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"Un lavoro sempre più complesso"

Cambia il vertice della Federazione Lavoratori della Conoscenza, Stefano Barbacetto diventa il nuovo segretario: "Serve aumentare lo stipendio agli insegnanti statali".
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Insegnante, mascherina
Foto: Pixabay

Testo di Andrea Dalla Serra

Dopo 23 anni di attività sindacale e 5 anni da segretario provinciale, Stefano Fidenti – memoria storica dei contratti provinciali che hanno costruito l’odierna scuola altoatesina – lascia la segreteria della FLC-GBW, ovvero della Federazione Lavoratori della Conoscenza/Gewerkschaft Bildung und Wissenschaft della CGIL-AGB. A prendere il suo posto Stefano Barbacetto.

Le difficoltà si sommano e le persone più deboli crollano. Per fare un esempio pratico: l’anno scorso, nel nostro sindacato è arrivato un numero mai visto prima di docenti che richiedevano informazioni per le proprie dimissioni.

Segretario, quali sono le tematiche più attuali che si troverà ad affrontare?

Stefano Barbacetto: Un tema generale, che tocca tutti i sindacati, è l’inflazione. La guerra e le speculazioni aumentano i costi della vita; quello che ci aspetta, quindi, sarà un autunno difficile anche sul piano sindacale. Per quanto concerne il mondo della scuola altoatesina bisogna fare un passo indietro: da quando la Provincia ha acquisito la gestione delle scuole statali gli stipendi degli insegnanti statali erano sempre stati parificati a quelli dei docenti delle scuole professionali provinciali. Ora, però, si è creato un divario e i soldi messi sul piatto dall’Amministrazione non sono abbastanza: il percorso per l’equiparazione si annuncia lungo e complesso.

Dopo la pandemia, come sono cambiati gli umori dei docenti?

Il lockdown è stato un fulmine a ciel sereno, ma gli insegnanti lavorando da casa sono riusciti a mantenere un contatto diretto con studenti e famiglie. Il fatto è che per impedire il fallimento di un servizio pubblico si sono utilizzati dei mezzi, spesso sperimentali, pagati a proprie spese. A livello locale, a differenza del resto d’Italia, non è stato messo in atto un sistematico aiuto finanziario agli insegnanti, ma solo un limitato rimborso a posteriori per l’acquisto dei dispositivi elettronici, previa presentazione di scontrino e di pagamento bancario intestato alla persona interessata. Chi aveva pagato in contanti è stato escluso. Insomma, la Provincia ha cercato di risparmiare. Ora si ritorna, si spera, alla normalità, ma lo si fa con una certa stanchezza. Gli ultimi anni sono stati stressanti e il lavoro dell’insegnante si è complicato sempre di più. Pensiamo alla crescente burocrazia, ai bisogni specifici dei singoli studenti, cose importanti che però richiedono un ulteriore dispendio di energie.

Ed è forse anche per questo che, a livello locale, mancano insegnanti...

Esistono questioni economiche: la carenza non riguarda tutte le materie, riguarda il tedesco e le materie tecniche e scientifiche, ed è dovuta anche alla presenza di impieghi più allettanti.
Certamente però la complessità del lavoro ha influito. Le difficoltà si sommano e alcuni faticano a continuare. Negli ultimi mesi, al nostro sindacato è arrivato un numero mai visto prima di docenti che richiedevano informazioni per le proprie dimissioni. Si tratta di persone che non avevano alternative lavorative immediate, ma che erano reduci di un biennio lavorativo senza precedenti. Basti pensare alla terapia d’urto costituita dall’ampliamento immediato delle conoscenze informatiche, una cosa non da poco.

Ma esistono i corsi di aggiornamento…

Senz’altro, e alcuni sono certamente validi. In ogni caso, non è facile aggiornarsi in una società sempre più complessa e in un mondo in continua trasformazione.

Recentemente, a livello nazionale, si è parlato di chiudere le scuole un giorno a settimana per risparmiare sui costi dell’energia. Cosa ne pensate?

Siamo totalmente contrari. La didattica a distanza non può diventare una alternativa permanente, bisogna conservare il valore sociale della scuola, il rapporto tra insegnanti e studenti che va coltivato in presenza.
D’altra parte ci sono anche docenti, in particolare i pendolari, che richiedono di svolgere almeno parte delle riunioni interne a distanza, invece che in presenza. Questa può invece essere una scelta saggia per diminuire il traffico e il consumo di energia. La tecnologia ha anche aspetti positivi e va sfruttata.

Un’altra novità è l’addio dell’obbligo delle mascherine e il ritorno degli insegnanti ‘no vax’. Come vi siete mossi a tal proposito come sindacato?

La normativa contro la pandemia è nata fatta in un momento di emergenza e non ci sono sfuggiti i suoi aspetti critici. Purtroppo il dibattito si è polarizzato in fretta. La CGIL-AGB non si era opposta all’obbligo vaccinale e per questo ha perso alcuni soci contrari ai vaccini; al contempo eravamo per la gratuità dei tamponi e ci hanno contestati anche gli estremisti dell’altro campo. Ci auguriamo che la fase emergenziale sia terminata e siamo contenti che le persone che hanno scelto di non vaccinarsi possano tornare ad insegnare.
Per quanto riguarda l’obbligo della mascherina, speriamo che non sia più necessario e che la sua cessazione riporti la scuola alla normalità; gli stessi insegnanti ci dicono che vedere il volto di una persona facilita la comprensione e l’apprendimento, soprattutto nel campo linguistico.