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“Tassa digitale, è ora”

L’Unione-Hds sprona il governo sulla web tax. “Ma i tempi sono maturi per tutta Europa: intesa con il G20 o da soli”. Intanto in Austria scatta il prelievo da gennaio.
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Foto: Pixabay

Web tax, o tassa digitale che dir si voglia. Mentre gli Stati procedono per conto proprio, nell’Unione europea - l’Austria presto seguirà l’esempio della Francia e il governo italiano ha formulato l’impegno - maturano le condizioni per un provvedimento comune a tutto il mercato unico: è il tasto su cui calca l’Unione commercio, servizi e turismo Alto Adige, che attraverso il suo presidente Philipp Moser sprona innanzitutto l’esecutivo Conte ad attuare il punto inserito nel proprio programma. In attesa che rompa gli indugi anche l’Ue.

A partire dal primo gennaio 2020, in Austria, le grandi aziende con fatturato annuale complessivo superiore ai 750 milioni di euro, di cui almeno 25 realizzati nella stessa Austria, saranno sottoposte ad un’aliquota del 5% sui ricavi provenienti dalla pubblicità online. “In questo modo l’Austria diventa il secondo Paese della Ue che elabora autonomamente una tassazione digitale” dice Moser, che aggiunge: “Sebbene la tassazione delle entrate pubblicitarie sia di certo un buon inizio, si tratta tuttavia di un passo ancora timido, perché a essere tassato dovrebbe essere il fatturato complessivo”.

Dal primo gennaio 2020 l’Austria diventerà il secondo Paese della Ue che elabora autonomamente una tassazione digitale. Il prelievo del 5% sui ricavi della pubblicità online è un passo timido, ma un buon inizio (Philipp Moser, Unione-Hds)

 

 

Anche l’esempio austriaco è positivo secondo l’associazione di categoria altoatesina, sempre attenta alla tutela dei piccoli e medi operatori del commercio e della dimensione locale delle loro attività. Da considerare poi che nel programma del nuovo governo italiano è entrata l’introduzione della web tax che, tramite una corretta tassazione dell’economia digitale, dovrebbe garantire una nuova equità fiscale. “Grazie all’ottimizzazione e dello spostamento fiscale in altri Stati - ribadisce Moser - in Italia i grandi colossi digitali, almeno finora, non hanno mai pagato tasse sui fatturati realizzati. E questa è la situazione che deve cambiare”. A oggi, aggiunge il presidente, le aziende del commercio stazionario “hanno un enorme svantaggio concorrenziale rispetto ai colossi online”.

In Italia i colossi digitali spostando la sede fiscale in altri Stati hanno finora avuto un enorme vantaggio concorrenziale sugli operatori stazionari del commercio. Questo deve cambiare. Ma l’obiettivo finale è la tassa digitale in tutta la Ue

Per l’Unione l’obiettivo definitivo è la tassa digitale europea. Manca però un accordo condiviso. L’Ue infatti sta aspettando che si trovi una soluzione internazionale tra il G20 e gli Stati Ocse che l’Europa possa quindi applicare di conseguenza. “Ma quanto più tempo occorre a questo accordo, tanto più la Ue viene messa sotto pressione. Perché sempre più Stati membri vogliono tassare le grandi imprese digitali”, conclude Moser. Se entro la fine del 2020 non sarà raggiunto alcun accordo internazionale la Ue introdurrà autonomamente una misura da applicare al mercato interno europeo.