Umwelt | Vipiteno/Sterzing

Dalla frana alla farmacia

Le erbe aromatiche di Bernhard Auckenthaler trovano spazio nella farmacia di Langer. L'alluvione a Fleres, la cava, la rinuncia ai Mercatini: “Sono stanco ma motivato”.
Bernhard Auckenthaler
Foto: Salto.bz

È una mattina di novembre, il cielo è coperto e su Vipiteno cade qualche fiocco di neve trasportato dal vento. La prima nevicata dell'inverno ha già imbiancato la piccola città di confine e i prati che l'abbracciano tutt'attorno; il freddo è quello secco e non troppo pungente tipico delle giornate di neve. Nella via centrale semi-deserta, sotto la Torre delle Dodici e a due passi dal Mercatino di Natale, su un palazzo color salmone campeggia la scritta “Apotheke”. È qui, negli spazi di un'antica farmacia, che da alcuni mesi ha aperto lo shop coi prodotti – dalle tisane ai liquori agli sciroppi – realizzati con le erbe di montagna coltivate o spontanee raccolte da Bernhard Auckenthaler nella Val di Fleres, in Alta Valle Isarco.

 

 

“Questa è la farmacia dei Langer – mi ricorda appena entro nella piccola sala – sino a qualche anno fa la gestiva Peter, il fratello di Alexander Langer, di cui ho letto tutto o quasi. Qui lavoriamo bene, dopo la frana abbiamo disdetto i mercatini di Bolzano e Vipiteno, mantenendo solo Bressanone, perché ci mancano i prodotti. Ma anche non ci fosse stata la frana, sarei contento di restare solo qui in negozio.”

 

Un'ondata di solidarietà

 

La frana” è l'alluvione che ha colpito la val di Fleres nell'agosto di quest'anno, provocando molti danni all'azienda agricola di Auckenthaler, visibilmente provato. “È stato un periodo intenso – spiega – e personalmente sono stanco. All'inizio avevo tutta questa energia, un'energia all'infinito, perché reagisci al fatto compiuto, poi ti viene un calo e senti tutta la stanchezza. Arrivi a un punto che tutto ti sembra un po' troppo. Per fortuna è venuta la neve, è tutto coperto e lì non vedo più niente”. Auckenthaler ripercorre con la mente quei giorni concitati: “La marea di volontari era incredibile, come gli amici che sono venuti ad aiutare, dallo scavare all'intrattenere nostro figlio al portarci da mangiare. Dal punto di vista umano è stata una bellissima esperienza di solidarietà”. Ha funzionato, spiega, “quel sistema altoatesino fatto di vigili del fuoco volontari e permanenti, che hanno rimosso tutto il materiale. Anche i Bacini Montani sono intervenuti, cooperando con la gente del posto. Tutto ciò mi dà speranza: non l'avrei mai detto prima, non avendolo mai vissuto in prima persona”.

 

 

Auckenthaler ha perso due terzi dei prodotti – cioè le erbe secche, un giardino e un edificio per la lavorazione: “Con questi danni sei fuori dal mercato per un anno, solo grazie ai miei soci a Prati di Vizze abbiamo salvato il salvabile. È una grande fortuna che abbiano preso loro in mano il lavoro, altrimenti da solo non so come sarei andato avanti”. A garantire una ripartenza dopo la frana anche le donazioni arrivate da fuori, dagli artisti locali del Lurx alla Spendenaktion dell'Ethical Banking, “che già aveva finanziato una nostra struttura con un credito a tasso più basso, come fanno con il commercio equo-solidale e i progetti ecosostenibili”. Donazioni rivelatesi fondamentali: “L'assicurazione era buona per gli incendi, ma nel caso di catastrofi copriva al massimo 50mila euro di danni”.

 

L'effetto farfalla sulla cava di Fleres

 

Di fronte alla zona interessata dalla frana, sopra l'azienda di Auckenthaler, per mesi si è discusso della riapertura di una cava. Una storia raccontata su salto.bz in un lungo reportage di Lisa Maria Gasser: “È stato un caso, una frana lì scese già 150 anni fa, sebbene in tutto il Sudtirolo e nel mondo stia aumentando la frequenza di eventi del genere”. La cava ha ricevuto un parere negativo dalla Provincia – cui l'azienda non ha fatto ricorso: “Ciononostante ci proveranno sino all'ultimo, non è finita. L'economia spinge – e lo capisco, è una risorsa naturale e locale. Noi non abbiamo mai detto qui non può cambiare niente, chiediamo solo un progetto che abbia senso, che sia rispettoso degli abitanti della zona, che si possa discutere mettendosi attorno a un tavolo. Il punto dev'essere la messa in sicurezza e il rispetto dell'ecologia. Un effetto win-win sarebbe l'ideale”.

 

 

Sinora in Val di Fleres “le persone non hanno capito l'enormità di questo progetto”, sostiene, “e di sicuro qualcuno approfitterà dell'alluvione per rilanciare la necessità della cava. Mi auguro che la Provincia faccia la scelta giusta. Di certo deve arrivare una nuova Diskussionskultur, sarebbe bello se venisse fuori una bella soluzione. Sono curioso”. Secondo l'erborista, manca una ricerca ambientale dettagliata per proteggere l'area da qualsiasi intervento invasivo: “Basti pensare che, grazie a un monitoraggio condotto in Alta Valle Isarco da una biologa di Innsbruck, nei pressi della cava è stata scoperta una farfalla protetta a livello europeo, già inserita nel GIS della Provincia. Purtroppo in Alto Adige una farfalla non salva tutto, forse in Svizzera ma qui ancora no”.

 

 

Meno Mercatini, più racconti

 

Bernhard Auckenthaler mi offre una tisana e si guarda attorno. Gli scaffali in legno sono quelli di una tipica farmacia del Tirolo. Mi racconta così la sua filosofia di lavoro: “È importante mantenere i clienti fissi – se la gente del posto apprezza l'idea, anche i turisti la apprezzeranno. Il Mercatino di Natale è solo un qualcosa in più. A lungo termine intendiamo anche allontanarci dai Mercatini, tenere solo il negozio. La nostra idea non era mai quella di lavorare solo coi turisti, o d'aumentare a dismisura la produzione, bensì di fermarci a un certo punto. Tanti dicono che avendone la possibilità, la domanda, devi crescere, ma nell'agricoltura non lo trovo molto logico, il terreno è “finito” e superandone i limiti perdi anche i clienti che prima ti apprezzavano. Finisci per stare davanti al computer anziché nel giardino – la cosa più bella di questo lavoro”.

 

 

Raccontare le erbe alle persone mi motiva da sempre. E da sempre ho lavorato alla didattica, dalle visite guidate al maso agli aperitivi, per spiegare la cultura delle erbe. È bello far incontrare gli abitanti del posto con l'ospite, il turista, che così vede come dietro a una tradizione culturale ci sia qualcosa di più profondo. In questa direzione vorrei fare di più”. Prima di congedarci gli confesso la mia passione per il liquore all'imperatoria, il Meisterwurz. “Sull'imperatoria potrei parlare per ore, è la mia pianta preferita: mia madre in Pusteria lo utilizza come incenso, con la radice secca. La raccolgo in autunno, sempre nello stesso punto, quando il terreno inizia già a gelare. Mi piace la sua storia e la pianta in sé, d'altronde mi piacciono tutte le storie dietro alle piante. In una prossima vita diventerò etno-botanico” mi dice sorridendo, prima di salutarci. Per le vie di Vipiteno affronto la timida nevicata con in mano la boccetta di vetro che mi ha regalato. Al suo interno, dell'incenso di imperatoria.