Kultur | Villaggio a Merano

"Fantozzi che fa ora: lei muori?"

Il "mio" Paolo Villaggio a Merano.
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Fantozzi
Foto: upi

«Scusate, ragazzi, ma a quest'ora, si può ancora mangiare da qualche parte?».

Era appena passata la metà degli anni ottanta e Piazza Teatro, a Merano, la sera, anzi, la notte, era quel non luogo dove si poteva giocare a calcio o a rugby, talvolta persino a hockey.

Quegli anni, di notte, in Piazza Teatro le automobili erano rare e noi, ragazzetti, si passava le ore a parlare di ragazze o programmare viaggi che non sarebbero mai esistiti. Ma era bello così, nell'attesa di Godot, senza sapere nulla di Beckett.

E quella sera, dal Corso, Godot arrivò, solo per noi, nelle forme di quel tizio basso, un poco ingobbito, che con quell'accento strano ci fece quella domanda ancora più strana.

E' passato troppo tempo, e chissà chi e cosa gli rispose per primo, fatto sta che dopo qualche minuto lo riconoscemmo. Era Paolo Villaggio: sapemmo solo qualche giorno dopo essere ospite della Villa Eden. Per noi meranesi, allora, la Villa di Maia Alta era un luogo di misteriosi arrivi. Si vociferava che l'avvocato Agnelli fosse un assiduo frequentatore, addirittura che atterrasse con l'elicottero su un fantomatico giardino a lui riservato. (Questa ti sarebbe piaciuta, vero Paolo?)

Poi arrivò Maradona, e questo è certo, ma quella era la sera di Paolo Villaggio, e il nostro salto in un mito del cinema.

Fantozzi, quella mezzanotte, era con noi e aveva fame, costretto dal dottor Chenot al digiuno forzato.

Lo accompagnammo in taxi dal «wurstelaro», - così lo chiamavamo - a Maia Bassa, seguito da un'orda di motorini, come api che cercano il polline. Ordinò un numero imprecisato di Würstel, e tra uno e l'altro ripeteva: «Ragazzi, state zitti vero, non è che andate a raccontarlo a tutti in giro?». Lo ricattammo alla sua maniera, obbligandolo a recitare Fantozzi, così, a mezzanotte passata, dal wurstelaro di Maia Bassa. Lui lo fece, sono convinto, divertendosi assai.

Non fu l'unica scorribanda notturna dal wurstelaro di Maia Bassa, a quanto se ne raccontò in giro.

A Merano, Paolo Villaggio tornò diverse altre volte, sempre ospite della clinica del dimagrimento, ma anche quel giugno del 1999, quando in città arrivò tutto il mondo della televisione per il Merano TV Festival numero Zero. Lui, racconta la memoria, si aggirava per le sale del Kurhaus facendo finta di non riconoscere i numerosissimi noti personaggi che affollavano la città.

Qualche anno prima, invece, in molti lo videro girare per il centro in occasione delle riprese del film «Le comiche», assieme a Renato Pozzetto. Epica la litigata dei due all'uscita dalla farmacia Centrale, allora in via Cassa di Risparmio, quando Pozzetto lo rimproverò perché l'attore genovese non aveva avuto pazienza di aspettarlo e Villaggio gli rispose «io con i vecchi non ci giro».

Nel 2012 a Merano tornò per presentare «Il peggio della mia carriera»: una autobiografia teatrale senza copione che fece il tutto esaurito al Puccini.

Non me lo sarei perso per nessuna ragione, e il pomeriggio andai con una mia amica per comprare i biglietti.

Per caso lo incontrammo davanti alla cassa, già claudicante, chiedere se fosse quello «il teatro dove stasera mi guadagno da mangiare». Lo salutai e fermai, ricordandogli quella sera di tanti anni prima. Sono convinto che lui ricordasse benissimo tutto, ma fece finta di nulla, mettendomi alla prova su quello che realmente accadde, negando ostinatamente che fosse lui. Alla fine se ne andò, per un attimo si girò e disse con la lingua tra i denti:«che buoni erano i wuerstel».

Sul palco, piccolo omaggio, ricordò quel fatto, ma alla fine si lamentò affermando che i wuerstel di Merano non fossero affatto buoni.

Ed ora che fa ragionier Fantozzi, lei muori?

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Rossi Sandro Mi., 05.07.2017 - 20:08

Grazie per il bellissimo ricordo da un meranese all'estero. Piazza Teatro era veramente il Deserto dei Tartari in quelle notti di 30 anni fa!

Mi., 05.07.2017 - 20:08 Permalink