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Gesellschaft | ambiente

L'arte o la vita?

Le azioni del gruppo “Ultima generazione” contro monumenti e opere d'arte colpiscono la nostra (falsa) coscienza.

Cosa vale di più: il quadro più famoso al mondo o la vita di una persona? Se fossimo messi davanti all'alternativa di salvare l'opera d'arte o la vita umana, chi sceglieremmo? Scenario irrealistico, d'accordo. Tuttavia anche i ragionamenti per assurdo possono avere la loro validità, specialmente se pongono dilemmi imbarazzanti. E dunque, coraggio. A cosa diamo più valore: al capolavoro artistico o alla vita umana?

Mi pongo questa domanda riflettendo sulle azioni di “Ultima generazione” e di altri gruppi in diversi paesi europei, che prendono di mira, anche se con armi innocue, monumenti e opere d'arte: carbone vegetale per annerire l'acqua della fontana della Barcaccia, in piazza di Spagna a Roma; vernice rossa lavabile sulla facciata di Palazzo Vecchio, a Firenze; due barattoli di zuppa al pomodoro sul vetro che protegge una delle cinque versioni dei Girasoli di Van Gogh, esposta alla National Gallery di Londra...

Sono interventi prettamente simbolici, che non danneggiano le opere, ma vogliono richiamare l'attenzione del grande pubblico sul collasso ecoclimatico cui va incontro il pianeta terra. Gli stessi gruppi compiono anche azioni rivolte direttamente a colpire l'uso di combustibili fossili, ad esempio blocchi del traffico, attirandosi la rabbia degli automobilisti e la disapprovazione dei più. Quando però colpiscono opere d'arte, si passa all'indignazione e i commentatori si scatenano: “vandali”, gente da “trattamento sanitario obbligatorio”, “idioti”, “delinquenti” e persino “stupratori”, che meritano il carcere o quantomeno un'imputazione per associazione a delinquere. Sembra che l'arte sia assurta a valore assoluto, sacro totem della società contemporanea; ci si deve inchinare di fronte ad essa, chi la tocca è fuori dal consorzio civile. I più la pesano così, senza considerare che spesso sono gli artisti stessi a provocare e dissacrare.

Chi tocca l'arte è fuori dal consorzio civile

Gli “ecovandali”, come vengono definiti, sanno bene che stanno compiendo reati; si dicono pronti a pagarne le conseguenze, non si mascherano, non tentano di fuggire. Probabilmente hanno messo nel conto anche l'effetto che si direbbe inevitabile delle loro azioni, vale a dire produrre antipatia per la loro causa. Se insistono è perché vogliono scandalizzarci, colpendoci in ciò che consideriamo inviolabile. Viene loro ricordato che l'arte non c'entra nulla con l'inquinamento. Vero, ma tra l'attenzione e la considerazione che dedichiamo all'arte e l'attenzione e la considerazione che dedichiamo all'ambiente un rapporto vi può essere. Il piacere estetico, la meraviglia, la tanto celebrata bellezza che noi ammiriamo nelle opere d'arte non necessariamente salva il mondo, e anzi per come è proposta e fruita facilmente distoglie l'attenzione dalle cause della sua rovina. Credo che questa sia la loro motivazione.

Gli “ecovandali” hanno raccolto il messaggio che negli anni della Germania nazista Bertolt Brecht rivolgeva “An die Nachgeborenen” (A coloro che verranno).

“Was sind das für Zeiten, wo

Ein Gespräch über Bäume fast ein Verbrechen ist

Weil es ein Schweigen über so viele Untaten einschließt!“

(Che tempi sono questi, quando

discorrere d'alberi è quasi un delitto,

perché su troppe stragi comporta silenzio!)

 

Come Brecht, anche gli attivisti di “Ultima generazione” ritengono di vivere in tempi bui. Il teatro brechtiano voleva ricordare allo spettatore che stava assistendo a una messa in scena e che “il mondo che cammina storto” è quello fuori dal teatro; gli attivisti usano segni (delebili) per avvertire che se fuori dal museo non cambiamo rotta, anche la contemplazione estatica non sarà più possibile. “Ultima generazione”, appunto. Loro non avrebbero dubbi su chi salvare, se un capolavoro o una vita umana.

E noi?

 

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Simonetta Lucchi Sa., 06.05.2023 - 10:11

Credo che comunque sia una motivazione da considerare, è interessante che si orientino verso opere che tutti considerano "arte", non altre pur molto quotate ma che evidentemente non vengono percepite come tali. A mio parere non pongono l'alternativa "o vita o arte", quanto "senza vita non c'è nemmeno arte". Meno giustificabili o accettabili a mio avviso azioni come l'imbrattamento della statua del Nettuno in piazza Erbe. Bella la citazione di Brecht.

Sa., 06.05.2023 - 10:11 Permalink