Kultur | Bel paese

Claus Gatterer, il mondo di ieri

Un dialogo tra Alessandro Costazza e Poldi Steurer sul romanzo autobiografico di Claus Gatterer “Schöne Welt, böse Leut”, ultimo appuntamento del 2014 per “Gatterer9030”.

Nel corso del 2014, diverse iniziative (“Gatterer9030”) hanno reso omaggio al giornalista e storico Claus Gatterer a novant'anni dalla nascita e a trenta dalla scomparsa. L'ultima si è tenuta il 17 dicembre presso la sede di Bolzano della Südtiroler HochschülerInnenschaft (asus.sh) e ha visto confrontarsi sul libro Schöne Welt, böse Leut. Kindheit in Südtirol (edito da Folio) lo storico Leopold “Poldi” Steurer con Alessandro Costazza, germanista dell'Università Statale di Milano ed esperto di letteratura sudtirolese (tra le sue pubblicazioni Franz Tumler – Una letteratura di confine). A moderare la serata Thomas Hanifle, biografo di Gatterer.

Bel paese, brutta gente uscì un anno dopo Im Kampf gegen Rom e si differenzia da esso per la sua natura autobiografica, ironica e aneddotica. Il romanzo fu scritto in buona parte durante un soggiorno a Mallorca, con il pensiero rivolto a chi quella storia non l'aveva vissuta in prima persona: i lettori del mondo tedesco e le generazioni più giovani. Ne uscì un Erinnerungsbuch molto ben accolto dalla critica in Austria e Germania; solo in Sudtirolo una lettura superficiale del titolo, preso alla lettera, portò a un fraintendimento di Gatterer, definito “Nestbeschmutzer”. A detta di Poldi Steurer, “un'opera così ironica e così critica verso il carattere opportunista e privo di Zivilcourage dei sudtirolesi, proprio perché offre loro uno specchio nel quale guardarsi, non era in alcun modo tollerabile per il Sudtirolo di allora. Gatterer ha rotto il ghiaccio, aprendo gli occhi a un'intera generazione di sudtirolesi, fornendo una prima elaborazione della storia locale in forma letteraria – e al pubblico austriaco e tedesco una storia concentrata del fascismo in Alto Adige”. Il Ventennio aprì la strada al nazismo, ma la narrazione si ferma al tempo delle Opzioni; durante l'occupazione nazista dell'Alpenvorland, Claus Gatterer si trovava a Padova per gli studi di storia e filosofia – che non portò a termine.

Il “bel mondo” di Sexten (il paese natio di Gatterer, in Alta Pusteria) era “eine Welt von Gestern” – per dirla secondo Stefan Zweig – ovvero “il mondo di ieri” della civiltà contadina, tramontato e perduto, travolto dalla logica del profitto e dalla doppia morale. La storia del Land mette l'io narrante dello scrittore in secondo piano: il protagonista ha poca individualità, l'infanzia di Gatterer è testimonianza degli avvenimenti storici. Si può quindi trattare del Bildungsroman di uno storico? A questa domanda Alessandro Costazza fornisce più di una risposta: è certamente un libro di storia fatto di storie, dove la “vera storia” è rappresentata proprio dai racconti dell'autore. Gatterer, muovendosi tra burocrati fascisti e nazisti fanatici, cerca però un nesso tra fatti storici, come quello tra i destini leggendari di Andreas Hofer (“Held”) e Cesare Battisti (“Verräter”) la cui interpretazione alimentò nazionalismi complementari. Il “traditore” Battisti doveva morire per vendicare la morte di Hofer “l'eroe” (come se fosse morto per mano dei Welschtiroler trentini), mentre la memoria del socialista Battisti fu uccisa una seconda volta dalla strumentalizzazione che ne fece il fascismo. Gatterer supera lo sguardo unilaterale fornito dalle “leggende”, per arrivare a una loro demitizzazione: tale arrangement dell'interpretazione storica compone un romanzo metastorico, con un'acuta critica alle ideologie. Mettere in luce la reazione che si generò all'interno della comunità sudtirolese rispetto al fascismo che penetrò come “male esterno” è la chiave di lettura del libro: il fanatismo rese molti sudtirolesi vittime e al contempo carnefici. L'ambientazione in un comune contadino, di montagna, offre infine dal punto di vista sociologico uno spaccato della vita di campagna, parlando al cuore della persone semplici. A detta di Costazza, Bel paese, brutta gente è un romanzo autobiografico, un romanzo antropologico e un romanzo meta storiografico, che – aggiunge Steurer – trovò posto più nelle stubi dei paesi che nei salotti di città.

Peccato solamente che la traduzione in italiano del romanzo come delle altre opere di Gatterer (Cesare Battisti. Ritratto di un "alto traditore", In lotta contro Roma e Italiani maledetti, maledetti austriaci) non basti a far conoscere il più grande studioso delle minoranze linguistiche in Italia, traduttore in tedesco delle opere di Emilio Lussu. Il bel paese, forse, è troppo lontano dal Belpaese per essere compreso – o forse, è la trasmissione di conoscenze da un mondo linguistico all'altro a essersi inceppata. Un'opera cui Claus Gatterer lavorò in maniera instancabile per tutta la vita.

Da sinistra: Poldi Steurer, Thomas Hanifle, Alessandro Costazza - 17.12.2014