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Il Cinema Ritrovato 

Le memorabili serate cinematografiche del festival bolognese svoltesi in Piazza Maggiore sono state chiuse con un breve saluto dell’attrice francese Isabelle Huppert
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Foto: Il Cinema Ritrovato

L’ultima serata del festival era un po’ speciale: Isabelle Huppert ha salutato il pubblico dal podio dicendo che “il cinema ritrovato è la nostra memoria, è come un viaggio nel tempo che ci permette di vedere film di tutte le epoche e di tutti i continenti”. Era nato proprio con quella idea tanti anni fa, quel festival, con ente organizzatore la Cineteca di Bologna e nel corso degli anni è cresciuto avanzando da subito a manifestazione internazionale, tanto da far dire al pool responsabile a livello artistico e di ricerca film che ogni anno credono di aver fatto il meglio per scoprire l’anno successivo di riuscire a riproporre altri bran(dell)i di memoria e di magia della settima arte. Le immagini di quella sera erano davvero una rarità: girate nel 1954 dal cine-operatore Mario Fantin si poteva seguire il gruppo di scalatori (tra cui Walter Bonatti, amico fraterno di Reinhold Messner, che per tutta la vita ha lottato per far conoscere la “vera” verità su quella impresa alpinista) fin verso la vetta del K2, il secondo 8mila nell’Himalaya, prima di allora inaccessibile.

 

Fuori festival e fuori sezione c’era stato uno dei (tanti) film memorabili di Clint Eastwood, Million Dollar Baby (2005), presentato da colui che ne ha firmato lo script: lo sceneggiatore e regista premio Oscar, Paul Haggis; un dramma morale che lo aveva portato alla ribalta di Hollywood. Paul Haggis era inoltre ospite per le Lezioni di cinema che hanno accompagnato le proiezioni per svelare al pubblico le diverse tappe di lavorazione di un film. A queste lezioni erano state invitate inoltre alcune attrici, tra cui Alba Rohrwacher, la stessa Isabelle Huppert e Isabella Rossellini. Quest’ultima, contornata di aura hollywoodiana benché molto europea era stata scelta come seconda “signora del cinema” dal trio direttivo per fare da madrina all’apertura del festival: figlia di Roberto Rossellini e Ingrid Bergman, era giunta a Bologna anche per presentare il film girato dal padre Francesco, giullare di Dio, presentato nella versione appena restaurata.

 

Otto giorni e otto sere di proiezioni di film con introduzioni o discussioni con critici e/o registi e/o attori/attrici: questa è stata la 35esima edizione del festival Il Cinema Ritrovato che dal 1986 si svolge annualmente a Bologna. Memorabili sono le serate in Piazza Maggiore con una ampia platea che corrisponde al cosiddetto Crescentone, ossia la parte rialzata nella misura di uno scalino della storica piazza situata nel centro del capoluogo della regione Emilia-Romagna, dove si alternano film muti con accompagnamento musicale e film restaurati sia in bianco e nero che a colori di un passato più o meno lontano. Il festival è diretto da un quartetto composto da Gianluca Farinelli (anche il direttore della Cineteca di Bologna, che organizza il tutto con un affiatato gruppo di persone sostenuto da un ampio giro di istituzioni pubbliche e private nel mondo intero, quest’anno si contano 89 istituzioni da 27 paesi diversi), Cecilia Cenciarelli, Ehsan Khoshbakht e Mariann Lewinsky. 
 
Il Festival ha proposto un totale di 426 film tra restauri, rarità, capolavori e riscoperte come il “Cinema parallelo” indiano degli anni sessanta e settanta sotto il titolo Poeti ribelli e spiriti rivoluzionari, o la personale dedicata a una icona femminile del cinema francese qual era l’attrice di origine austriaca, naturalizzata francese: Romy Schneider, che sin dal titolo “Romy. Vita e romanzo” rivela quanto per lei vita privata e vita professionale erano strettamente intrecciate. A cura del regista tedesco Volker Schloendorff si sono visti titoli quali La Voleuse o La piscine (con Alain Delon), ma anche il più intimo Romy-Portrait eines Gesichts di Hans-Jürgen Syberberg, film televisivo che è un ritratto dell’attrice in cui si rivelano i conflitti celati dietro quella immagine tanto pubblica quanto la figura storica della imperatrice Sissi che aveva interpretato nella trilogia a essa dedicata negli anni cinquanta, motivo per cui tante persone identificano la sua immagine con la Sissi storica occupando quindi a lungo una posizione di primo piano nell’immaginario tedesco, un dato di fatto da cui lei voleva assolutamente sfuggire e staccarsi. 

 

Ecco perché l’attrice si era impegnata a fondo per buttarsi alle spalle quell’immagine giovanile che dovette impersonare per volere della madre Martha Schneider e del patrigno feudale, recandosi dapprima a Roma per lavorare in teatro con Luchino Visconti in Peccato che sia una sgualdrina accanto al suo grande amore di allora, Alain Delon, per poi stabilirsi definitivamente a Parigi dove ha vissuto fino alla sua morte a soli 44 anni nel 1982. Scrive di lei Schloendorff nel catalogo: “Un po’ teatrale lo sarà stata, senza imbarazzo, poiché il teatro era per lei la cosa più nobile. Il film La Voleuse lo dimostra. È un film quasi dimenticato, a torto, eppure è quello che mostra Romy in tutta la sua complessità. Doveva passare di lì prima di trovare la delicata luminosità che il suo pubblico e i suoi registi hanno amato. Il film è prezioso anche perché riunisce per la prima volta Romy e Michel Piccoli, e c’è già tutta l’intensità del loro futuro rapporto.”
 
Sul gigantesco schermo che si erge per tutta l’estate davanti alla fila di palazzi a est di Piazza Maggiore sono inoltre sfilate le storiche immagini del leggendario cortometraggio “sperimentale” Un chien andalou di Luis Buñuel che già contiene in nuce la poesia visiva di inquietante bellezza del cineasta spagnolo, seguito dal primo film sonoro del maestro del cinema muto, Carl Theodor Dreyer: Vampyr realizzato nel 1932, con musiche di Wolfgang Zeller, partitura restaurata da Timothy Brock che ha diretto l’Orchestra del Teatro comunale durante l’esecuzione davanti a una platea piena di gente, come tutte le sere. Il film è tipico per un’opera di passaggio da un periodo a un altro, in quanto si può notare di come la recitazione degli attori sia ancora molto espressiva nei movimenti che era solita nel cinema muto, mentre la presenza di numerose didascalie risulta quasi una spiegazione di troppo riguardante alcuni punti della storia narrata del giovane studente Allan che credette nelle forze sovranaturali…


Quel grande schermo di Piazza Maggiore, il cuore del Cinema Ritrovato, impressiona tutte le persone che assistono a una delle tante serate anche della rassegna estiva prima e dopo “Il cinema sotto le stelle”, e di sicuro concordano con quanto detto a proposito da Isabelle Huppert: “Qual è il primo ricordo che ogni spettatore del Cinema Ritrovato porta con sé? La magia delle serate in Piazza Maggiore, uno spazio pubblico, creato secoli fa, che offre ai nostri sguardi film meravigliosi, che ci permette di godere tutti assieme di uno spettacolo, ridendo o commovendoci come se centinaia di persone che non si conoscono tra loro avessero una voce sola”.