Wirtschaft | PROWINTER 2019

“Sci, un decalogo per la qualità”

Noleggio, la proposta di Alfredo Tradati per lo Ski Rental Summit: “Un terzo degli esercizi sotto gli standard, il settore deve crescere”. Tornano i B2B Days for Snow, Rental and Mountain Innovation.
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Foto: ©Alfredo Tradati

salto.bz: Alfredo Tradati, maestro di sci, ex allenatore, nonché coordinatore del Prowinter Lab, quali sono le novità del noleggio che verranno discusse durante Prowinter 2019, la fiera dedicata al rental per il turismo invernale che torna da martedì 9 a giovedì 11 aprile a Bolzano?
Alfredo Tradati: nel dettaglio, i dati che abbiamo raccolto nell’ultimo anno verranno presentati mercoledì, nell’appuntamento dedicato al futuro del noleggio. Posso dire che abbiamo completato il confronto con i noleggiatori italiani. L’anno scorso avevamo contattato 370 realtà, quest’anno, nella stagione 2018-2019, abbiamo finito con i 480 mancanti. Per avere un’idea, in Alto Adige sono 130, in Trentino 80.

 

Può dare qualche anticipazione su quello di cui si parlerà mercoledì durante lo Ski Rental Summit sul futuro del noleggio?
Abbiamo in mano una serie di dati interessanti, dalle dimensioni del punto vendita, in metri quadrati, passando per il numero di dipendenti, ai servizi e prodotti offerti. Che ci permettono di capire bene cosa esattamente viene reso disponibile al cliente: sci, scarponi, caschi, tavole da snowboard, eventualmente sci d’alpinismo e via dicendo. E soprattutto ogni quanto vengono cambiati i prodotti.

 

E cosa avete ricavato, ad esempio sul turnover?
Questo è un dato molto importante. Notiamo che la vita media dei prodotti del rental è ora di circa 3 anni. Un valore che sta migliorando rispetto agli anni scorsi. In Alto Adige siamo sui 2,6 anni, mentre in altre regioni gli sci vengono sostituiti ogni 4-5. Chiaro che per le aziende produttrici una buona media sarebbe il 100% ogni anno.
 

 

La sostituzione incide sulla sicurezza?
Naturalmente. Durante il summit di mercoledì daremo un quadro che serve soprattutto ai noleggiatori. Grazie ai dati vedremo quante aziende rispettano gli standard, le norme Iso per la regolazione degli attacchi. Abbiamo rilevato delle carenze all’interno del settore.

 

In quale misura?
Esiste una parte cospicua, circa un terzo dei noleggiatori, che si affidano magari solo all’esperienza degli addetti, ma che non rispettano i precisi standard per la regolazione. Qui si parla di regole e di strumentazione tecnica. Se sulle piste ci sono incidenti per colpa dei materiali - e sempre di più le forze dell’ordine che intervengono fanno una relazione sulla condizione dell’attrezzatura - queste aziende rischiano di avere problemi. Sono circa 200 noleggi in Italia, non è poco.

 

Il settore quindi deve crescere su questi standard?
Sì, nel secondo Rental summit del Prowinter Lab parleremo proprio di questo. Di come il servizio debba essere orientato a qualità, sicurezza, efficienza e cortesia. Abbiamo una proposta in serbo, una novità: l’idea di un decalogo di best practice per il noleggiante. Una carta che contenga tutte le indicazioni per un servizio sicuro e all’altezza. È una proposta per il prossimo inverno, per la stagione 2019-2020. Conterrà suggerimenti sia per gli addetti che per i clienti. Con alcune domande: gli attacchi sono allineanti alle norme Iso? E la sistemazione di solette e lamine? Non è ancora una certificazione, per quella la strada è lunga, ma un documento che ricorda anche al cliente che ha diritto alla qualità. Non è un optional.

 

Il noleggio, come ha raccontato lei stesso a salto.bz un anno fa, è cresciuto moltissimo nel decennio scorso. E adesso che succede?
Siamo in una situazione di stabilità. Riguardo al giro d’affari, non ci sono numeri esatti, ma si può calcolare che solo il valore degli sci comprati dai noleggi italiani si aggiri sui 12,5 milioni di euro, calcolando 50.000 paia di sci acquistati e una media di 250 euro a coppia. Quanto al mercato, la frequentazione dei noleggi è in crescita, ma non esponenzialmente come nell’ultimo decennio. Il rental è sempre una voce importante, per ovvi motivi logistici, per gli stranieri sulle nostre piste. All’80% usano attrezzatura non di loro proprietà.

 

L’anno scorso lei indicava un dato, ricavato dallo studio Dimark srl per Assosport: il noleggio è stato scelto dal 58% dei 4,4 milioni di utenti delle piste italiane, durante un’intera stagione. Cos’è cambiato ora?
Siamo attorno a quei valori, considerando che la stagione in corso non è stata bellissima sul fronte della neve, malgrado le recenti perturbazioni. Ciò che constatiamo è lo spostamento di molti noleggi su prodotti di medio-alto livello. Il mercato si sta stabilizzando, non cresce più ai livelli degli ultimi dieci anni. Va verso la maturazione. Ed emerge la sensazione che ci siano noleggi che chiudono.

 

Un segnale negativo?
No, perché testimonia la pulizia del mercato, fenomeno che molti auspicano. Su 800 aziende circa 20 sono venute meno. Poche, ma significa che il mercato si sta assestando e che gli esercizi magari improvvisati, con operatori non professionali, che non avevano un’offerta all’altezza, hanno cessato l’attività.

 

Si torna quindi al richiamo sulla qualità?
È la direzione da seguire, senza dubbio. Ecco perché proponiamo il decalogo.