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My 3 Books: Ermira Kola

Tre domande a Ermira Kola della Fondazione Alexander Langer: il primo libro, il libro preferito e quello sul suo comodino.
Ermira Kola
Foto: Ermira Kola

Primo libro

 

Il mio primo libro credo si intitolasse “Il signore dei bottoni” , ero molto piccola e in famiglia temevano che sarei cresciuta male perché non ho mostrato grande interesse per quel signore e di conseguenza il libro. Conservo ancora invece una passione per i bottoni. L’entusiasmo mi travolse come la più bella delle onde estive con “Ventimila leghe sotto i mari” e con tutti i libri di Giulio Verne che sono riuscita a procurarmi. I mondi fantastici di Verne, le scoperte scientifiche miracolosamente mescolate alle bizzarrie dei personaggi descritti mi hanno conquistata da subito. Ho sognato il Nautlilus per svariate notti e ne ho parlato per anni con Ervin, un mio caro amico.

 

Libro preferito

 

Il mio libro preferito è “Mattatoio n. 5GhiaccionoveLacolazionedeicampioniLesirenediTitanoMadreNotteGalapagos”. Scherzo mettendo insieme alcuni dei titoli di Kurt Vonnegut che è diventato un mio “dio”. Avevo dato ad una persona poi diventato carissimo amici dieci euro perché mi comprasse un libro a sua scelta. Mi portò “Mattatoio n.5”. Da allora credo di averlo regalato circa 1543 volte, probabilmente a qualcun due volte. Kurt Vonnegut è reduce del bombardamento di Dresda e ne racconta con passione e precisione, ma se pensate che questo renda la sua scrittura pedante e difficile vi sbagliate di grosso. Rimasto per tutta la vita pacifista e sensibile alle diseguaglianze sociali, Vonnegut riesce a parlarne sempre con un senso di umorismo mai scontato e mai banale. Vonnegut inventa mondi suoi e nei suoi libri vi si trovano spesso disegni. (L’avevo detto che non è pesante). “Così va la vita” la traduzione del suo moto “So it goes” ho addirittura pensato di tatuarmelo.

 

Libro sul comodino

 

Il libro sul comodino è “Noi però gli abbiamo fatto le strade” di Francesco Filippi. Provo una genuina curiosità per la memoria, come si crea, come muta e come si conserva. Noi albanesi siamo bravi almeno quanto gli italiani a nascondere alcuni capitoli della nostra storia. Leggo Filippi con una matita per sottolineare e prendere appunti. Il libro di Filippi sta sopra alla “Doppia Assenza” di Abdelmalek Sayad (dalle illusioni dell’emigrato alle sofferenze dell’immigrato”. Sayad ripercorre quella sensazione straniante di sentirsi e di essere perennemente fuori luogo quando si emigra. Mi aiuta a riflettere sulla mia condizione di vita e propone strumenti per il lavoro con le persone straniere.