Politik | Internazionale 2022

“Il nostro lavoro comincia adesso”

Dopo due settimane di proteste, in Iran si parla di una nuova rivoluzione in atto. Qual è il ruolo dell’arte e della letteratura in un momento storico così cruciale?
Iran revolution
Foto: Screenshot

Dalle file chilometriche presenti sin dalle prime ore del mattino, si può affermare con un certo grado di sicurezza che quello di domenica 2 ottobre sia stato l’incontro più atteso, ma anche il più difficile. Nell’ultima giornata del Festival di Internazionale a Ferrara il panel “Iran, La terra della fantasia” doveva spaziare dalla ricca produzione artistica, culturale e letteraria che raccontava le contraddizioni di un paese, che oggi invece si trova sull’orlo di una rivoluzione epocale.

Credevo di essere uno scrittore di avanguardia e invece sento che tutto quello che ho scritto in questo momento sia da buttare

“A cosa serve dunque l’arte in questo momento storico?”, chiede il ricercatore e traduttore Giacomo Longhi. La risposta di Mohammad Tolouei, noto scrittore e drammaturgo iraniano, ha spiazzato tutti: “Credevo di essere uno scrittore di avanguardia e invece sento che tutto quello che ho scritto in questo momento sia da buttare. Quello che vediamo adesso è il vero Rinascimento. Io sono uno spettatore e sono molto indietro nell’analisi rispetto a quello che sta avvenendo in questo momento nelle piazze iraniane. Non vedo l’ora di tornare a Teheran”.

Nonostante la censura, l’Iran è da sempre stata una fucina di artisti e intellettuali, molti dei quali costretti alla diaspora, come Bita Malakuti, scrittrice e poeta residente a Praga e Mozhde Nourmohammadi, regista e fotografa ora residente in Spagna, entrambe intervenute durante l'incontro.

Nemmeno loro sanno veramente cosa è proibito o meno

Ad avere vita più difficile sono stati i libri, racconta Tolouei. Esiste una forma di censura discrezionale e senza delle vere e proprie linee guida: “Quando pubblichi un libro devi chiedere il permesso. Quello che mi è stato censurato una volta è stato invece pubblicato in un altro libro. Nemmeno loro sanno veramente cosa è proibito o meno. Per questo preferisco scrivere sulle riviste, anzichè libri. Ma la censura ha sempre fatto parte della storia iraniana, sebbene dopo la rivoluzione del ‘79 si sia esacerbata”.
“L’arte è quello strumento che ci permette di aggirare la censura e che ci permette di raggiungere i nostri lettori e spettatori anche da lontano” ha spiegato Nourmohammadi che proprio grazie all’arte è riuscita ad arrivare a importanti fette di pubblico iraniano, soprattutto donne.

 

Ma l’arte è fondamentale anche per fissare nella memoria tutto quello che viene poi dimenticato dai flash della notizia. L’Iran è un paese in continua evoluzione ma sono molti i fatti storici che sono stati rimossi dall’immaginario collettivo, soprattutto quelli che avevano protagonista le donne, ricorda Malakuti: “La letteratura non ha fatto abbastanza. Le donne hanno cominciato a scendere in piazza sin dal primo giorno della Rivoluzione islamica, quando il primo provvedimento introdotto dalla destituzione dello sciah è stato l’obbligo del velo nei luoghi pubblici. Eppure queste manifestazioni, come molti altri eventi, sono state rimosse. Noi intellettuali abbiamo un compito fondamentale nel far riemergere dall’oblio pezzi di storia fondamentali. E il nostro lavoro più importante comincia adesso”.