Gesellschaft | robotica

I videogiochi? Non solo un passatempo

Al Centro Juvenes di Bolzano sono molti i ragazzi e le ragazze che imparano a programmare utilizzando robot e videogiochi. Ecco le potenzialità delle nuove tecnologie.
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Foto: juvenes

Che il gioco possa essere utilizzato come il linguaggio principe delle attività didattiche degli studenti, al Centro Giovanile Juvenes lo hanno capito molto bene. L’utilizzo di strumenti tecnologici e, soprattutto, di videogiochi e robot, possiede qualcosa che va oltre il mero divertimento e passatempo a cui siamo abituati ad associarlo. Fabrizio Gonzo – educatore Juvenes dal 2016 e insegnante di sostegno – e Kevin Delugan – animatore del Centro – raccontano le potenzialità dell’apprendimento attraverso software di programmazione dei robot e i videogiochi. “L’importante – e lo sottolineano loro stessi – è mantenere la consapevolezza dei tempi d’utilizzo, senza eccedere”
Quello della robotica è uno delle numerose attività proposte dal “castello delle idee”, che racchiude le iniziative pomeridiane proposte dal Centro che si prefiggono lo scopo di “far scoprire ad ognuno la propria passione, così da indirizzare al meglio i giovani nel mondo del lavoro o nell’orientamento scolastico”; ma forse, proprio per la sua originalità, il laboratorio della robotica è tra i più interessanti e coinvolge, oltre ai partecipanti, circa 70 ragazzi delle scuole superiori che svolgono un servizio di volontariato.


“L’attività che proponiamo da più tempo è sicuramente quella della programmazione di robot con i Lego; ma la cosa forse più interessante è l’utilizzo didattico che facciamo di Minecraft, un videogioco molto utilizzato dai ragazzi, che stimola la fantasia, ma che spesso viene usato come passatempo, senza una finalità strutturata. Allora ci siamo detti: perché non utilizzare Minecraft per insegnare la matematica e i linguaggi di programmazione?” racconta Fabrizio Gonzo. “E così, utilizzando il gioco come mezzo per imparare, abbiamo constatato che il progetto funziona ed effettivamente i partecipanti acquisiscono nuove abilità”.
“Usare un videogioco può avere un fine didattico, anche se molti genitori pensano non sia così. Con il passare del tempo però – racconta Kevin Delugan – le famiglie hanno iniziato a fidarsi delle attività che proponiamo ai loro figli, notando che i ragazzi hanno acquisito nuove conoscenze. Questo non toglie che sia necessario dare la consapevolezza ai partecipanti che sia importante darsi un limite e non far nascere dentro di sé una vera e propria dipendenza. L’impegno investito e le cose apprese sono reali anche se avvengono nel mondo digitale”.

 

Dal Lego, a Nao, fino a una nave robotica

 

Dal lunedì al venerdì, quindi, al Centro Giovanile Juvenes diversi giovani entrano in contatto con oggetti e tecnologie che altrimenti non avrebbero modo di sperimentare, anche visti gli elevati costi dei materiali.
“L’avvicinamento al mondo della robotica potremmo dire che funziona a gradini – continua Delugan – ovvero parte dai robot della Lego e arriva, nel nostro caso, alla costruzione di una nave robotica in grado di misurare la profondità di un bacino d’acqua”. Recentemente, infatti, i ragazzi del Centro Juvenes hanno costruito un robot in grado di calcolare la profondità di un bacino d’acqua, facendo delle prove anche all’interno delle piscine, e lo hanno presentato ad alcune competizioni internazionali e a Mille e Una Scienza, il Festival della Scienza di Bolzano di cui si è scritto in questa rubrica il mese scorso.
“Quando si insegna a un robot a camminare, come nel caso di Nao – il robot dalle sembianze umane che può essere programmato per fini didattici – si cambia di molto la propria mentalità, sviluppando una logica diversa già in età giovanile” spiega Delugan. Le attività proposte dal Centro Juvenes stimolano i giovani anche nella programmazione di veri e propri videogiochi, con l’utilizzo di software dedicati.



Insomma, dal motto “essere giovani per i giovani” è nata una collaborazione tra ragazzi di età differenti che apprendo, in modi alternativi, anche le materie scolastiche più classiche perché, come dice l’educatore Kevin Delugan, nonostante videogiochi come Minecraft possano essere considerati come un mondo parallelo, le cose che vengono insegnate all’interno del mondo virtuale sono effettivamente reali e possono risultare utili nel mondo scolastico e lavorativo.