Politik | Il duello!

Huber-Staffler si danno la zappa sui Pdi

Il 12 novembre Alessandro Huber e Uwe Staffler si contenderanno la segreteria provinciale del PD. Nel frattempo, sono botta e risposta.
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Foto: pd

Ormai per inquadrare gli scontri politici bastano i social network nei quali, botta e risposta, si consumano divisioni, distanze e, soprattutto, incomprensioni.

E' questo il caso dello scontro per la segreteria PD che si deciderà il 12 novembre, quando alle primarie di partito il «giovane» Alex Huber se la vedrà con il «rottamatore» Uwe Staffler.

Due aggettivi che descrivono questa campagna elettorale tanto da diventarne simbolo: croce e delizia.

Alex è un trentenne sposato, da tempo impegnato nel sociale, ben vestito, colto, educato nei modi, sostenuto da una buona parte della nomenclatura PD che ruota attorno a Carlo Costa, quindi, con fatica può essere assegnato alla categoria del «giovane politico». Una definizione che mentre le orecchie di Huber colgono come velata accusa di inadeguatezza al ruolo di segretario, la sua dialettica trasforma in medaglia da appuntarsi al petto, per distinguersi dall'altro contendente.

Quell'Uwe Staffler il quale, un paio di anni fa veniva accusato di proporre l'avvicinamento della consigliera provinciale Elena Artioli (ex SVP, ex Lega) al Partito Democratico, scatenando le ire del centrosinistra altoatesino. Uwe viene definito «rottamatore grillino» dal delfino di Christian Tommasini, ma è anche quello che ha teorizzato l'apertura del PD all'esterno del suo circolo di iscritti. Una idea di partito che viene respinta da Huber, il quale alla rottamazione preferisce il termine trasformazione, ammettendo alcuni sbagli ma non il «tutto da rifare».

Entrambi perfettamente bilingui, dai nomi poco italiani e per la prima volta nella storia del Partito Democratico; dalle urne del 12 novembre verrà fuori un segretario capace di dialogare con il mondo di lingua tedesca nella lingua dialettale sudtirolese.

E' proprio sul ruolo del dialetto, addirittura nelle scuole e come materia d'insegnamento, che si è consumata la prima polemica. Huber dice di non avere mai proposto il dialetto come materia scolastica, anche se la stampa lo ha riportato, spiega il più giovane dei candidati, interpretando male il suo pensiero. Invece, scrive Huber:« Uwe... era addirittura d'accordo sull'insegnamento del dialetto nelle scuole che non ho mai pensato, ma stamattina ha scoperto improvvisamente di essere in disaccordo».

Infatti, era il 22 ottobre, pronta è arrivata la risposta di Staffler:«Il dialetto nelle scuole, no! Evitare di trattare il tema con la superficialità che si perdona ad una chiacchiera da bar». I due devono essersi subito accorti di questo incartamento in un discorso che non interessava a nessuno e, infatti, il dibattito è passato ad altro.

Passa un giorno, e Huber ribatte piccato a chi lo accusa di essere troppo giovane e perfino idealista:«Dicono che per le primarie aperte del 12 novembre ci vorrebbe uno più scafato, più esperto di me nei giochini della politica. Dicono che i giovani devono stare al loro posto!». Ma alla domanda postagli da Oscar Ferrari su chi sia a portare avanti questa accusa, la risposta criptica di Huber non aiuta a chiarire:«Tanti, sotterraneamente».

La risposta di Staffler arriva qualche giorno dopo, sempre sulle pagine di facebook, siamo al 29 ottobre e Uwe promette una lettera ogni sera per chiarire le differenze tra i due candidati, proponendo una tabella delle divergenze. Eccola.

1. Su Gianclaudio Bressa ricandidato dopo sei mandati (lo statuto prevede max. tre): Uwe NO - Ale SÌ

2. Sul partito
Il PD Alto Adige è stato mal gestito negli ultimi anni: Uwe SÌ – Ale NO

3. Sui temi provinciali
Rinunciamo a Giunta provinciale senza impegno per scuola plurilingue: Uwe SÌ – Ale NO
4. sui toponimi. Cancellare ulteriori toponimi italiani senza l’accordo di tutta la comunità italiana: Uwe NO – Ale Sì

Lo stesso giorno, sempre su facebook, dopo avere trasformato in post con tanto di foto l'accusa (da parte di chi?) di essere troppo idealista, Huber spiega che ha deciso di staccare: è domenica, e decide di andare a Venezia con la moglie, prendere una pausa dalla «ristrettezza delle piccole beghe. Io voglio solo fare politica, non mi va di odiare nessuno». Il valore della famiglia, prima della politica. Funziona sempre, o quasi.

Lunedì sera, di fronte a meno di dieci persone, ad Appiano va in scena un confronto tra i due candidati. Sempre su facebook, Staffler riassume così la serata:«Ale ha proposto l'istituzione di una specie di consiglio dei territori. A dir la verità mi sembra vago». E continua:«Oggi non aggiorno la lista delle divergenze, non vogliatemene, ma aggiungo comunque una nuova voce. Presidente dell'Assemblea Provinciale. Uwe è per Miriam Canestrini Ale per Carlo Costa». Solo il giorno dopo, la rabbia sembra prendere il sopravvento su Huber che scrive:«Lasciamo a Uwe Staffler tutte le polemiche e tutto il rancore politico. Ogni giorno una polemica! Ma basta! Noi non siamo sfascia tutto come lui, non usiamo il linguaggio grillino che usa lui. Noi vogliamo costruire, non distruggere!». E sulla serata:«Uwe Staffler, ha continuato ad attaccare, criticare, ha sforato i tempi a lui consentiti ma lo so che lui è un brav'uomo, in politica ne ha viste tante e in fondo recita il ruolo che i suoi padrini politici gli hanno assegnato».

Insomma, vecchio o giovane, idealista o rottamatore, è il solito Partito Democratico.

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Karl Trojer Di., 07.11.2017 - 11:42

Alle politischen Parteien Italiens leiden bisheran den "correnti" und "correntine" und zerfleischen sich so bis zur Unerträglichkeit. Demokratie funktioniert anders : Parteien sind keine Summen von betonierten "Mehrheiten" und "Minderheiten", die ihre Gegensätze über die Medien austragen. Politische Parteien sollten Orte sein, wo, auf der Grundlage gemeinsam erarbeiteter und beschlossener Dokumente, wie z.B. das Statut und der Ethik-Kodex des PD es sind, themenbezogen diskutiert und schließlich beschlossen wird, wie Probleme zu bewältigen sind. Dabei entscheiden nicht "Mehrheit§ gegen "Minderheit" , sondern die einzelnen, anwesenden Menschen (Parteimitglieder bzw. Mitglieder von Partei-Gremien), Diskutiert wird parteiintern. Gibt es keinen Konsens, so ist der Mehrheitsbeschluß von Allen mitzutragen. Was wir allgemein bräuchten, ist eine Dialog-Kultur, die die Methoden der Partizipation umsetzt und auf gegenseitigen Respekt und Wertschätzung der Verschiedenheiten aufbaut. Für diesen Ansatz halte ich den Uwe Staffler als den geigneteren PD-Sekretär.

Di., 07.11.2017 - 11:42 Permalink