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Gesellschaft | Avvenne domani

Teste tonde e teste a punta

Quarant'anni orsono l'occupazione dell'ex Monopolio a Bolzano

Può anche darsi che, in un calendario sin troppo affollato da significativi anniversari per le vicende altoatesine, dai cent'anni del trattato di Saint Germain ai cinquanta passati dacché la Südtiroler Volkspartei approvò il "Pacchetto", finisca per sfuggire un'altra ricorrenza: quella relativa ai quarant'anni trascorsi dalla vicenda dell'ex Monopolio di Bolzano e che terminò, in modo che è poco definire brusco, il 5 novembre del 1979.

Ormai di questa storia si ricordano in pochi, più che altro protagonisti di quella sfortunata epopea. Vale la pena, però, di dedicarle qualche cenno.

Dove oggi sorge la scintillante costruzione che ospita il Museion, resistevano da parecchio, in quegli anni, gli edifici semi diroccati che avevano accolto, un tempo, gli uffici e magazzini del Monopolio di Stato incaricato di distribuire sigari, sigarette e pacchi di sale. Da tempo si discuteva a Bolzano di come utilizzare l'area e nel frattempo un gruppo di giovani facenti capo all'area alternativa, che era venuta crescendo negli anni precedenti e che si era articolata in diverse associazioni e gruppi, mise gli occhi su quegli stanzoni vuoti per farne un centro cultura e di interscambio sociale ed etnico. Furono ben 22 le associazioni che, nel luglio del 79, chiedono al Comune di Bolzano, cui era stata passata in proprietà l'area, di poter utilizzare i vecchi edifici per realizzare un centro sociale. La risposta fu negativa. Su quell'area, demolite le costruzioni, si pensava di realizzare un parcheggio. Come si vede i tempi non sono cambiati.

La risposta fu altrettanto secca. L'ex Monopolio viene occupato e nei locali sommariamente riadattati iniziano diverse attività. L'impronta è assolutamente interetnica. Dal punto di vista culturale e naturalmente anche politico, l'iniziativa di maggior peso e quella che porta all'allestimento e alla messa in scena di uno dei testi più noti di Bertold Brecht, Die Rundköpfe und die Spitzköpfe /Teste tonde e teste a punta, con la regia dell'austriaco Götz Fritsch. Significativamente la pièce è recitata da attori dei tre gruppi, ognuno nella propria lingua. È una satira aspra e violenta contro le manipolazioni che il potere mette in atto per dividere il popolo. È un pugno nello stomaco che va a colpire in maniera diretta e senza infingimenti un sistema, quello della nuova autonomia altoatesina, basato totalmente su criteri di divisione etnica. Sono i mesi in cui, tra l'altro, sta prendendo vigorosamente quota la campagna lanciata dalla Nuova Sinistra/Neue Linke di Alexander Langer contro il censimento etnico che si svolgerà nel 1981. Il Monopolio occupato diventa immediatamente una spina nel fianco per il potere. Una spina che va strappata.

 A difendere l'esperimento, considerato importante per creare nuovi migliori rapporti tra i giovani dei vari gruppi etnici che vivono in Alto Adige, sono solo i partiti della sinistra italiana e tedesca, i sindacati, molte associazioni culturali di varia estrazione. Tutti gli appelli perché si trovi un'intesa che consenta in qualche modo la prosecuzione dell'iniziativa cadono nel vuoto. Il 5 novembre 1979, con il massiccio intervento delle forze dell'ordine, l'ex Monopolio viene sgombrato. I muri che portano ancora i segni colorati lasciati dagli occupanti vengono abbattuti. Si fa il parcheggio che resterà a disposizione sino a quando, in tempi più recenti, l'area ospiterà, in un altro clima in un altro spirito, il Museion, fiore all'occhiello della modernità culturale dell'Alto Adige.

Nulla, nemmeno una piccola targa, nel nuovo modernissimo edificio, ricorda su quel terreno, quarant'anni fa, fu tentato un esperimento coraggioso, nel segno di una tensione verso l'incontro reciproco tra i gruppi che abitano questa terra. Ma forse è meglio così. Di quella tensione e di quelle speranze non è rimasto davvero molto.

P.S: queste brevi note sono solo uno spunto per aprire una finestra su quegli avvenimenti. Sono certo che, tra i lettori di Salto, vi sono diverse persone che quelle vicende le hanno vissute. Sarebbe interessante sentire la loro storia e la storia di quei giorni.

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Sepp.Bacher Sa., 05.10.2019 - 21:01

Ich verstehe die letzten beiden Sätze nicht, Herr Ferrandi. "Ma forse è meglio così. Di quella tensione e di quelle speranze non è rimasto davvero molto." Perche è meglio cosí? Od é ironia?
Schön diese Erinnerungen wieder aktiviert zu haben, Herr Ferrandi. Ich war nicht bei der Besetzung dabei, aber meine Freunde vom Südtiroler Kulturzentrum. Ich habe am regen Kulturleben und an Festen teilgenommen und eben auch "Die Rundköpfe und die Spitzköpfe" gesehen, ein Stück, das auch im jetzigen Südtirol wieder aktuell wäre. Aber wahrscheinlich ist nicht mehr die Zeit dazu!
Leider hat sich Südtirol bezüglich "cultura e di interscambio sociale ed etnico" nicht zu besseren entwickelt. Schade!

Sa., 05.10.2019 - 21:01 Permalink