Politik | olimpiadi 2026

La 'Ndrangheta alle Olimpiadi

La Direzione Investigativa Antimafia avverte: gli appalti milionari sono terreno fertile per far fiorire gli affari della criminalità organizzata.
Die 1955 gebaute Sprungschanze in Cortina D'Ampezzo wird seit 1990 nicht mehr benutzt.
Foto: Zdeněk Macháček

Sono 394 milioni di euro i fondi stanziati lo scorso luglio per le infrastrutture previste per le Olimpiadi a cui si aggiunge il miliardo di euro già previsto dalla legge di Bilancio del 2020, fondi destinati alla realizzazione di opere in Lombardia, Veneto ma anche nelle province autonome di Trento e Bolzano.

Flussi di denaro imponenti che fanno sì che le Olimpiadi invernali diventino un affare ghiotto per la criminalità organizzata. A sostenerlo è la Dia, la Direzione investigativa antimafia, che lancia l’allarme sulle infiltrazioni, soprattutto della 'Ndrangheta calabrese, negli appalti legati all’edizione 2026 di Milano-Cortina.
L’allarme è stato lanciato i giorni scorsi durante la presentazione al Parlamento della relazione relativa al secondo semestre del 2021. 
Secondo la Dia, “particolare attenzione per la prevenzione di probabili tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata richiederanno anche i prossimi giochi olimpici e paralimpici di Milano e Cortina del 2026”. 

Il Veneto, in particolare, “potrebbe rappresentare terreno fertile per la criminalità mafiosa e affaristica, allo scopo di estendere i propri interessi e infiltrarsi nei canali dell’economia legale tanto attraverso complesse attività di riciclaggio e capitali illecitamente accumulati, quanto nella gestione delle risorse pubbliche”.

Saremmo in grado di imporre un protocollo con soluzioni stringenti a soggetti privati?

Un rischio, come ricorda Il Post, già annunciato lo scorso 27 aprile dalla procuratrice aggiunta Alessandra Dolci, coordinatrice della Direzione distrettuale antimafia di Milano.
Secondo Dolci, a fronte del rischio concreto di infiltrazioni mafiose aveva proposto di realizzare un protocollo antimafia che seguisse l’esempio di quello fatto per Expo 2015, che consentì al prefetto di emettere 66 interdittive antimafia. Tuttavia, aveva spiegato in quell’occasione, Expo 2015 fu gestito da un soggetto pubblicistico mentre per le Olimpiadi è necessario interfacciarsi con diverse aziende private, alcune con sede all’estero: “Saremmo in grado di imporre un protocollo con soluzioni stringenti a soggetti privati? È possibile convincere società private anche straniere a firmare un simile protocollo? Quale può essere la conseguenza per una società che affida un subappalto, una prestazione, a società che poi risultano riferibili a contesti mafiosi?”. Domande, quelle di Dolci, che ancora devono trovare risposta.