Chronik | salto europe

“Brexit progetto liberista elitario”

Intervista con Emanuela Rossini, deputata del Gruppo Misto, che segue da vicino la Brexit nella Commissione politiche europee della Camera.
Emanuela Rossini parla ai giovani della Consulta di Pergine Valsugana
Foto: Medienfriz

Negli ultimi 3 anni si è parlato e scritto spesso di elite "contro" popolo, zone rurali "contro" zone urbane. E nel contesto europeo quindi dell'algida tecnocrazia dell'Unione Europea versus il nazionalpopolare che tutela gli interessi della gente comune. E se la Brexit invece fosse un "mutante", cioè un sentimento diffuso fra il "popolo", la "gggente", che invece serve chi ha interessi ad una deregolamentazione ed una ulteriore finanziarizzazione dell'economia? L'idea di una Gran Bretagna paradiso fiscale è lo spunto più interessante dell'intervista con Emanuela Rossini, eletta alla Camera con i voti della Svp-Patt e che dal Gruppo Misto di opposizione è passata al Gruppo Misto di governo con l'esecutivo giallorosso, il Conte 2. 

Rossini, dalla Commissione politiche europee della Camera come si vede la Brexit, inevitabile dopo il voto britannico del 12 dicembre 2019?

Emanuela Rossini: Abbiamo un dossier che evidenzia le relazioni in atto tra la Gran Bretagna e l'Europa. Siamo l'ultimo paese ad aver attuato queste misure nella primavera 2019, anche per prevedere delle misure in caso di un no deal. L'esito delle elezioni è inequivocabile, però forse ci potrà aiutare a unirci un po' di più. La Brexit è un progetto politico elitario, dove a vincere è una parte dell'economia britannica, quella finanziaria ultraliberista, parlo di fintech ed offshore. Forse è l'unico Paese che poteva fare questo azzardo, perchè ha un'economia basata sulla finanza. Purtroppo il nuovo accordo firmato da Boris Johnson prevede che la Gran Bretagna rimanga fuori da ogni regolamentazione su due settori: il primo riguarda il lavoro, il secondo l'ambiente. Se pensiamo che l'Europa ha dato il via in questi giorni ad un progetto lungimirante come il new green deal...

La Brexit è un progetto politico elitario, dove a vincere è una parte dell'economia britannica, quella finanziaria ultraliberista, parlo di fintech ed offshore. Forse è l'unico Paese che poteva fare questo azzardo, perchè ha un'economia basata sulla finanza.

 

E se Galles e Scozia decidessero di abbandonare il Regno Unito e rimanere nell'Unione Europea?

Col tempo Scozia e Inghilterra, pur essendo molto diverse fra loro, si sono unite, non so se si arriverà ad uno stacco fra le due parti. Dal continente potremmo rafforzare l'unità dell'Europa. Avremo due anni per negoziare accordi bilaterali con la Gran Bretagna, cercheremo in quella sede di fare il possibile per mantenere relazioni reciprocamente funzionali. 

A dicembre si è parlato molto anche del Mes, Meccanismo europeo di stabilità (Fondo salva-Stati), come si è vissuta la polemica all'interno della Commissione?

Si è trattato di un conflitto politico senza fondamento, perchè il Mes è un'assicurazione. Non è vero che c'è un'automatica ristrutturazione del debito richiesta. Si evita il rischio contagio con uno strumento che mette a disposizione 700 miliardi di euro ed è chiaro che siano necessarie delle garanzie. Con la riforma del Mes entra in gioco anche l'Unione Europea, il tutto è coordinato all'interno dei Trattati dell'Unione Europea. Non è vero che tutto sarà in mano ad un fantomatico organo privato. Non perdiamo nessuna sovranità nazionale.

Ripassiamo un attimo da Bruxelles a Trento/Bolzano. A fine estate da Svp e Patt venne l'indicazione di astenersi sul nuovo esecutivo Conte. In quell'occasione lei decise di non seguire la linea del gruppo ed oggi siede al tavolo della maggioranza governativa. Perchè fece quella scelta?

Un nuovo governo è nato da una fase di grande responsabilità. C'era il rischio di andare incontro ad una bocciatura da parte della Commissione Europea, doveva ancora essere scelto il Commissario italiano. C'era una nuova energia e un processo di mediazione importante che stava cambiando le persone a Roma. I risultati li vedremo presto. Ho dato fiducia a questo processo a cui lavoro quotidianamente, qui sul territorio e in Parlamento.

Vi hanno "imposto" l'astensione per non crearsi dei problemi con le alleanze locali con la Lega?

La Svp è al governo con la Lega in Alto Adige, aveva i suoi equilibri da tenere. In Trentino il Patt è all'opposizione, quindi eravamo su due posizioni diverse. Io mi sono candidata perchè ero in una coalizione di centro-sinistra, non mi sarei candidata in altre collocazioni. Un anno all'opposizione a Roma mi ha fatto vedere un lato della politica non solo incapace, ma anche pericoloso. Il giorno della fiducia avevamo il Parlamento circondato da persone col pugno, non dico altro. In quel momento c'era da scegliere. Io non ho avuto alcun dubbio. A Roma bisogna lavorare, sedere ai tavoli di maggioranza. La nostra autonomia cade se cade anche la democrazia, non perchè ci sono lupi ed orsi.

 

 

Emanuela Rossini sta organizzando per il 16 gennaio un evento al King's College di Londra sul tema "Regionalism in Europe (after Brexit): Italy and UK", che verrà trasmesso anche in streaming online. Durante l'incontro di restituzione del viaggio a Bruxelles con i giovani della Consulta di Pergine Valsugana (documentato nelle scorse puntate di Salto Europe) la deputata Rossini ha spiegato anche altri aspetti del suo lavoro da parlamentare italiana molto legata all'Europa. Per esempio spiegando la fase ascendente del procedimento legislativo europeo. "La nostra Commissione recepisce (parte discendente) la normativa europea, quindi passa un po' tutto ciò che arriva poi in aula. Mentre la parte ascendente comprende il lavoro di influenzare il procedimento, lavorare assieme ai parlamentari europei su interessi italiani portando avanti delle istanze. 

La nuova Pac slitterà di due anni.

"Il 12 febbraio 2020 verranno presentati 3 emendamenti del Parlamento italiano alla Politica agricola comunitaria. Grazie all'interessamento di Herbert Dorfmann siamo riusciti ad aprire 3 articoli del provvedimento. I Paesi del Nord Europa vorrebbero far sì che la Pac sia nazionale, mentre i Paesi del Sud, come il nostro, vorrebbero poter lavorare regionalmente viste le caratteristiche diverse". 

I giovani di Pergine hanno infine scelto un motto per chiudere la loro esperienza. La frase è di Alcide De Gasperi ed è datata 1953. "Parliamo, scriviamo, insistiamo, non lasciamo un istante di respiro; che l'Europa rimanga l'argomento del giorno".