Umwelt | La norma

La farsa degli shopper

La polemica sui sacchetti bio nei super è strumentale. Dal 2012 grazie alla legge sulle buste di plastica consumi ridotti del 55%. Intervista a Ciafani di Legambiente.
Ciafani, Stefano
Foto: upi

Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, è convinto che per frenare le polemiche strumentali intorno ai sacchetti biodegradabili sia necessaria "una circolare esplicativa, emanata dai ministeri dell'Ambiente e della Salute, per dire ai supermercati, che oggi non sanno che fare, che è possibile a certe condizioni usare dei sacchetti portati da casa". Secondo Ciafani, "basta un elenco delle tipologie ammissibili perché rispettano l'obbligo di legge: devono essere contenitori trasparenti e lavabili, come le retine, sulle quali possono essere attaccate tutte le etichette".

Una apertura in questa direzione è arrivata, il 3 gennaio, dal ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti, che in una nota pubblicata sul sito del ministero ha spiegato di star "verificando con il ministero della salute la possibilità di consentire ai consumatori di usare sporte portate da casa in sostituzione dei sacchetti ultraleggeri, convinti come siamo che il miglior rifiuto è sempre quello che non si produce".

Le polemiche, che sembrerebbero legate alla campagna elettorale in corso, hanno offuscato, secondo Ciafani, "il senso della norma, che è ridurre l'uso dei sacchetti di plastica, uno dei fattori più importanti dell'inquinamento del mare e delle terre emerse, di cui si sta discutendo fortunamente a livello mondiale, come è emerso a giugno alla Conferenza ONU sugli Oceani".
L'esponente di Legambiente ricorda come l'Europa abbia approvato, "tre anni fa, una direttiva in materia che prende spunto dalla legge italiana che ha bandito i sacchetti di plastica, e che è in vigore dal 2012: per una volta, l'Ue copia l'Italia su una norma ambientale".

"Che i sacchetti leggeri ed ultraleggeri, cioè quelli usati per frutta e verdura, siano uno dei fattori più inquinanti emerge guardando le sponde dei fiumi dopo un alluvione, e non solo dai monitoraggi sui marine litter"

In questi cinque anni, l'uso dei sacchetti di plastica per l'asporto delle merci (quelli "alla cassa", per intenderci) si è ridotto del 55%. E questa è - secondo Ciafani- "una conquista", a fronte di una problema che riguarda il mare ma anche i bacini lacustri e i fiumi, come dimostra anche l'ultimo rapporto Goletta dei Laghi 2017 che ha censito nei laghi di Como e Maggiore una densità media rispettivamente di 157mila e 123mila microparticelle di plastica al chilometro quadrato.

"Che i sacchetti leggeri ed ultraleggeri, cioè quelli usati per frutta e verdura, siano uno dei fattori più inquinanti emerge guardando le sponde dei fiumi dopo un alluvione, e non solo dai monitoraggi sui marine litter. Intervenire sulla materia ha così un obiettivo di carattere ambientale, perché riduce l'inquinamento di plastica, ma anche di carattere industriale, perché porta a produrre la plastica non più dal petrolio, ma da materie prime rinnovabili, offrendo alla chimica europea di fronteggiare così la concorrenza dei Paesi terzi, che ancora non sanno produrre plastiche innovative" spiega Ciafani, secondo cui "la polemica è inutile". In modo invisibile, dice, i sacchetti li abbiamo sempre pagati, ed erano calcolati nel prezzo al chilo della merce acquistata, perché nessun supermercato regala. "La legge in vigore dal primo gennaio 2018, semplicemente, rende visibile questo costo, provando ad utilizzare la leva della consapevolezza maggiore, che è legata al prezzo. È una norma che fa dell'Italia un Paese avanzato", ma gli italiani forse non sono pronti.  

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Paolo Gelmo Do., 04.01.2018 - 14:22

E’ evidente che chiarimenti sono necessari e anche urgenti.
Se è vero che i sacchetti di plastica inquinano, l’obbligo di usarli non sembra avere molto senso.

Do., 04.01.2018 - 14:22 Permalink