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La diversità è il futuro

Iscritti a CGIL Alto Adige in aumento, in controtendenza rispetto al resto d’Europa. Landini a Bolzano sul futuro dei sindacati: “Ritorniamo ai legami di solidarietà”.
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Foto: CGIL

“Il fatto che in Alto Adige gli iscritti CGIL sono aumentati a 38.000, quando la tendenza nelle organizzazioni sindacali europee e mondiali è in diminuzione, non è fortuna, ma è frutto del vostro lavoro. Dimostra come si possa riuscire a mettere assieme anche persone di lingue e culture diverse e come l’integrazione tra tante diversità è il futuro con cui anche noi sindacati dobbiamo fare i conti.”
Così il segretario generale della CGIL Maurizio Landini si è rivolto all’assemblea generale riunita ieri al Centro Civico di Aslago a Bolzano. Ha sottolineato che anche per i sindacati ci vuole un cambiamento culturale: “Ci vuole un modo nuovo di fare sindacato. Siamo cresciuti tutti con l’idea che lo sviluppo è senza limiti, anzi che lo sviluppo in sé è positivo perché crea lavoro. Ma le cose sono cambiate e i vecchi sistemi di produzione stanno mettendo a rischio l'esistenza stessa della vita sul pianeta, le materie prime finiscono e i livelli di inquinamento salgono - spiega il numero uno della CGIL -. Inoltre vedo molta competizione tra lavoratori, i quali anziché essere solidali fra di loro e rivoltarsi contro chi li sfrutta, si combattono l'uno con l'altro. Perché magari l’altro ha un contratto diverso, riesce a dare più disponibilità o ha il colore della pelle diversa. Bisogna ritornare ai legami di solidarietà che sono alla base dell'organizzazione sindacale e ricordarsi che la solidarietà non è un gesto di altruismo verso l’altro, ma un gesto di previdenza per tutti.”
Landini ha poi ricordato che dall’inizio del 2020 i morti sul lavoro sono già 46, compresi i due macchinisti morti nell’incidente ferroviario di ieri nel Lodigiano.

 

 

 

Signor Landini, quali sono le richieste della CGIL al governo?

Maurizio Landini: Serve un lavoro che sia sicuro, così da non morire sul lavoro e dove i giovani non devono scappare dal nostro paese. Ci vuole un intervento pubblico nell'economia che indirizzi gli investimenti e allo stesso tempo che inviti le imprese a investire sulla qualità del lavoro, anche perché c'è bisogno di un nuovo prodotto che sia sostenibile da un punto di vista ambientale. C’è bisogno di ripensare il sistema produttivo e di investire tantissimo sulla scuola e sulla formazione, sulla conoscenza e sui diritti delle persone.
C'è poi un secondo fronte aperto con il governo in cui bisogna confrontarsi per arrivare del sistema pensionistico in modo da riconoscere le differenze di genere e riconoscere che i lavori non sono tutti uguali. In particolare i lavori più gravosi devono avere il diritto di poter andare in pensione prima e allo stesso tempo separazione tra previdenza ed assistenza.

Nel primo mese del 2020 sono 46 i morti sul lavoro. Se facciamo i conti dal 2008 ad oggi sono più di 17 mila le persone che continuano a morire sul lavoro e questo è inaccettabile.

Lei ha parlato di lavoro sicuro. Il sindacato ha deciso di proclamare per domani due ore di sciopero dopo l'incidente ferroviario di Lodi. Perché?

Innanzitutto perché sono morti due lavoratori e con oggi nel primo mese del 2020 sono 46 i morti sul lavoro. Se facciamo i conti dal 2008 ad oggi sono più di 17 mila le persone che continuano a morire sul lavoro e questo è inaccettabile. Quindi bisognerà investire maggiormente sulla prevenzione e affermare una cultura della sicurezza del lavoro in cui al centro non ci sia il profitto, ma la qualità della vita delle persone. È assurdo che nonostante tutte queste tecnologie, oggi si muore sul lavoro come 50 anni fa, lavorando poi sull'alta velocità, che è considerata una delle tecnologie più avanzate.

Lei oggi ha sentito parlare i delegati della CGIL altoatesina. Quali sono gli aspetti della nostra provincia che l'hanno colpita maggiormente?

Sicuramente è un territorio che sotto tanti punti di vista è avanzato. Esiste però anche qui un problema di appalti e subappalti. Però un territorio come questo può essere un laboratorio di integrazione tra diverse persone tra diverse lingue, in grado di affrontare in modo nuovo i problemi, dalla tecnologia digitale alla trasformazione ambientale.

Un territorio come questo può essere un laboratorio di integrazione tra diverse persone tra diverse lingue, in grado di affrontare in modo nuovo i problemi

Lo Statuto dei lavoratori quest’anno festeggia 50 anni.

Sì, e abbiamo bisogno di un nuovo statuto dei diritti dei lavoratori perché i diritti non possono essere legati al rapporto di lavoro che hai, ma qualsiasi persona che lavora deve avere gli stessi diritti e le stesse tutele. Questo secondo noi è il modo per ricostruire anche un'unità sociale e superare quella logica di rabbia, di paura e di odio che in questi anni si è affermata, perché sono aumentate le diseguaglianze. Quando lavori e sei povero vuol dire che c'è qualcosa che non funziona che va cambiato.

Per quanto riguarda il rapporto tra le grandi industrie, la salute pubblica e anche la tutela dell'ambiente, qui in Alto Adige abbiamo avuto il caso della Solland Silicon. Quale sarebbe la direzione da prendere?

Io credo che il rapporto tra ambiente e lavoro sia la sfida con cui dobbiamo fare i conti. Del resto siamo di fronte a un problema nuovo per tutti, per i sindacati, per le imprese e anche per la politica. È sotto gli occhi di tutti che se nel mondo si continua a produrre così come si è prodotto fino a adesso, mettiamo a rischio la nostra stessa esistenza. Quindi è evidente che c'è bisogno di fare sistema e che non siano il mercato e le imprese da sole a decidere. C’è bisogno di un intervento pubblico e nella fase di progettazione ci dev’essere anche un coinvolgimento delle università e dei lavoratori. Dobbiamo avere la consapevolezza del passaggio complesso che stiamo affrontando ma credo che si possa fare se c'è la volontà da parte di tutti di mettere al centro le persone e non i mercati.