Wirtschaft | Report-Alto Adige

Turismo sostenibile, a che punto siamo

Settore alberghiero: previsto calo del fatturato di quasi il 50% nel 2020. L’Eurac: “Trovare il giusto equilibrio tra fruizione del territorio e tutela dell’ambiente”.
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Foto: www.hotelsmerano.it

Va da sé: in una situazione inedita dettata dalla pandemia di Covid-19 le disposizioni anti-contagio hanno cambiato il comportamento sia di turisti che di locali. Da questo assunto è partito l’Istituto di ricerca Eurac per riflettere sulla capacità del settore turistico di resistere e superare momenti di crisi come quello attuale, ma anche sugli effetti del cambiamento climatico. A questo scopo raccogliere dati, analizzare costi e benefici del settore e supportare i decisori nella gestione dei flussi diventa necessario, ecco perché in Alto Adige i ricercatori insieme all’IDM Südtirol e alla giunta provinciale hanno promosso la creazione di un osservatorio per il turismo sostenibile (sono sette in tutto in Europa), elaborando il primo rapporto annuale.

 

Volano dell’economia

 

Arrivi e presenze sono aumentati anno dopo anno in Alto Adige. Dal 1970, ricordano i ricercatori dell’Eurac, il numero dei pernottamenti annuali in tutti gli esercizi ricettivi è più che triplicato, passando da circa dieci a oltre 33 milioni. Secondo l’ultimo dato disponibile dell’Istat, risalente al 2016, il contributo del solo settore alberghiero e della ristorazione al PIL altoatesino supera l’11 per cento. “Sono numeri brillanti per l’economia, ma che sollevano alcune domande sulla sostenibilità del sistema. Cosa comporta l’arrivo di 7,5 milioni di turisti ogni anno per la vita della popolazione locale? Come fare per mantenere florido il settore turistico, limitando i suoi impatti sulla natura e sull’uomo? E cosa succede se, per cause di forza maggiore, il turismo si ferma?”, si chiedono gli esperti. “Se questi numeri non lasciano dubbi sulla sostenibilità economica del settore, guardando al futuro è importante andare oltre. Il turismo è infatti sostenibile se ha la capacità di generare valore, sia economico che culturale, per turisti, residenti e imprese, ma anche di minimizzare gli effetti negativi sull’ambiente e sulla società”, spiega Anna Scuttari, economista del turismo e dell’ambiente e responsabile del rapporto.

 

Questione di sostenibilità

 

Dal report - che ha analizzato le presenze e la distribuzione dei turisti nel corso dell’anno e considerato aspetti come il consumo di acqua, i rifiuti prodotti e i mezzi con cui si sono spostati nelle località di villeggiatura - emerge che il turismo è abbastanza diffuso e coinvolge la gran parte dei comuni, permettendo così una maggiore dispersione e minori problemi di sovraffollamento. Come noto l’Alto Adige dipende poco dal traffico aereo e ha molti ospiti italiani e tedeschi che implicano, a livello globale, meno emissioni inquinanti da trasporto. I turisti sono tuttavia ancora troppo legati ai mezzi privati, sia per arrivare, sia per spostarsi una volta in Alto Adige. Sulla mobilità si registrano però anche segnali incoraggianti: nel 2012 sono state attivate solo 256 mila carte della mobilità, nel 2018 il numero è salito a 1,7 milioni, segnale che le politiche di incentivo al trasporto pubblico in loco hanno funzionato bene.
L’Eurac sottolinea che, riguardo le strutture ricettive, è sempre crescente l’attenzione a utilizzare prodotti alimentari sostenibili e regionali; e che la volontà di minimizzare l’impatto su ambiente e società è dimostrata anche dal numero crescente di certificazioni volontarie come Klima Hotel ed Ecolabel. La qualità dell’offerta continua a crescere e con essa aumenta il numero di servizi, anche di lusso, offerti agli ospiti. Questa tendenza d’altra parte fa salire anche il fabbisogno energetico pro capite e complessivo nelle strutture. “I dati mostrano come nel turismo ogni fenomeno porti con sé molteplici conseguenze: la crescita dell’intensità turistica fa aumentare per esempio gli occupati del settore, ma anche i prezzi dei beni e servizi per i locali - dice Harald Pechlaner, direttore del Center for Advanced Studies di Eurac Research -. La chiave è trovare il giusto equilibrio tra il sostegno alle imprese turistiche, le condizioni dei lavoratori e la loro formazione, tra gli ospiti e le comunità locali, tra la fruizione del territorio e la tutela dell’ambiente”.

 

Post-Covid

 

Stando a uno studio condotto di recente dall’Istituto di ricerca di viale Druso a Bolzano in collaborazione con l’Istituto di ricerca economica della Camera di Commercio “per il 2020 le aziende del settore alberghiero si aspettano un calo del fatturato di quasi il 50 per cento”, chiosa Andreas Dibiasi, economista del Center for Advanced Studies. “La situazione attuale sta creando molta incertezza - constata infine Scuttari -, ma raccogliere dati ci dà la possibilità di guardare alle crisi passate, per quanto diverse, e di constatare che il turismo in Alto Adige ha sempre dimostrato una grande capacità di ripresa”.