Gesellschaft | Salto Paper

Quando la città esclude

Bolzano ha un problema con le sfide imposte da una società in continuo mutamento. Anziché affrontarlo preferisce nascondere la polvere sotto il tappeto.

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Foto: Othmar Seehauser
Nel 2013 la Giunta comunale di centrosinistra di Bressanone balzava alle cronache nazionali per aver emanato un’ordinanza che autorizza i vigili urbani a sequestrare l'elemosina ai mendicanti.
 Dal clamore conseguito si è proceduto paradossalmente a una continua emulazione. In pochi anni sempre più amministrazioni altoatesine hanno codificato pratiche repressive, escludenti e classiste, alcune impugnate dai tribunali ma che non hanno comunque impedito di tracciare un destino ormai irrinunciabile: marginalizzare i poveri e impoverire i marginalizzati.
 
 
 
La crisi migratoria del 2015 ha decretato definitivamente la voluta lentezza e inadeguatezza delle risposte delle istituzioni locali. È in questo contesto che ha cominciato a emergere l’importanza dei volontari, tutt’oggi attivi nel compensare come meglio possono le falle dell’accoglienza e dei servizi a bassa soglia che dovrebbe erogare la provincia più ricca d’Italia. Binario 1 è nato così: con persone da tutto l’Alto Adige e non solo che si riunivano in stazione per rendere più umani quei crudeli binari dai quali sono stati selezionati, bloccati e respinti uomini, donne, anziani e bambini esclusivamente sulla base del colore della pelle, ritrovandosi costretti a passare intere notti all’aperto.
 
 
La circolare Critelli è ancora lì, anche se parzialmente disapplicata, e ogni anno è un eterno ritorno al punto di partenza.
 
Con il passare del tempo, la dimensione dell’accoglienza, da questione umanitaria si fa sempre più un dilemma di sicurezza e di decoro. Accanto a tanta solidarietà dal basso, Bolzano si trovava a convivere anche con chi soffiava - e lucrava - sul vento del razzismo. Dopo una consultazione popolare, il capoluogo consegna al magnate austriaco René Benko un'importante porzione del territorio cittadino, che prometteva di riqualificarla, attraverso un’importante opera di privatizzazione, e liberarsi di quei soggetti colpevoli di contribuire al degrado cittadino, come poveri, senzatetto, stranieri che si fermavano nel parco della stazione. È in questo contesto che il partito neofascista di CasaPound trionfa alle elezioni comunali del capoluogo, eleggendo 3 consiglieri, e trascorrendo l’intera legislatura a istigare la popolazione, improvvisando blitz e fiaccolate davanti le strutture in cui venivano ospitati i richiedenti protezione internazionale. “Le manifestazioni non risolvono i problemi”, affermava allora l'ex assessora provinciale alle politiche sociali, Martha Stocker, appellandosi al dialogo e al senso di “responsabilità comune nei confronti dei problemi sociali e delle sfide rappresentate dall’accoglienza dei profughi”. Eppure, nonostante le belle parole, decine di persone vulnerabili continuavano a vedersi private delle minime condizioni di accoglienza. Pochi mesi dopo la Provincia di Bolzano, alla rincorsa delle istanze della destra, si preparava a lasciare per strada circa un centinaio di famiglie con bambini. Con una circolare a firma del direttore di Ripartizione politiche sociali Luca Critelli, ispirata dalla stessa Stocker, in violazione ai più svariati diritti fondamentali, la Provincia decideva di revocare la possibilità di essere accolti a tutti coloro, anche i più vulnerabili, che arrivavano sul territorio per chiedere asilo senza essere inviati direttamente dal Ministero. Il motivo? I richiedenti protezione internazionale che non trovano adeguata sistemazione devono allontanarsi dal territorio per non pesare sui servizi sociali della Provincia più ricca d’Italia. In quel momento, su una popolazione che supera il mezzo milione di abitanti, si trovavano sul territorio circa 1.400 rifugiati, numeri decisamente non emergenziali viste le possibilità ricettive. “In questo modo spaccano le famiglie e lasciano sulla strada persone, in particolare donne con bambini o in gravidanza e minori con più di 14 anni, che arrivano da situazioni disperate: è inaccettabile”, dichiarava l’allora direttore della Caritas Paolo Valente che per protesta chiuse il suo servizio di consulenza per richiedenti asilo, sostenendo che la circolare lo rendesse del tutto inutile.
 
 
 
In poco tempo le previsioni più nefaste si sono avverate, tra le 240 persone richiedenti asilo lasciate per strada c’era anche il tredicenne curdo Adan, affetto da distrofia muscolare. Ha semplicemente obbedito agli ordini, il dipendente provinciale che ha negato l’accoglienza al bambino e alla sua famiglia. Il Servizio d'Integrazione Sociale, esaminando il caso, non ha infatti ritenuto ci fossero le condizioni per ospitare queste persone nelle strutture adibite all'accoglienza: la Provincia ha stabilito l'impossibilità di ricoverare chiunque arrivi autonomamente sul territorio senza eccezioni, nemmeno per i minori, nemmeno per chi è costretto su una sedia a rotelle. Il resto è triste storia. Dopo una settimana passata all’addiaccio, sostenuto da una piccola rete di volontari che poco potevano fare considerate le condizioni, Adan morirà in ospedale la notte del 7 ottobre 2017 per le complicanze dovute a una rovinosa caduta.
 
Da allora poco è cambiato, se non in peggio. Dalle ronde neofasciste si passa a un groviglio burocratico che istituzionalizza, cristallizza e alimenta la marginalità sociale. Anche chi potrebbe permettersi un affitto finisce per strada: il mercato immobiliare è sempre più blindato e tarato su base etnica, mentre l’edilizia popolare, a causa di riforme provinciali sempre più stringenti ed escludenti, di popolare ha sempre meno. Misure di sostegno, come gli assegni familiari vengono erogati solo a chi può dimostrare di conoscere la lingua e la “cultura locale”, una misura palesemente discriminatoria che la Grundschule Gries – per iniziativa della dirigente Liselotte Niederkofler – ha preso d’esempio, permettendosi addirittura di escludere da un diritto fondamentale come quello dell’istruzione un ragazzo di origine straniera, “colpevole” di non essere sufficientemente preparato linguisticamente.
 
 
Con il passare del tempo, la dimensione dell’accoglienza, da questione umanitaria si fa sempre più un dilemma di sicurezza e di decoro.
 
La circolare Critelli è ancora lì, anche se parzialmente disapplicata, e ogni anno è un eterno ritorno al punto di partenza: alle porte dell’inverno attivisti e solidali protestano per le condizioni di centinaia di persone senza dimora a cui fa seguito il consueto rimbalzo di responsabilità e competenze tra istituzioni comunali e provinciali. Accanto a sgomberi sempre più frequenti (nei primi cinque mesi del 2022 il Comune di Bolzano ne ha portato a termine ben 136) si culmina sempre con l’adozione di approcci emergenziali, nonché al limite della dignità umana. Soluzioni dispendiose, usa e getta ma comunque insufficienti per far fronte al numero di persone senza un tetto. L’ultima tragedia è quella di Mostafa, morto assiderato a soli 19 anni nella notte tra giovedì 8 e venerdì 9 dicembre 2022, mentre era in attesa per un posto in letto in dormitorio, dietro a una lista di altre 170 persone.
 
Ora che il freddo è finito, vengono chiuse le strutture a bassa soglia, condannando nuovamente alla strada oltre 200 persone. Almeno fino al prossimo inverno, fino alla prossima tragedia.
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Massimo Mollica Do., 08.06.2023 - 00:14

Per città si intende la comunità alto adtesina/ sudtirolese. E Benko è stato citato a sproposito. Invece non si nominano mai coloro che hanno in pungo Bolzano Bozen.(ma il problema è provinciale) Per il resto tutto vero. Peccato che manchino sempre proposte e manca la politica, i partiti. Dove sono? Dov'è il dibattito?

Do., 08.06.2023 - 00:14 Permalink
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Simonetta Lucchi Do., 08.06.2023 - 06:41

Situazione indegna, avrei modificato il titolo e spostato il focus della questione in quanto Bolzano, come sappiamo, è comunque il luogo più accogliente del territorio, cioè del resto della provincia nel quale le strutture sono chiuse da tempo.I manifesti e striscioni razzisti in lingua tedesca di quest'anno apparsi fuori dalle scuole, alle fermate dei bus e in centro andrebbero aggiunti al quadro.

Do., 08.06.2023 - 06:41 Permalink