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Nuova Europa, agricoltura a rischio?

Tagli alle risorse della PAC, nessuna soluzione per il lupo. La nuova Europa pare avere poche risposte per i contadini altoatesini. Ma Dorfmann la pensa diversamente.
Protesta
Foto: Angelika Schrott/Roman Clara

I contadini delle 20.000 imprese agricole dell’Alto Adige sono preoccupati. Non basta il lupo a togliere il sonno agli allevatori della provincia, che ieri hanno manifestato in piazza Magnago chiedendo alla Provincia un intervento immediato. Obiettivo: modificare il quadro normativo che a partire dagli anni Settanta pone il predatore fra le specie protette in forza di leggi nazionali, della Convenzione di Berna del 1981 e della direttiva comunitaria Habitat del 1992. Fra i grattacapi dei contadini dell’Alto Adige c’è anche la riforma della Politica Agricola Comunitaria (PAC), che rischia di tradursi in una diminuzione dei contributi in conseguenza di una generale revisione al ribasso delle risorse ad essa dedicate dal bilancio Ue 2021-2027.

Che la questione sia molto spinosa lo conferma anche il fatto che martedì il Consiglio agricoltura dell’Unione riunito in Romania ha posticipato la propria presa di posizione sulla PAC, in attesa – ha detto il commissario Ue all’agricoltura Phil Hogan - dell’accordo sul documento di programmazione finanziaria pluriennale. Preoccupazione per il futuro della PAC l’ha espressa anche l’assessore provinciale Arnold Schuler che ieri ha presieduto il Comitato di sorveglianza del Programma di Sviluppo Rurale 2014-20: “Siamo preoccupati per le prospettive che la proposta di riforma della PAC offre ai paesi membri ma soprattutto alle Regioni. Troppe sono le questioni aperte: il budget destinato al prossimo periodo, la regionalizzazione della programmazione, la verifica annuale del raggiungimento dei risultati. A tutte queste tematiche nei prossimi mesi e anni bisogna rispondere con delle soluzioni praticabili che sicuramente troveremo, soprattutto con il supporto del Ministero".

La nuova PAC e i fondi strutturali per l'agricoltura saranno la sfida decisiva della legislatura

Lupo e PAC sono due punti chiave del programma del neo confermato parlamentare europeo Herbert Dorfmann, che con oltre 140.000 preferenze si è visto confermare il seggio a Bruxelles all’esito di una votazione che ha registrato un’affluenza elevata e la frenata – tranne che in Italia – dei movimenti nazionalisti e sovranisti europei. Già membro della Commissione comunitaria per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, Dorfmann si dice convinto che la partita della PAC e dei fondi strutturali per l’agricoltura rappresenterà una delle sfide decisive nell’ambito di una legislatura che preannuncia grandi riforme in tutti i settori, con la prospettiva di una vera e propria ridefinizione del concetto e del DNA d’Europa come lo abbiamo conosciuto fino a questo momento.

Onorevole Dorfmann, in Alto Adige c’è preoccupazione per la riforma della PAC. Come si svilupperà questa discussione nell’ambito della legislatura?

Il contenuto della PAC e l’entità delle risorse destinate ai fondi strutturali per l’agricoltura dipenderanno dall’accordo finanziario fra gli Stati membri. Sin d’ora però possiamo registrare come l’incidenza percentuale dell’agricoltura sia a livello di fatturato che di forza lavoro all’interno dell’Unione si stia riducendo, e sulla base di questa considerazione verranno elaborate le nuove linee della PAC. In questo contesto farò tutto il possibile per continuare a garantire agli agricoltori di montagna altoatesini le risorse che consentono loro di svolgere il proprio lavoro.

 

 

Gli allevatori altoatesini hanno protestato ieri davanti al Consiglio provinciale in piazza Magnago chiedendo un intervento immediato contro le incursioni dei lupi. Eppure, oltre ai contributi provinciali per finanziare misure preventive come i recinti elettrificati, lo scorso novembre la Commissione europea ha anche introdotto la possibilità di coprire al 100% (finora il limite era dell’80%) i costi sostenuti dalle aziende agricole per prevenire i danni causati da lupi e da altri animali protetti. Cos’altro può fare l’Europa per rispondere alle loro richieste?

Il lupo deve essere gestito anche a livello europeo, non solo a livello nazionale e regionale. Per questo vanno cambiate le leggi che sin dagli anni Settanta hanno posto questo animale sotto tutela. Non stiamo più parlando di una specie in via d’estinzione come lo era 30 anni fa quando queste norme furono emanate. Oggi aspettare ancora sarebbe assurdo.

 

 

Occorre un management europeo per i grandi predatori e in particolare per il lupo, sul modello della Francia e della Finlandia

Quali realtà potrebbero costituire un esempio da imitare per il management di questo predatore?

In Francia è stato posto un limite massimo alla presenza dei lupi, lo stesso è accaduto in Finlandia. Fortunatamente gran parte degli Stati europei ha capito che così non si può andare avanti, solo in Italia non si fa ancora nulla perché la montagna è completamente abbandonata a se stessa e dunque il problema non è percepito con la stessa urgenza che qui in Alto Adige. Da noi le cose sono diverse: sulle montagne ci vivono le persone e sulle montagne deve esserci spazio anche per loro e per i loro animali, non solo per le specie selvatiche.

Da questi due soli temi è già chiaro che quella appena iniziata non sarà una legislatura semplice. A cosa dobbiamo prepararci?

Quella appena iniziata sarà una legislatura importante, dove verranno poste le basi della riforma dell’Unione Europea stessa. Tutti hanno ormai capito che il progetto europeo ha bisogno di una spinta nuova, anche alla luce del risultato elettorale che ha registrato un arretramento delle forze estreme sia di destra che di sinistra. Il segnale delle urne è stato chiaro: la gente si aspetta qualcosa di nuovo, un’Unione più vicina alla gente con un progetto politico vero alla base.

A proposito del segnale proveniente dalle urne, la Svp è stata criticata per aver confermato la tradizionale alleanza con Forza Italia di Berlusconi nel Ppe. Rivendica la scelta fatta?

Per valutarne la bontà basta vedere l’esito del voto. A parte qualcuno che voleva solo fare polemica, gli elettori hanno capito che questa alleanza era quella naturale per noi, che ci avrebbe garantito un seggio e fine. Per il resto le nostre strategie pre-elettorali sono state distinte e io non mi sono in alcun modo affiancato a loro nel corso della campagna.

"Cambiamento climatico e sostenibilità rappresentano una priorità per l'attività politica che ci aspetta"

Ha parlato di legislatura complessa per l’Unione. Ma per l’Alto Adige cosa cambierà?

A dire il vero molto poco. Assisteremo certamente a dibattiti intensi anche sui temi che riguardano l’Alto Adige come ad esempio le politiche infrastrutturali, la collaborazione transfrontaliera, le politiche regionali e i fondi all’agricoltura, ma sostanzialmente le cose non cambieranno concretamente in tempi così brevi.

Una delle priorità a livello mondiale è ora quella del cambiamento climatico e della sostenibilità. Come si pone l’Europa rispetto a questa sfida?

Con il cambiamento climatico e le sue conseguenze fronteggiamo oggi una situazione nuova. Nel campo della tutela del clima rivendico gli Accordi di Parigi, che senza l’Unione Europea non avrebbero mai visto la luce. Negli ultimi 5 anni si sono moltiplicati interventi e regolamenti e l’interesse è aumentato, poiché proprio i temi degli Accordi di Parigi sono stati al centro della campagna elettorale di tutti gli schieramenti.