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Italo. Educazione di un reazionario

Il nuovo fumetto di Vincenzo Filosa racconta le ansie e le paure del mondo contemporaneo e di un'Italia in preda ai propri fantasmi e alla decadenza.
Italo. Educazione di un reazionario
Foto: Vincenzo Filosa

Italo Filone. Professione: fumettista e impaginatore. Situazione sentimentale: convive con la sua compagna a Milano, ha un figlio molto bravo a scrivere i temi di italiano. Situazione economica: se la passa male, è pigro e persiste in lavori che gli fruttano pochi soldi per mandare avanti la famiglia, per fortuna ci sono dei genitori presenti che lo possono aiutare nei momenti di difficoltà. Segni particolari: fugge dalle responsabilità attraverso l’assunzione di svariate sostanze (oppiacei, eroina) mettendo a repentaglio una possibile vita felice e priva di dispiaceri eccessivamente grandi. Italo. Educazione di un reazionario è l’ultimo fumetto di Vincenzo Filosa.

C’è redenzione? C’è la rivalsa dell’underdog che desidera una vita normale? Non proprio, Filosa conosce alcuni aspetti dell’animo e delle situazioni umane complesse che non possono essere liquidati in maniera così affrettata e manichea. Italo cerca di uscire dal vizio andando in terapia. Solo che l’assuefazione che gli provocano i medicinali è egualmente seducente e Italo non può fare a meno di temporeggiare con la sua vita. Il protagonista del fumetto fa proprio questo: temporeggia, perde tempo, non si impegna. Quando lo fa sembra un bambino entusiasta che ha appena ricevuto un buon voto. Italo ha molte possibilità davanti a sé ma le rifiuta, vorrebbe stare sul divano ed essere viziato, vorrebbe lavorare poco e guadagnare molto, vorrebbe che sua moglie stesse in casa e cucinasse per lui. Vorrebbe che tutto gli andasse per il verso giusto, senza prendere alcuna decisione. Ma Italo sa cucinare solo pasta e piselli e quindi comincia a odiare qualsiasi cosa esca fuori dal canone desiderato.

 

 

Voler essere accettato dalla comunità familiare, da quella lavorativa e da quella sociale: questo è il dramma di Italo. Solo per fare un primo passo verso questa realizzazione individuale, a Italo servono le droghe: si sente inadatto alla vita e si sente incompreso. Con Italo il lettore non entra né in sintonia, né in empatia: il lettore capisce il disagio del protagonista e lo osserva lungo il suo percorso di vita. Il lettore registra. La stessa sensazione la si incontra quando si leggono i fumetti di Tsuge, il pioniere del fumetto semi-autobiografico giapponese.

Il contesto italiano della storia non aiuta la possibile rivalsa di Italo nei confronti della sua stessa vita. L’Italia – sia quella di Milano, sia quella meridionale – si presenta come un ostacolo verso la realizzazione individuale del protagonista. Da una parte vediamo centri di recupero affollati e piazze di spaccio, dall’altra vediamo matrimoni kitsch e spiagge piene di quei particolari volti e corpi che solo in Italia si possono trovare e che Filosa sa rappresentare così bene. L’Italia di Filosa è un paese poco accogliente nei confronti dei migranti, maschilista, culturalmente arretrato e che non cura i propri luoghi. L’Italia di Filosa è un paese pauroso, pieno di insicurezze, come mostra nelle prime pagine del fumetto. In una sequenza meravigliosa, l’autore mette sulla pagina otto tavole in cui le vignette diventano sempre più piccole e le ansie delle persone di moltiplicano nei ballon di pensiero. In mezzo alla gente, mostri e strani esseri girano incontrollati.