Gesellschaft | L'indagine

Parità, ancora una chimera

Donne e uguaglianza nelle aziende altoatesine, il report Ipl: molti settori ancora “tipicamente maschili”. Solo il 9,7% del personale dirigente è femminile.
Uomo, donna
Foto: upi

Sulla parità di genere in Italia la strada da fare è ancora lunga, e l’Alto Adige non fa eccezione. “Le donne hanno gli stessi diritti sulla carta, ma a volte tra princìpi e realtà c’è grande differenza” commenta il presidente del consiglio provinciale Josef Noggler a margine della presentazione odierna in Aula del 6° Rapporto sulla situazione occupazionale delle donne e degli uomini nelle aziende altoatesine con più di 100 dipendenti relativo al biennio 2018-2019. Il report è stato elaborato dall’Istituto Promozione Lavoratori (Ipl) - curato dalla vicedirettrice Silvia Vogliotti e la tirocinante Gaia Peressini - su incarico della consigliera di parità della provincia di Bolzano, Michela Morandini, che lo ha illustrato oggi (6 maggio) insieme al presidente dell’Ipl Dieter Mayr.
“Tra i principi fondamentali della democrazia ci sono anche pari diritti e le pari opportunità - argomenta Noggler -, sappiamo però che tra tali principi e la realtà c'è grande differenza. Le donne possono avere gli stessi diritti sulla carta, ma non hanno le stesse opportunità di un posto fisso, di una carriera, di uno stipendio pari a quello degli uomini”.

 

Acque stagnanti

 

Nello specifico dall’indagine emerge che nel 2020 sono state 156 le imprese che hanno consegnato i dati del biennio 2018/2019 con riferimento a composizione del personale, assunzioni e dimissioni, figure professionali, forme contrattuali e formazione nelle aziende. Ne risulta un quadro che “non si differenzia poi eccessivamente da quello dei bienni precedenti. Nelle attività manifatturiere, ad esempio, le donne rappresentano solo il 25,0% degli occupati, mentre raggiungono il 67,7% nel settore della sanità privata e dell’assistenza sociale” spiega Mayr.

 

Permane, quindi, una forte segregazione orizzontale, poiché in molti settori, soprattutto quelli considerati “tipicamente maschili”, la percentuale di lavoratrici donne rimane bassa. Persiste inoltre il “soffitto di cristallo”, che frena le donne nell’accesso ai posti dirigenziali per lo più a causa di impegni famigliari (la conciliazione famiglia-lavoro riguarda ancora per lo più le donne), per cui solo il 9,7% del personale dirigente, nelle imprese rispondenti, è femminile.
In termini di stabilità lavorativa il lavoro a tempo determinato è ancora molto femminile, dato che il 18,7 % delle lavoratrici nelle 156 aziende rispondenti ha questo tipo di contratto a fronte del 11,7% degli uomini. “Le promozioni - chiosa Vogliotti - continuano a riguardare in maggioranza gli uomini e solo nel 35,6% dei casi le donne”. Il part time è ancora uno strumento che le donne usano per conciliare famiglia e lavoro, posto che quest’ultime continuano ad essere la maggioranza dei dipendenti con contratti ad orario ridotto (84,1% contro il 15,9% degli uomini).

 

E i papà?

 

Riferisce Passerini che poco è cambiato anche dal punto di vista dell’aspettativa facoltativa per figli, che è richiesta nel 92,2% dei casi dalle mamme e solo nel restante 7,8% dai papà. “In tale campo c’è quindi ancora molto da fare, anche dal punto di vista culturale”. Lo studio rivela inoltre che gli uomini hanno svolto il 76,4% delle ore di formazione, mentre le donne solo il restante 33,6%, e se i corsi frequentati dagli uomini in media duravano oltre 6 ore, quelli seguiti dalle donne duravano mediamente la metà (3 ore).

La situazione non è migliorata negli ultimi anni, riassume tutto Morandini avanzando l’ipotesi che la pandemia la aggraverà ulteriormente. “È importante che venga attuata una politica attiva del lavoro per quanto riguarda l'occupazione femminile; è inoltre necessario un cambiamento culturale, perché si rompano gli stereotipi di genere che portano alla discriminazione indiretta e diretta sul posto di lavoro”. A breve termine, conclude la consigliera di parità, occorre creare strutture per la conciliazione di famiglia e lavoro in tutto l’Alto Adige.