Walsche
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Gesellschaft | finferli e nuvole

Die Walsche non è il migliore

Joseph Zoderer, suo malgrado, era diventato uno specialista della questione altoatesina ma nel tema del conflitto etnico esce spesso un quadro in bianco e nero.

Tra il 1987 e il 1988 scrissi la mia tesi di laurea. Si occupava un po' di Franz Tumler e N.C. Kaser; ma soprattutto di Joseph Zoderer (chi volesse annoiarsi un po' potrà trovarne una copia alla Tessmann di Bolzano). Di Zoderer analizzavo i quattro romanzi apparsi fino a quel momento: Das Glück beim Händewaschen, Die Walsche, Lontano, Dauerhaftes Morgenrot
Il primo e il terzo erano quelli che mi erano piaciuti di più; die Walsche mi sembrava in parte non riuscito.

Nel tema del conflitto etnico, della critica al paese sudtirolese e della città italiana l'intento didascalico e valutativo conduce l'autore a delle evidenti forzature o incongruenze

Ne ho rilette alcune parti in questi giorni e l'impressione è la stessa. 
Nel tema del conflitto etnico, della critica al paese sudtirolese e della città italiana l'intento didascalico e valutativo conduce l'autore a delle evidenti forzature o incongruenze. Ne esce spesso un quadro in bianco e nero.
Il paese incarna l'antitalianità, la Heimat idealizzata, l'appartenenza etnica, la brutalità, la primitività, il bigottismo; al mondo italiano, attorno a Silvano, sono associate immagini di allegria, chiassosità, spensieratezza, invadenza, talvolta superficialità.
Sono caratterizzazioni semplicistiche e stereotipate. Ne risulta, letterariamente, una topografia di campi semantici a tenuta stagna, che non comunicano mai e che soprattutto non avranno mai possibilità di comunicare.

“Aber ich habe mir nicht vorgenommen: ich schreibe jetzt den Südtirol-Roman. Ich habe über etwas geschrieben, was mich immer schon beschäftigt hat, die Fremdheit”, ha detto Zoderer in un'intervista a Distel.
Le pagine che si sviluppano attorno agli aggettivi “fremd”, “ausgeschlossen”, “einsam”, “allein” sono quelle che anche oggi mi sembrano le più riuscite. Pagine che riguardano l'Individuo. Olga, nella fattispecie (ma anche il padre, in parte, e Florian), la protagonista che non vuole né sa identificarsi con il paese ma nemmeno con il mondo rappresentato da Silvano.

Gli italiani sono scomparsi dalle valli e a Bolzano si parla molto anche l'albanese o il moldavo

Die Walsche è stato, credo, il romanzo di maggior successo di Zoderer e quello tradotto in più lingue. Ne è stato tratto un film; ricordo la presentazione con la sala gremita al Waltherhaus.
Oggi quel Südtirol/Alto Adige, tra il resto, non esiste più. Gli italiani sono scomparsi dalle valli e a Bolzano si parla molto anche l'albanese o il moldavo.

Zoderer, suo malgrado, era diventato uno specialista della questione altoatesina e per molti lettori (soprattutto italiani) quella è l'etichetta che ancora oggi gli vogliono addosso.
A lui si rivolgeva spesso il quotidiano Alto Adige quando voleva un'opinione autorevole su questioni interetniche.

Poi Joseph Zoderer ha scritto Lontano e, almeno per chi ha letto quanto da lui scritto dopo la Walsche, là se n'è andato con i suoi romanzi.

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△rtim post Mo., 06.06.2022 - 15:49

Dieses Leseerlebnis kann ich nur teilen. Ich finde "Das Glück beim Händewaschen" (1976) finde jedenfalls nach wie vor gelungener. Das kann mit anderer Internats- und Zöglingsliteratur mithalten. Wieso "Die Walsche" (1982) aber nun Schlüsselroman oder gar Weltliteratur sein soll, habe ich jedenfalls auch nie verstanden.
An Franz Innerhofers, "Schöne Tage"(1974), um nur ein anderes Beispiel aus der Provinzliteratur zu nennen, reicht es bei Weitem nicht heran.

Mo., 06.06.2022 - 15:49 Permalink