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Foto: Luca Sticcotti
Politik | Avvenne domani

Il miracolo di San Maurizio

Storia di un pronto soccorso finito al posto di un magazzino per servire quasi la metà della popolazione altoatesina.

Narra un'antica leggenda che San Maurizio, dopo aver compiuto il miracolo di far costruire l'ospedale di Bolzano su un terreno talmente paludoso che, prima di allora, non teneva dritti nemmeno i pali delle vigne, si accorse di aver fatto un errore. Aveva dimenticato i locali per il pronto soccorso. Dopo essersi a lungo arrovellato, il Santo scoprì che c'erano, sotto l'entrata principale alcune stanze destinate ad accogliere un magazzino. Era una soluzione di fortuna, ma l'unica praticabile al momento.  San Maurizio non era del tutto convinto, ma l'ospedale doveva aprire e così si risolse ad adottare quel ripiego,  ripromettendosi di sistemare tutto in modo migliore quanto prima. Poi, dato che anche ai Santi accade di dimenticare qualcosa, quel che doveva essere provvisorio divenne definitivo e il pronto soccorso dell'ospedale è rimasto nei locali destinati al magazzino.

È solo una leggenda, ma come tutte le favole contiene forse un pezzetto di verità, come del resto tutti possono constatare entrando nelle stanze che ospitano il pronto soccorso bolzanino. Ora, i vertici della sanità altoatesina promettono che, già con il prossimo anno, il reparto verrà trasferito in una sede più degna. Nell'attesa non resta che domandarsi se un semplice trasloco basterà a risolvere i gravissimi problemi che affliggono uno dei servizi di maggior importanza dell'ospedale bolzanino. Verranno sicuramente mitigate alcune disfunzioni tra le più macroscopiche, come quella che vede i pazienti in attesa di essere visitati accatastarsi in disordine in un ingresso ridottissimo, intralciando l'arrivo di feriti gravi, contendendosi il posto con i senza fissa dimora che cercano un riparo dal gelo invernale, ma altri problemi, di non minore importanza, rischiano di restare quelli di sempre.

A spiegare perché c'è la serie di articoli pubblicati in questi giorni su Salto da Luca Sticcotti e sopratutto  la lunga e interessante intervista al medico-sindacalista Claudio Volanti, ma a monte di tutte le pur validissime considerazioni tecniche, c'è una questione di fondo che riguarda proprio il modo con cui, dalle origini, è stata organizzata, negli ultimi cinquant'anni, la sanità altoatesina.

Per capirci bene, dobbiamo fare un piccolo esercizio matematico. L'ospedale di Bolzano serve direttamente una popolazione di oltre 200.000 persone (dati ASTAT riguardanti la città capoluogo, il comprensorio Oltradige Bassa Atesina e vari comuni della cintura Nord: San Genesio, Sarentino, Cornedo, La Val d'Ega ecc..). Si tratta di oltre il 40% della popolazione provinciale. Su alcuni reparti, il pronto soccorso in primo luogo grava il peso ulteriore, e non indifferente, di accessi da tutto il resto della provincia in casi di particolare gravità, che abbisognano di cure specifiche.

Si può dunque affermare, senza temere d'essere smentiti, che il pronto soccorso bolzanino svolge una mole di lavoro che si avvicina abbastanza alla metà di tutto quello messo in campo dall'intera sanità pubblica altoatesina. Ovviamente esistono dati più precisi, ma sono ben celati, come tutti i numeri riguardanti l'attività ospedaliera in provincia di Bolzano, nei cassetti dei responsabili politici e amministrativi che si guardano bene dal divulgarli.

Comunque sia, i conti sono presto fatti. Se, in base alla situazione che abbiamo poc'anzi descritto, il pronto soccorso bolzanino può contare su un apparato complessivo, composto ovviamente da medici, infermieri, personale amministrativo, apparecchiature e strutture logistiche, pari almeno al 40/45 per cento del totale ottenuto sommando le risorse a disposizione dei sette ospedali altoatesini, allora ha ragione chi sostiene che la colpa dei disservizi risiede nell'incapacità organizzativa di qualche alto burocrate della sanità. Se invece così non fosse, se il reparto (come sospettiamo e come si desume anche dalle denunce del personale sanitario) è palesemente sottodimensionato rispetto all'utenza che deve servire, allora è inutile addossare le colpe ai livelli intermedi dell'amministrazione o sperare nell'effetto salvifico di un pur utilissimo trasloco nei locali più degni.

Torna, anche per quanto riguarda il pronto soccorso, l'annosa questione riguardante le scelte di fondo sulla politica sanitaria compiute dei responsabili della Provincia Autonoma di Bolzano negli ultimi decenni. La filosofia di fondo che si è cercato di seguire è stata quella di creare un sistema nel quale tutti e sette gli ospedali, sia quelli esistenti da decenni sia quelli creati da poco, avessero eguale importanza e dignità operativa. Si è operata così, anche in campo sanitario, la traduzione di quella politica che ha visto riaffermare, in Alto Adige, il primato della periferia rispetto al centro. Nella sanità in particolare, però, questo processo è andato a cozzare progressivamente contro una serie di fatti ben duri da demolire.

Lasciamo perdere l'enorme cambiamento intervenuto a tutti i livelli nel comparto sanitario e per il quale è divenuto anacronistico e superato il sistema un tempo basato su tanti piccoli ospedali che offrivano ognuno lo stesso tipo di servizio. Mettiamo da parte anche le prescrizioni severe che oggi impongono di concentrare gli interventi laddove vi siano strutture idonee a far fronte a qualsiasi evenienza e che non possono essere garantite ovunque e dove molti tipi di prestazione sanitaria vengano effettuati, nel tempo, un numero di volte tale da garantire la capacità di chi le pratica.

Resta, nella nostra bella provincia, un dato di fondo scolpito dalla natura e dalla storia. Esse hanno portato a concentrare una quota importante della popolazione in una determinata zona, quella che, come abbiamo visto, si raccoglie attorno alla città capoluogo. Far finta di ignorare questa realtà, sul piano dell'offerta sanitaria, può solo portare ad ulteriori gravi disequilibri.

Amareggia in particolar modo l'indifferenza totale con la quale è stata accolta, nei giorni scorsi, la notizia dell'apertura, a Bolzano, di un pronto soccorso privato, dove chi potrà permetterselo finanziariamente sarà assistito, per certe patologie, in maniera più rapida di chi invece dovrà continuare a rivolgersi al pronto soccorso pubblico.

Per decenni siamo statti tutti orgogliosi di una sanità altoatesina capace di offrire un servizio di buon livello nelle strutture pubbliche evitando il formarsi di quella "sanità di classe" che affligge il vivere civile in altre regioni d'Italia e che invece è regola brutale in altre parti del mondo come gli Stati Uniti d'America.

Pare che dovremo rinunciare anche a questo piccolo privilegio. A meno che San Maurizio non faccia il miracolo.