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Foto: Giuliano Francesconi
Gesellschaft | Avvenne domani

La guerra infinita

Alle Gallerie di Piedicastello

Con la fine del 2018 termina anche il tempo che avrebbe potuto essere utilmente dedicato al ricordo e alla riflessione su uno degli avvenimenti, la Grande Guerra, che hanno plasmato la nostra realtà attuale in modo prepotente. In Alto Adige, come abbiamo già avuto modo di notare, si è trattato di un'occasione abbondantemente perduta. Il centenario è scivolato via, accompagnato solo da pur dottissime discussioni tra specialisti e piccole manifestazioni di revanscismo politico. L'idea che l'occasione fosse imperdibile per raccontare soprattutto le nuove generazioni che cosa avvenne in quegli anni tremendi decisivi non ha evidentemente sfiorato la mente di coloro che hanno in pugno la programmazione culturale. Anche l'Italia, in generale, ha vissuto il quinquennio del centenario modo abbastanza distratto. Sono uscite diverse opere storiche, ma è mancato un progetto complessivo capace di permettere la rilettura di avvenimenti sui quali le ideologie del 900 si sono lungo esercitate in analisi tanto opposte quanto parziali.

Felice eccezione, in questo panorama piuttosto sconfortante, la provincia di Trento, dove le iniziative sono state molte, ma soprattutto rivolte a raccontare quegli anni e quei drammi ad un pubblico il più vasto possibile.

Un esempio, tra i molti, il programma delle esposizioni curate dal Museo Storico del Trentino presso gli spazi delle Gallerie di Piedicastello, splendido esempio di riutilizzo intelligente del traforo reso disponibile dallo spostamento della tangenziale che circonda i capoluogo Trentino.

Sino alla fine del mese di gennaio, un prolungamento più opportuno del periodo di apertura inizialmente previsto, sarà ancora visibile una delle più belle mostre sulla prima guerra mondiale organizzate in questi anni. Con ampio utilizzo di materiali multimediali rassegna dedicata all'ultimo anno di guerra, il 1918, ripropone tutti i momenti più drammatici dell'ultima fase del conflitto, con particolare attenzione, ovviamente, a ciò che avvenne sul fronte italiano, dalla disfatta di Caporetto, alla rottura del fronte negli ultimi giorni dell'ottobre 1918 e alla fine del conflitto. Documenti, immagini, filmati originali o tratti da opere cinematografiche accompagnano i visitatori lungo percorso che sembra disegnato con particolare attenzione per gli interessi e il modo di apprendere dei più giovani.

Alla rassegna sull'ultimo anno di guerra, allestita nella galleria  nera ormai da oltre un anno, si aggiungono ora altre due mostre che occupano la gran parte della galleria bianca e  che completano in modo perfetto un discorso sulla guerra che dal passato si proietta in modo prepotente del nostro presente.

Intitolata“Ferro, fuoco e sangue”, mette in dialogo tra loro oggetti recuperati dalle trincee scavati sui monti sopra Vicenza e le fotografie, molto belle anche sotto il profilo artistico, che di queste memorie ha saputo scattare Giuliano Francesconi. Le mazze ferrate usate negli assalti alle trincee, gli occhi sbarrati delle maschere antigas, ma anche oggetti di uso più comune come le suole consumate degli stivali, le borracce, quel che resta, dopo così tanto tempo, di una scatoletta di carne o di un grumo di filo spinato.

Oggetti, frammenti di oggetto, che, nobilitati dall'obiettivo del fotografo, parlano di quel mondo intriso al tempo stesso di dolore e di abiezione, ma anche di profondissima umanità.

A completare il percorso, infine, altre fotografie di guerra, ma è una guerra che si combatte a non grande distanza da noi, e che non cessa mentre noi osserviamo le distruzioni spaventose che ha portato. Pochi mesi or sono Alessio Romenzi arriva con la sua macchina fotografica subito dopo la fine dei combattimenti nelle tre città simbolo dello Stato Islamico appena sconfitto: Mosul, Raqqa e Sirte. Le immagini che ci restituisce di quei luoghi e di quei momenti sono una panoramica ininterrotta di distruzione, di morte e di sofferenza, ma rivelano anche la feroce volontà di sopravvivenza della gente che è rimasta in quei luoghi e che non rinuncia voler riprendere la propria esistenza. Un filo rosso lega le immagini di una guerra finita un secolo fa, attraverso le testimonianze recuperate oggi nelle trincee abbandonate allora e che si lega alle guerre che si combattono, con immutata ferocia, nei giorni nostri. Le tre mostre, alle Gallerie di Piedicastello, sono in realtà le tappe di un unico viaggio.