Gesellschaft | Immigrazione

Cedric che vuole fare il calciatore

Storia di un piccolo migrante di 9 anni e del suo viaggio dalla Costa d'Avorio a Bolzano dove ha trovato famiglia. L'assistente sociale: "L'integrazione che funziona".
Calcio
Foto: upi

Cedric ha 9 anni, è nato in Costa d’Avorio e dallo scorso febbraio vive a Bolzano. In mezzo un lungo e tortuoso viaggio, attraverso il deserto e poi il mare, 53 giorni e 7.300 chilometri per arrivare nell’agognata Europa con un sogno, quello di fare il calciatore. Così, all'alba del 26 dicembre Cedric e suo fratello Aboulaye, di 14 anni, sgattaiolano fuori di casa e, senza dire niente a nessuno, si mettono in marcia. Non scappano dalla guerra, ma dalla povertà. Attraversano il Burkina Faso in pullman, il deserto del Niger, in 18 sul pick-up, con i 3 guidatori che decidono, a loro discrezione, le soste per andare “in bagno” e per pregare.

“Se riuscivano tutti e tre a stare svegli, allora viaggiavamo sempre, in continuazione. Altrimenti, dormivamo a terra. Io e Abulaye avevamo un bidone da 5 litri d’acqua in due. Faceva molto caldo. Tre uomini sono stati male, avevano fame e volevano fermarsi. Allora uno di quelli che guidava li ha colpiti con un bastone, ha detto che se non la smettevano di lamentarsi li lasciava nel deserto a morire. Abbiamo impiegato due settimane, credo, per arrivare”, racconta Cedric a un inviato de La Stampa.

In Libia aspettano il loro turno per potersi imbarcare, i soldi per la traversata ce li hanno, trascorrono dieci giorni prima di poter salire su “una di quelle barche con dentro l’aria soffiata dalla bocca, di plastica”. In 152, senza acqua potabile o giubbotti di salvataggio, affrontano il mare, che il piccolo Cedric vede per la prima volta. Sono tratti in salvo, i bambini vengono separati dagli altri, per due notti dormono in tenda. Finché Abulaye non arriva con i biglietti del treno, destinazione: Monaco di Baviera. Alla stazione di Verona si fermano per aspettare il terzo convoglio. Cedric si addormenta ma al risveglio il fratello non c’è più. Il destino pare quasi quello di Saroo, il bambino indiano, protagonista del film Lion, che dopo varie peripezie approda in Tasmania e poi a Melbourne dove viene adottato da una famiglia locale.

“Abulaye ha continuato il suo viaggio per la Germania, Cedric ha provato a raggiungerlo ma è stato fermato al Brennero, con in mano solo il certificato di nascita e nella memoria il numero di telefono di casa, a Bolzano siamo riusciti a trovargli un posto dove stare, ma non è stato facile essendo il bambino più piccolo rispetto alla media dei minori migranti che arrivano sul nostro territorio e bisognava trovare una famiglia che fosse in grado di offrirgli una giusta assistenza”, racconta Alexej Paoli, assistente sociale dell'ASSB e tutore del bambino, che assicura: “A parte il freddo sofferto era in condizioni fisiche sostanzialmente buone quando è arrivato nel capoluogo altoatesino, non era denutrito, a differenza di altri come lui aveva superato il viaggio abbastanza bene, tutto sommato”.

Ad oggi, tuttavia, non si hanno ancora notizie sul fratello, ma si presume che sia riuscito a superare il confine. Nel frattempo, in pochissimi mesi Cedric impara l’italiano, “a scuola si è subito integrato” e con la mamma biologica ha contatti regolari, “ci siamo attivati, grazie in particolare alla mia collega Serena Valenti, per fare in modo che il bambino potesse comunicare con i genitori, cosa che con un paese come la Costa d’Avorio non è sempre semplice”, prosegue Paoli. La “fuga” di Cedric, come racconta lui stesso, aveva - nella visione di un bambino di appena 9 anni - un unico scopo: quello di raggiungere l’Europa, questa tomorrowland conosciuta attraverso i racconti ascoltati perlopiù dai turisti nel suo Paese d’origine, per diventare un giorno un calciatore del Real Madrid e garantire alla sua famiglia - la madre coltiva la terra e il padre trasporta pietre -, condizioni di vita migliori.

Burocraticamente parlando, spiega l’assistente sociale, “il permesso di soggiorno non verrà richiesto come rifugiato politico ma, data l’età, come minore non accompagnato in modo che se un domani Cedric decidesse di proseguire il suo viaggio o di tornare in Costa d’Avorio non sarebbe ‘bloccato’ in Italia”. Paoli non ha dubbi: “Con tutte le polemiche infuocate che si leggono quasi quotidianamente sui giornali, specie a livello locale, riguardo il tema dei migranti, quella di Cedric è una storia che fa ben sperare, senza contare che la sua giovane età gli permetterà sicuramente con più facilità di potersi adattare a un mondo per lui completamente nuovo. Un passo alla volta”.