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Foto: Sebastian Felderer
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I Mondiali della svolta

E in Gardena arrivò il Color Killer.

I campionati mondiali di sci della Val Gardena si aprono il 7 febbraio del 1970. È una festa con la quale in molti sperano di scacciare i fantasmi che tormentano le cronache di quel periodo. L’Italia, solo per fare un esempio, vive ancora immersa nello sgomento per la strage compiuta, poco più d’un mese prima, con la bomba deposta presso la Banca dell’Agricoltura di Milano in piazza Fontana. Per il momento regge ancora la pista anarchica che vuole come colpevole Pietro Valpreda e ci vorranno anni per scoprire che gli autori della strage sono i fascisti di Ordine Nuovo. In Alto Adige ha destato sensazione l’incendio che, a metà gennaio, bruciando un’abitazione di Gais ha provocato la morte di tre bambini. Imperversa l’influenza: agli inizi di gennaio sono parecchie le scuole che, a Bolzano in provincia, che devono chiudere completamente i battenti dato che sono a casa ammalati studenti e insegnanti. Non manca qualche timido segno di speranza. Sul piano politico, dopo il combattutissimo congresso della Südtiroler Volkspartei di fine novembre la strada sembra spianata per varare le misure del “Pacchetto”. Il governo, a gennaio, approva il relativo disegno di legge costituzionale. È un’epoca di cambiamenti. A dicembre la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime le vecchie norme del Codice Rocco che punivano l’adulterio, se commesso dalla moglie, e il concubinato del marito. È un passo importante verso la riforma complessiva del diritto di famiglia che arriverà cinque anni dopo.

In questo clima, dominato da nubi minacciose e da qualche schiarita, la Val Gardena si appresta non senza parecchi patemi d’animo, accogliere la sua grande occasione (ne abbiamo parlato nel primo articolo di questa serie) per proiettarsi nell’Olimpo sportivo e turistico internazionale. La marcia di avvicinamento non è stata priva di intoppi. È caduta poca neve in quelle settimane e, tra le Dolomiti, ha fatto la sua comparsa persino un antenato di produzione bavarese dei futuri cannoni da neve, che diventeranno ospiti abituali delle piste alpine solo una ventina d’anni dopo. Sfuma anche la speranza di poter aprire in tempo per le gare il tratto autostradale tra Vipiteno e Chiusa. A provocare i ritardi anche gli scioperi dell’autunno caldo che bloccano le consegne di molti materiali. Nonostante tutto, comunque, procedendo a tappe forzate, vengono completati i nuovi impianti di risalita che dovranno essere utilizzati per le gare di sci. Il gioiello è costituito dalla nuova funivia che collega Selva di Val Gardena con il Ciampinoi. Portata oraria di 540 persone che, in poco più di quattro minuti, superano il dislivello di 700 metri. Una corsa singola, dicono le locandine promozionali, costa 600 lire, trenta centesimi di oggi e con 2000 lire (un euro) può essere acquistato un abbonamento quattro corse. Oggi un viaggio di sola andata sulla moderna cabinovia costa 14 euro. La funivia venne inaugurata metà dicembre, mentre alla vigilia di Natale compie il suo primo viaggio quella che serve la pista Saslonch. Nel novero delle nuove realizzazioni ci sono anche una seggiovia doppia, la prima ad entrare in funzione in Alto Adige, e alcuni skilift.

Uno degli aspetti fondamentali per i quali si è evoluta portare in Val Gardena l’organizzazione dei Campionati è costituito dalla possibilità di proiettare l’immagine della valle e delle Dolomiti tutte su un palcoscenico mondiale e qui entra in campo la televisione. Se le olimpiadi di Cortina del 1956 erano state il primo severo banco di prova per la neonata televisione italiana, i Mondiali della Val Gardena sono una sorta di esame di maturità per la Rai che affronta l’impegno con una dotazione di mezzi più che ragguardevole.

Al centro televisivo, realizzato appositamente a Ortisei, fanno capo 280 tra giornalisti e tecnici. Il programma prevede la ripresa con telecamere fisse degli ultimi 800 metri di ciascuna delle piste dove si svolgeranno le gare. Tutti i segnali convergono ad Ortisei e da qui vengono rilanciati a Roma. C’è, a questo punto, un particolare curioso. Le riprese vengono effettuate a colori, perché ormai questo è lo standard diffuso in parecchi dei paesi europei, una ventina, che trasmetteranno in diretta le competizioni. In Italia e in alcune altre nazioni d’utilizzo del colore non è però ancora stato introdotto. A Roma si discute da anni se adottare lo standard francese SECAM o il tedesco PAL (questa sarà poi la scelta definitiva). Così i segnali che arrivano dalla Val Gardena vengono rilanciati a colori per le tv estere e passati attraverso un’apparecchiatura denominata Color Killer per essere irradiati sul territorio nazionale. Le gare vengono trasmesse in diretta con il commento in lingua italiana sul primo canale e con quello in lingua tedesca sul secondo programma che funziona ormai dal 1961 e che ospita abitualmente il notiziario televisivo e i programmi in lingua tedesca per la minoranza sudtirolese.

Se l’impegno della Rai si è espresso i massimi livelli non meno cospicuo è quello messo in campo degli organizzatori. Sono 2500 le persone direttamente o indirettamente impegnate nei vari aspetti che riguardano l’allestimento delle gare e i servizi accessori. Per tutta la durata dei Mondiali nella Valle delle scuole rimangono chiuse. La Fiat mette a disposizione 150 macchine per assicurare gli spostamenti da un luogo all’altro e ci sono in servizio 50 autobus. Dalla Germania arrivano gli spazzaneve. Il traffico è rigidamente regolato in tutta la valle per evitare, per quanto possibile, ingorghi. Sono stati predisposti 12.000 parcheggi.

Dal 5 febbraio in poi iniziano ad arrivare le nazionali. Gli atleti iscritti sono in tutto 264, di cui 176 uomini 88 donne. Poi ovviamente ci sono gli allenatori, i tecnici di squadra, i dirigenti sportivi. L’evento è seguito da 350 giornalisti di tutto il mondo.

E torniamo alla cerimonia inaugurale cui purtroppo deve mancare, per sopravvenuti impegni istituzionali, il Presidente della Camera Sandro Pertini, grande amico e frequentatore della Val Gardena. È l’occasione per far suonare anche la nuovissima sigla dei mondiali composta da un musicista locale, l’artista Gratian Grossrubatscher che di mestiere fa lo scultore.

Sulla stampa altoatesina affiora qualche perplessità nei primissimi giorni dell’avvenimento: gli alberghi, si dice, fanno registrare il tutto esaurito ma presso gli affittacamere ci sono ancora molti letti liberi. Poi arrivano gli spettatori e si festeggia il tutto esaurito. Placati i timori e le ansie della vigilia ci si può dedicare con passione all’aspetto sportivo della manifestazione.

Nelle speranze nelle attese del mondo locale questi mondiali avrebbero dovuto essere la consacrazione del campioncino altoatesino la cui classe era esplosa prepotentemente sin dall’inizio della stagione. Gustav Thoeni, di Trafoi, 19 anni ancora da compiere, aveva vinto, metà dicembre, il gigante in Val d’Isere, poi era arrivato secondo nello slalom a Lienz ed aveva vinto ancora, il 4 gennaio, a Hildelang, finendo secondo a fine mese nella 3Tre di Madonna di Campiglio. Una striscia di risultati strepitosa che faceva ben sperare per le gare gardenesi. Speranze purtroppo andate deluse. Thoeni e gli altri azzurri non riescono a salire sul podio. Il ragazzo di Trafoi si rifarà con gli interessi nei mesi e negli anni successivi e proprio sulle nevi della Val Gardena sarà protagonista, cinque anni dopo, di una leggendaria sfida con lo svedese Stenmark, in uno slalom parallelo valido per l’assegnazione della coppa del mondo.

In Val Gardena i risultati premiano, con un’equa distribuzione delle medaglie, le altre compagini che in quel periodo vanno per la maggiore nel mondo dello sci. La valanga azzurra non è ancora pronta per precipitare a valle. Nel gigante maschile la vittoria va all’austriaco Karl Schranz, mentre la discesa libera e appannaggio dello svizzero Bernhard Russi. L’americano Billy Kidd si aggiudica la combinata mentre lo slalom vede la vittoria del transalpino Jean Noel Auger. Tra le donne il predominio delle francesi è ancora più netto con la vittoria di Ingrid Lafforgue nello slalom e di Michele Jacot nella combinata. La canadese Betsy Clifford si aggiudica il gigante e l’elvetica Annerosil Zryd la libera.

I Mondiali sono un clamoroso successo organizzativo che prepara la strada che porterà la Val Gardena a diventare papà fissa delle manifestazioni della coppa del mondo di sci. Di fronte allo sviluppo turistico e ai crescenti successi in campo sportivo passano in secondo ordine anche le piccole polemiche etniche, come quella che la stampa sudtirolese mette in campo per criticare quella italiana accusata di voler “italianizzare” un po’ troppo Thoeni chiamandolo Gustavo anziché Gustav. Anche questo, in Alto Adige, fa parte della tradizione. (2 – fine)