Politik | Referendum Svizzera

Un SI alla moneta intera?

Proprio la Svizzera, piazza bancaria per eccellenza e nota come la “cassaforte del mondo”, potrebbe far da apripista per una riforma radicale del sistema monetario.
Hinweis: Dieser Artikel ist ein Beitrag der Community und spiegelt nicht notwendigerweise die Meinung der SALTO-Redaktion wider.
Geld
Foto: upi

Sta entrando nella dirittura finale la campagna dell’iniziativa popolare sulla moneta intera, di cui gli svizzeri voteranno in referendum federale il 10 giugno 2018. L’obiettivo dell’iniziativa popolare, lanciata da un’associazione apartitica, è quello di privare le banche della possibilità di creare denaro elettronico e di ripristinare il monopolio della Banca nazionale svizzera di emettere denaro a corso legale in tutte le tre forme, conio, cartaceo, elettronico. Su tutti i media se ne discute e da un recente sondaggio emerge che il 42% degli elvetici vorrebbe approvare questo sistema. Di cosa si tratta?

Moneta intera (“Vollgeld” in tedesco) è il denaro prodotto e messo in circolazione dalla Banca centrale, che oggi comprende solo le monetine e le banconote che ormai costituiscono solo circa il 10% del denaro in circolazione. Il 90% è denaro elettronico (moneta scritturale) che le banche creano loro stesse per finanziare i loro affari e stipulare prestiti di ogni tipo. La maggioranza dei cittadini crede che gli averi sui loro conti bancari siano ben custoditi. I depositi a vista invece entrano nella proprietà della banca, sono assimilabili a crediti dei clienti nei confronti della banca e semplici promesse della banca di pagare banconote e monete, ma non sono del tutto garantite.

Quali sarebbero allora i vantaggi della moneta intera? Questo sistema riconsegna il diritto alla creazione di denaro alla Banca centrale, anche nella sua forma elettronica. Quindi i depositi sui conti correnti saranno sicuri e immuni dai fallimenti bancari. Saranno evitate bolle speculative poiché non più alimentate da una creazione in eccesso di moneta bancaria. Lo Stato non sarebbe più ostaggio delle banche “sistemicamente rilevanti”, che oggi è costretto a salvare a fior di miliardi a spese dei contribuenti. I contribuenti e l'economia reale sarebbero sgravati, poiché la Banca centrale potrebbe distribuire miliardi di euro freschi sia tramite il Tesoro sia direttamente ai cittadini. Il settore finanziario sarebbe messo nuovamente al servizio dell’economia reale e della società.

Quali conseguenze avrebbe la moneta intera per le banche? Le banche continuerebbero ad offrire tutti i loro servizi finanziari tra cui concessione di crediti, traffico dei pagamenti e gestione patrimoniale. Sui nostri conti correnti ci sarebbe però solo denaro della Banca centrale. Il denaro elettronico diventerebbe denaro a pieno titolo, a corso legale, come le monete e le banconote. Le banche potranno poi lavorare solo col denaro in loro possesso, trasferito da altre banche, dai risparmiatori, o dalla Banca centrale.

Quali conseguenze avrebbe la moneta intera per i clienti delle banche? A partire dall’introduzione della moneta intera, su tutti i conti che servono al traffico dei pagamenti si troverebbe solo denaro elettronico garantito dalla Banca centrale. La banca gestirà questi conti come dei depositi titoli, all’esterno del suo bilancio, come in una cassaforte elettronica. Il denaro appartiene al titolare del conto e non va perso in caso di fallimento di una banca, neanche vengono pagati interessi. Chi preferisce ricevere interessi, anziché avere moneta intera sicura può comunque affidare il suo denaro alla banca per altre forme di investimento patrimoniale, contro interessi, come finora.

Va rimarcato un episodio storico analogo a questa riforma svoltosi nella seconda metà dell’Ottocento. Attorno al 1850 la maggior parte delle banconote in circolazione erano note delle singole banche private, anche in Italia. Nella concorrenza caotica le banche spesso finirono in default (senza intervento dello Stato), i clienti erano disorientati dal miscuglio di banconote in giro e i risparmiatori persero i loro risparmi. Solo verso la fine dell’800 la maggior parte degli Stati industrializzati introdusse il monopolio dell’emissione di banconote in mano alla Banca centrale, che quindi poteva assicurarsi anche il provento dalla creazione di denaro cartaceo. In Italia solo nel 1926 il governo fascista tolse alle ultime due banche private il privilegio di stampare le proprie banconote.

Con lo sviluppo tecnologico e sociale le banche poi seppero riprenderselo, tant’è vero che 90 anni più tardi quasi il 90% del denaro in circolazione è denaro elettronico-scritturale creato dalle banche. Queste devono tenere solo una frazione esigua (8-10%) dei prestiti in forma liquida o riserva obbligatoria presso la Banca centrale, perciò un multiplo degli importi depositati dai clienti può essere creato e utilizzato come denaro elettronico per i prestiti e per gli affari propri delle banche sui mercati finanziari e immobiliari. È una delle cause centrali per il rischio sistemico che continua ad affliggere il nostro sistema bancario.

Se ne parla anche a Bolzano in occasione della presentazione della mia ultima pubblicazione “Moneta intera – La creazione del denaro in mano pubblica” (Edizioni ARCA, 2018), il giovedì, 3 maggio 2018, ore 17, presso la Biblioteca Claudia Augusto in via Cappuccini 28 di Bolzano. Il volume è il primo prodotto editoriale su questo argomento in Italia. E qui un bel libretto per capire come funziona il denaro.