Gesellschaft | Intervista

“Sulla Memoria c’è ancora molto da fare”

Guido Margheri, riconfermato alla guida di Anpi, ne ripercorre i momenti più importanti: “Ricordare serve per affrontare i pericoli che stanno ancora di fronte a noi”.
Guido Margheri, Anpi
Foto: Associazione Memoria Immagine Verona

salto.bz: Margheri, per la seconda volta si ritrova a ricoprire la presidenza della sezione locale dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia. Quali sono stati i momenti più importanti del precedente mandato?

Guido Margheri: Sono entrato in carica per la prima volta nel gennaio 2018. Tra i passi più importanti dello scorso mandato c’è stata sicuramente la trasformazione di un'organizzazione di volontariato in un circolo culturale che abbiamo intitolato significativamente alla partigiana che ha diretto il Comitato di Assistenza Clandestina al lager di Bolzano, Franca Turra, soprannominata Anita, e ad Hans Egarter, comandante del movimento di resistenza sudtirolese "Andreas Hofer-Bund". Questa scelta ci ha consentito di sviluppare una ricchissima attività culturale, parliamo di una cinquantina di iniziative ogni anno, a partire dalla ristampa del quaderno del lager di Bolzano a cura di Giorgio Mezzalira e Cinzia Villane in occasione della nuova installazione commemorativa al muro del lager. Una proposta che non è stata solo celebrativa e finalizzata alle ricorrenze, che sono comunque importanti, ma di tipo culturale e politica. Abbiamo portato a Bolzano storici del calibro di Eric Gobetti e Chiara Colombini, ma anche riscoperto libri meno conosciuti, come quello di Daniele Susini che tratta della resistenza ebraica in Europa. In questi anni abbiamo lavorato principalmente su due filoni, da una parte l’attualità, con i messaggi dell’antifascismo e l’attuazione della Costituzione e, dall’altra parte, abbiamo rafforzato il nostro ragionamento sul concetto di Autonomia, un’Autonomia che deve essere in grado di ripercorrere i passi dei costruttori di pace di ieri e di oggi. Ma il nostro è stato anche e soprattutto un importante lavoro di rete.

Ci spieghi meglio.

Abbiamo partecipato attivamente a diversi movimenti, da quello antirazzista, a quelli contro la violenza di genere e la discriminazione delle comunità Lgbt+. Un lavoro di rete, prendendo sempre a riferimento la stella polare della Costituzione, non come feticcio ma come vero manuale della convivenza a cui dobbiamo costantemente richiamarci. Abbiamo consolidato una rete con Arci, i sindacati, Fridays for Future, le comunità Lgbt+ e l'obiettivo per i prossimi anni sarà rafforzarla ulteriormente. Non a caso il direttivo si è allargato con nuovi membri a espressioni di questi mondi, di una rete democratica e solidale che auspichiamo possa crescere ulteriormente: dalla diciottenne Silvia Pomella, recentemente nominata ad Alfiere della Repubblica Italiana, che assume la carica di vicepresidente a fianco di Hannes Obermair, Andreas Unterkircher ex presidente di Centaurus-Arcigay. Un altro aspetto che riteniamo importante è il tentativo di far uscire una serie in questioni che necessitano di essere allontanate dai confini dell’oblio.

La nostra missione non è stata semplicemente la riscoperta dei fatti per rafforzare una consapevolezza storica e il giusto ricordo delle vittime, ma anche sensibilizzare le nuove generazioni all’importanza della memoria

Per esempio?

Le stragi antifasciste in Sudtirolo avvengono in gran parte dopo il 25 aprile, tra il 30 aprile a Merano e il 4 maggio, l’ultimo episodio, a Bressanone. La nostra missione non è stata semplicemente la riscoperta dei fatti per rafforzare una consapevolezza storica e il giusto ricordo delle vittime, ma anche sensibilizzare le nuove generazioni all’importanza della memoria. E ci stiamo riuscendo. Le porto l’esempio delle commemorazioni per la strage di Lasa il 2 maggio 1945. All’inizio eravamo in 2 e ci limitavamo a deporre un mazzo di fiori sul monumento dedicato. L'ultima volta eravamo una ventina, con la presenza di alcune importanti associazioni e persino della sindaca di Lana.

Alcuni momenti salienti del 16° Congresso Provinciale appena concluso li ha già nominati, come l’ingresso di diversi giovani che animeranno il direttivo. Quali argomenti sono stati affrontati durante la due giorni?

L’elezione di queste nuove personalità è stata possibile grazie alla scelta lungimirante del 2006 dell’Associazione di aprire a nuove generazioni di antifascisti e antifasciste. Un dato che considero molto importante è stato anche che per la prima volta il Presidente della Giunta Provinciale, Arno Kompatscher si è rivolto al congresso dell’Anpi con un messaggio video, in cui ribadiva l’importanza dell’antifascismo e del nostro lavoro. Per quanto riguarda i contenuti, noi abbiamo seguito due linee di ragionamento. La prima, essendo nell’ambito di una realtà nazionale, abbiamo scelto di contribuire al dibattito che sta animando il paese in maniera costruttiva, senza però rinunciare ad alcuni punti di vista. Abbiamo appoggiato, per esempio, un emendamento del Coordinamento nazionale delle donne per dire con chiarezza che la società delineata dalla Costituzione, in particolare all’articolo 3, è una società fondata sulla libertà delle donne e che liberarsi delle culture patriarcali e maschiliste rende più liberi tutte e tutti. Abbiamo rilanciato il tema della pace e dell’Europa intesa, come un’Europa degna, in grado di ripartire dai suoi valori di pace e solidarietà. Uno spazio importante lo ha avuto il tema relativo a come la pandemia sta mettendo a rischio il tessuto connettivo della società. In questo senso, è necessario, però, segnalare la troppa indifferenza e qualche complicità di troppo con pericolose posizioni di destra, spesso eredi non pentiti dei nemici dell’autonomia, che come in altre parti d’Europa e del mondo puntano apertamente sulla paura, le discriminazioni, l’odio e la xenofobia nei confronti dei nuovi cittadini, ma anche nei confronti delle donne e delle comunità Lgbt+, spesso flirtando con gruppi dell’estrema destra. 

   La politica, dal canto suo, non è stata in grado di dare risposte positive ed efficaci a causa di questa stortura perversa: i fascisti influenzano il centro destra, che a sua volta influenza l’intero ceto politico. La memoria in questo frangente serve per affrontare i pericoli che purtroppo stanno ancora di fronte a noi

A proposito di destre xenofobe nemiche dell’autonomia. Per cinque anni in Consiglio comunale è stato composto da tre esponenti di Casapound, i quali non vi hanno mai risparmiato attacchi e provocazioni non indifferenti. Nonostante il flop dell’ultima tornata elettorale, i fatti dimostrano che non è ancora tempo di tirare un sospiro di sollievo...

Come si è visto con l’ultimo caso della consigliera di Fratelli d’Italia, Anna Scarafoni non si può dire che i fascisti siano scomparsi: sono semplicemente stati sostituiti da personaggi che magari in maniera più subdola e nascosta portano avanti gli stessi contenuti discriminatori. Il fatto che le organizzazioni che si richiamano al fascismo non siano state sciolte nonostante i segnali evidenti della loro pericolosità ha fatto sì che si continui a scontarne le conseguenze. Lo abbiamo visto, non solo in Consiglio comunale a Bolzano e non solo in sede elettorale. Durante la pandemia, su tutto il territorio nazionale, e non solo, l’estrema destra filofascista - pur essendo in minoranza - è stata in grado di intercettare e catalizzare un certo malessere presente all’interno della società. La politica, dal canto suo, non è stata in grado di dare risposte positive ed efficaci a causa di questa stortura perversa: i fascisti influenzano il centro destra, che a sua volta influenza l’intero ceto politico. La memoria in questo frangente serve per affrontare i pericoli che purtroppo stanno ancora di fronte a noi. 

Certe memorie sono scomode perché ci costringono a fare i conti con i problemi di oggi, in maniera più coraggiosa e innovativa

Anche nei mesi scorsi la sede di Anpi è stata colpita da un imbrattamento riconducibile a una matrice fascista.

È interessante notare il perché di questo imbrattamento. In quell’occasione avevamo infatti toccato un nervo scoperto, quello dei delitti coloniali perpetrati dai fascisti. Non si era trattato di chissà quale azione eclatante: avevamo semplicemente ricoperto a lutto la colonna imperial-coloniale che si trova dietro il Monumento alla Vittoria, organizzando una sorta di performance con letture di testi che abbiamo trasmesso in diretta Facebook, vista l’emergenza Covid in corso, aiutandoci con alcuni cartelli che richiamavano i crimini del colonialismo italiano. Abbiamo ricordato gli episodi più drammatici e ricordato che, a Bolzano, oltre a quella Piazza ci sono ancora delle strade intitolate ai carnefici, come via Padre Reginaldo Giuliani e via Antonio Locatelli. Giuliani, in particolare, era un fanatico colonialista esaltato dal fascismo che puntava a trucidare coloro che considerava “eretici”, all’interno delle chiese africane.
Questo è quello che abbiamo voluto ricordare e come ci dimostra Piazza Tribunale, è possibile mantenere queste strutture invertendone però il senso, che diventino un monito per diffondere una consapevolezza democratica. In quel contesto abbiamo fatto diverse proposte, ricordare accanto all’obelisco le 500 mila vittime della follia coloniale, con tanto di spiegazione storica, ma anche che il parco dietro al Museo della Vittoria venisse intitolato al partigiano Giorgio Marincola. Sono solo alcune delle tante proposte da attuare, ma c’è da dire che sulla memoria c’è ancora tanto da fare. D'altronde, come ci ha ricordato l’intitolazione di ponte Langer, certe memorie sono scomode perché ci costringono a fare i conti con i problemi di oggi, in maniera più coraggiosa e innovativa. Se si ricorda bisogna essere poi coerenti e all’altezza di questa memoria.


 

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Hartmuth Staffler Fr., 03.12.2021 - 14:32

Die Krokodilstränen, die von den italienischen Partisanen heute wegen des armen Hans Egarter vergossen werden, sind erbärmlich. Nach dem Krieg haben die italienischen Partisanen, die sich in Südtirol sofort wieder als Faschisten betätigt haben, den echten Antifaschisten Egarter heftig bekämpft. Heute sollte ihnen der Arme, der sich nicht mehr wehren kann, als Feigenblatt dienen. Erbärmlich ist ein noch allzu harmloser Ausdruck dafür.

Fr., 03.12.2021 - 14:32 Permalink
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Alberto Stenico Fr., 03.12.2021 - 22:06

Continuo a non veder citato Francesco Mignone, al quale il Comune di Bolzano ha intitolato da non molti anni un parco pubblico ed un nuovo quartiere di edilizia sociale. A Francesco Mignone è stata assegnata la Medaglia d'Argento per il suo particolare impegno nella guerra di Eritrea, dove "inseguiva il nemico nel folto della boscaglia ...,mantenendosi alle sue calcagna e impedendogli, anche con la lotta corpo a corpo, di riunirsi e di raccogliere morti e feriti" Zavia Es Gaffa (Eritrea).
Un'altra Medaglia d'Argento è stata assegnata sempre a Francesco Mignone per i suoi meriti nella guerra di Libia.
Tecniz (Libia).

Fr., 03.12.2021 - 22:06 Permalink