novizio. “Si tratta - prosegue Dozza - di trovare l’impalcatura di sostegno verso il livello potenziale di ciascun individuo. Ognuno di noi può aumentare le proprie capacità se ottiene l’aiuto giusto”.

 

Ecco come la teoria scientifica si è trasformata in una prassi consolidata all’interno del campus altoatesino e in una scelta precisa di cultura organizzativa. “Far trovare a loro agio i nuovi arrivati, facilitando il loro percorso sia di studi che di vita”. Rientra fra l’altro in un filone di ricerca attualissimo, il service learning, l’apprendimento da un’esperienza di servizio”. Se questo approccio diventa “cultura traversale” all’interno di un’organizzazione complessa come l’università, ovvero “diventa l’aria che si respira”, ciò permette di facilitare l’integrazione e anche le performance dei nuovi iscritti, assicurando un vantaggio, anche economico, complessivo” conclude Dozza.

La soddisfazione verso i risultati del tutoring è condivisa da Alessandro Capra, studente al terzo anno di Economia e tutor a beneficio di nove compagni del primo anno. “Anche se era il primo anno per la nostra realtà, direi che è andata molto bene. Tutti gli studenti hanno risposto molto bene, ci siamo tenuti in contatto in email e dove possibile incontrandoci. Ho potuto dare consigli su diverse tematiche, da come ci si iscrive agli esami fino ai punti di riferimento per lo svago a Bolzano, in un contatto che in diversi casi si è trasformato in amicizia”. Per Capra il dialogo con i nuovi arrivati ha riportato alla mente le difficoltà vissute in prima persona con l’arrivo nella realtà nuova dell’università. “Una figura alla pari, che ha vissuto i tuoi stessi problemi, può certamente aiutarti. Ora, parlando degli studenti con cui sono in contatto, li sento tutti più tranquilli, ma anche io come loro ero preoccupato all’inizio”.