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Vino Slow

Il 12 ottobre a Montecatini (PT) la presentazione di Slow Wine 2020. Tante le bottiglie dell'Alto Adige premiate. Il ruolo del Consorzio. Intervista a Federica Randazzo.
Vino
Foto: Pixabay

L'Alto Adige del vino è un mosaico in movimento. Lo è perché in pochi chilometri si passa da vigneti in zone dal clima relativamente caldo, a 200 metri sul livello del mare, a valli di montagna, e per la coesistenza di tre tipologie di aziende: ci sono le cantine sociali, imprenditori privati e vignaioli. E - spiega a Salto.bz Federica Randazzo, responsabile per l'Alto Adige della guida Slow Wine - "è interessante notare come una volta raggiunto un alto livello qualitativo medio, con un processo iniziato negli anni Ottanta, tutti questi soggetti hanno saputo lavorare molto sull'immagine del vino altoatesino nell'Italia e nel mondo, per comunicare un messaggio forte di qualità del territorio, di affidabilità, di coerenza del prodotto". 

Secondo Randazzo, guardando ai tre protagonisti - cantine sociali, imprenditori e vignaioli - "le prime hanno continuato ad essere le protagoniste (valgono ancora il 70 per cento della produzione), puntando su cantine nuove, con belle strutture innovative e all'avanguardia, come quelle di Cantina Caldaro e di Cantina Bolzano, gli imprenditori crescono, i vignaioli emergono". 

Slow Wine 2020 - che viene presentata a Montecatini Terme (PT), il prossimo 12 ottobre, con una grande degustazione dedicata ai vignaioli premiati da Slow Food (in calce all'articolo le aziende dell'Alto Adige) - traccia infatti un bilancio degli ultimi dieci anni: “Ci tengo a sottolineare l'emergere dei vignaioli, che hanno un'identità sempre più delineata, e diventano personaggi di riferimento per la viticoltura altoatesina. Hanno aperto un dibattito, e stimolato un diffuso impegno alla ricerca della qualità. Dal canto loro le cantine sociali stanno puntando allo sviluppo di etichette premium, che segnano nuovi traguardi ambiziosi per questa terra". 

Ad aver trainato una crescita di tutto il territorio, secondo Slow Wine, è stata la creazione del Consorzio Vini Alto Adige, nato nel 2007, del quale fanno parte le cooperative sociali, i commercianti di vino e i vignaioli indipendenti. "Da oltre 10 anni - scrive la redazione di Slow Wine - il Consorzio svolge un’intensa attività di marketing, fungendo da vero e proprio amplificatore e collante delle realtà locali".

 

 

Tra le tante azioni del Consorzio c'è anche un summit, che ogni due anni propone una riflessione, e invita gli stakeholder della filiera del vino ad interrogarsi su come evolvere nella viti-vinicoltura. "Nel 2019, sono stati affrontati due temi caldi - racconta Randazzo -. Il primo è il riscaldamento globale: si è parlato così della necessità di andare ad identificare appezzamenti più in quota, cercando di capire se questo possa rappresentare o meno una risposta al climate change. Sono in corso attività di ricerca e sperimentazione, in laboratorio e anche in campo, e qui entra in gioco il secondo tema, quello dei PIWI, varietà di vite resistenti alle crittogame, per le quali Alto Adige e Trentino sono state le regioni apripista a livello italiano. Oggi quasi tutti i produttori sperimentano almeno una varietà: è un modo per dare risposta alla sfide del XXI secolo". 

Sono due le nuove aziende recensite per la prima volta nella guida Slow Wine 2020, ed entrambe fanno riferimento a vignaioli. Una è Reyter, a Gries, paese nel Comune di Bolzano: qui Christoph Unterhofer e sua moglie Rosy gestiscono un'azienda di 4 ettari, con un maso molto bello: "Hanno iniziato alla fine degli anni Novanta. Abbiamo premiato, come 'Vino Slow' la loro Schiava" spiega Randazzo. L'altra è Grawü, a Cermes, verso Merano, ed è il progetto di Dominic Würth e della moglie Leila Grasselli: "Hanno iniziato nel 2011, amano sperimentare in cantina, producono vini singolari. In particolare, abbiamo premiato come 'Vino Slow' il loro Pinot Grigio macerato. Dominic lavora molto sulle macerazioni, di cui è molto esperto" spiega Federica Randazzo.