Kultur | Teatro

Richiedenti asilo e attori

La compagnia TeatroBlu lavora al Cristallo e cura Wish you were here, il progetto che unisce cittadini e rifugiati. Benussi: “Dall’incontro nasce un lavoro creativo”.
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Foto: teatro blu

Nicola Benussi, regista e direttore artistico di TeatroBlu, la vostra cooperativa si occupa di cultura e teatro, in che modo?


Nicola Benussi:
la nostra cooperativa fa attività per il Teatro Cristallo di Bolzano, per cui curiamo una parte della stagione teatrale che è quella rivolta a giovani, “giovani adulti” e famiglie. Abbiamo diverse proposte tra cui la rassegna dedicata a genitori e figli, per la quale partiamo il 27 ottobre con il primo spettacolo, e il Teatro dei bambini, che parte questo mese e finisce a marzo, con otto spettacoli dal panorama nazionale. Poi facciamo anche formazione per chi è interessato alle arti sceniche.

Come funziona questo avvicinamento al palcoscenico?


Organizziamo corsi di teatro e corsi di formazione alla creatività per una vasta platea, dai bambini di tre anni fino agli anziani di 80 anni, passando per gli adulti. E ci sono anche i progetti aperti, come Wish you were here dedicato ai rifugiati.

Di cosa si tratta?


È un progetto lungo sei mesi che coinvolge sia i cittadini interessati ad avvicinarsi a teatro che i richiedenti asilo che vivono a Bolzano e in Alto Adige. Cerchiamo di formare un gruppo misto che a sua volta si occupa di preparare uno studio da presentare in teatro, in altre parole uno spettacolo. Abbiamo un massimo di 25 partecipanti e questo è il terzo anno. Lo spettacolo elaborato l’anno scorso è programmato per il 30 novembre prossimo al Teatro Cristallo. Si chiama “Il rifiuto”.

A cosa si ispira?


A Romeo e Giulietta, il classico di Shakespeare, che tratta il tema del rifiuto, per un doppio significato che volevamo sottolineare: il rifiuto inteso come il gesto che compiamo quando allontaniamo qualcuno che non ci serve più e anche come l’attitudine dell’essere umano a rifiutare e ad opporsi a qualcosa. In Romeo e Giulietta il concetto centrale di opposizione è evidente. Noi però ci ispiriamo alla tragedia per raccontare qualcosa che appartiene al contemporaneo.

 

La partecipazione dei richiedenti asilo è, diciamo, per fare “bella figura”?


No, tutt’altro. Non li coinvolgiamo per un fatto pietistico, lavoriamo con i richiedenti asilo come persone e li trattiamo come i ragazzi di Bolzano o di qualsiasi altra città italiana. Allo stesso tempo non lavoriamo sulla loro storia di dolore, ma perché con la loro attività sul palco possono portare un colore, un aspetto di cultura che mischiato alla nostra, di cultura, può creare un prodotto culturale creativo. Sono persone come noi, non vanno etichettati o pensati con buonismo.

Il progetto di quest’anno quando parte?


Si parte il 23 ottobre, martedì sera, per l’attività che porterà il prossimo spettacolo in scena a giugno. Facciamo un incontro pubblico nella sede del Cristallo a Bolzano per incontrare i cittadini e i richiedenti asilo interessati. Ci auguriamo di avere un gruppo misto, fatto di nazionalità diverse, di persone che sono in città per motivi diversi. Abbiamo avuto dall’iracheno al bolzanino passando per un finlandese, insomma non conta la provenienza diversa, che è comunque un arricchimento per il gruppo, conta che ci sia giro, che sia una cosa abbastanza aperta.

Residenti “local” e persone che hanno attraversato il mare a loro rischio per un futuro migliore imparano quindi a conoscersi facendo teatro. Ma funziona?


Sì, se ci si ritrova nella modalità dell’incontro, per cercare di creare qualcosa insieme, partendo dalle dinamiche del lavoro fisico sulle quali ci si misura nel teatro.