Kultur | Racconto di Natale

Uno strano dono di natale 1916

E’ Natale. La notte di Natale del 1916, un Natale di guerra. Da quasi due anni si combatte.
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Pallottole
Foto: Wikipedia Sellier & Bellot

E’ Natale. La notte di Natale del 1916, un Natale di guerra. 

Da quasi due anni si combatte. Da quasi due anni siamo in trincea, immersi nel fango, nella paura e nell’odio.

Siamo partiti pieni di entusiasmo, convinti, anche se costretti, di combattere per difendere i confini della patria e il nostro diritto a vivere liberi dalla dominazione straniera. A quel tempo partecipare come soldati alla guerra sembrava una cosa epica ed eroica. Ora, tutti noi sappiamo cos’è, quanto dolore, quanta sofferenza e quanta barbarie porta con se. Questa sera in particolare, siamo in silenzio, sopraffatti dalla malinconia. Pensiamo ai nostri affetti, alle nostre case ed a come gli altri natali erano sereni seppur nell’estrema povertà.

Nessuno parla, il silenzio, il rimpianto e la nostalgia, gravano fra noi prostrandoci molto più del freddo e della fatica. Man mano che passano le ore ci sentiamo pervasi da un sentimento di pace. E’ la notte di Natale! Dalle trincee nemiche nessun rumore, nessuno sparo. Forse anche per loro è la notte di Natale!

Ad un tratto, questo silenzio irreale viene squarciato da una voce, una voce timida, insicura, dalla parlata straniera, ma che ci giunge chiara:

“Wir haben Zigaretten, haben sie Brot?”

Il compagno che siede accanto a me su di una panchetta improvvisata con qualche tavola di recupero, mi chiede:

“Cosa dice, cosa vuole?”

Ed un altro anch’esso vicino:

“Tu che sei trentino e capisci il tedesco, traduci!”

Incredulo, anch’io stento a capacitarmi di quanto accade. Mi riprendo dallo stupore e traduco:

“Dice – abbiamo sigarette, avete pane?”

Passano attimi di tensione mista a curiosità. Mi faccio coraggio e mi arrampico sulla scaletta appoggiata alla parete di fango della nostra trincea. Mi sporgo con molta circospezione e di là vedo una figura che si staglia a mezzo busto oltre il bordo della trincea nemica. Nel buio ormai incipiente scorgo a malapena un soldato con in una mano un pacchetto di sigarette e nell’altra, sulla punta della baionetta, un fazzoletto bianco. Altri commilitoni intanto si sono affacciati e osservano curiosi la scena.

Ci facciamo coraggio e scavalchiamo la trincea armati, ma con i fucili abbassati, diretti verso la terra di nessuno. Proprio quel lembo di terra dove ogni giorno, dopo i combattimenti e gli assalti, per un tacito accordo ognuno ritira i propri feriti ed i propri morti.

Di là, forme scure, anch’esse armate, si muovono dirette verso di noi. Gli sguardi si incrociano. Anche i loro volti sono smagriti, segnati dalla fatica e dal dolore.

In silenzio ci sediamo in terra a piccoli gruppi e ci scambiamo quanto abbiamo portato con noi, pane, sigarette e una bottiglia di vino che uno dei nostri ha portato con se al ritorno della licenza concessa per la nascita di un figlio.

Ognuno beve una sorsata di vino che inumidisce il pane secco, vecchio di giorni. Finito, in silenzio, mescolati gli uni agli altri ci fumiamo in pace le sigarette che abbiamo divise.

Da alcuni, quasi un sussurro, parte un accenno di canto che in breve coinvolge tutti.

“Stille Nacht, Heilige Nacht…”

“Tu scendi dalle stelle o Re del cielo…”

Sopra le nostre teste, la volta celeste sembra avvolgere tutti come un drappo pietoso e brillante. Un attimo. Un’attimo che sembra un eternità sprofonda i nostri esseri in un’atmosfera di serenità, di pace universale. Scompaiono così, paura, odio, confini e nemici.

Lentamente poi uno ad uno ci alziamo e, con molto imbarazzo, ci stringiamo la mano prima di avviarci alle nostre trincee.

“Gute Weihnachten.”

“Buon Natale! “

Ad un tratto, un nostro commilitone con un gesto improvviso, solleva il fucile, apre il caricatore ed estrae una pallottola. Tensione e paura scendono gelidi fra loro e noi. Ma lui, calmo e sicuro, prende la pallottola e la consegna al soldato nemico più vicino.

“Traduci!- mi chiede-Prendi amico, ti regalo questa pallottola. Stai sicuro! Questa non ti ucciderà, e questo è, il mio regalo di natale.”                    

L’altro, avuta la spiegazione e superato lo stupore, toglie una pallottola dal proprio caricatore e la porge al nostro soldato. Ancora stupiti ma rinfrancati così facciamo tutti.

Poi in silenzio ritorniamo alle nostre postazioni ed alla guerra.

Quel cielo, illuminato da una splendida luna e da un brillante tappeto di stelle ,ha accompagnato quella notte speciale testimone di uno strano natale di guerra e di pace.  L’indomani mattina, prima di riprendere a combattere, ogni soldato accarezzerà la pallottola donata, unico dono di uno strano ma straordinario natale di guerra.

In memoria di tutti i nostri nonni che in quella Guerra hanno combattuto su fronti opposti.