Gesellschaft | Immigrazione

Il missionario che difende i migranti

Intervista ad Alejandro Solalinde, il prete messicano candidato nel 2017 al Nobel per la pace che vive sotto costante minaccia di morte. "È un'Europa vecchia e debole".
Solalinde
Foto: Leonardo Brogioni

L'ultima minaccia di morte padre Alejandro Solalinde l'ha ricevuta a fine marzo, con un video di venti secondi caricato, e ancora visibile, su You Tube: "le pedimos que se calle la boca", chiuda la bocca, faccia silenzio, smetta di denunciare le violazioni dei diritti dei migranti, dice una voce travisata, che promette infine di ucciderlo. "Dà molto fastidio anche che io sia in Italia in queste settimane, perché posso descrivere la realtà quotidiana del mio Paese, e raccontare come le affermazioni del presidente Enrique Peña Nieto, che invita gli investitori a scegliere il Paese, perché è 'pacificato', non siano vere - spiega Solalinde, raggiunto da salto.bz a Reggio Emilia, dove oggi, 8 maggio interverrà nell'Aula Magna dell'Università -. Ogni giorno avvengono omicidi, e noi denunciamo anche un legame tra lo Stato e il crimine organizzato, perché oggi non c’è differenza, e molti tra i funzionari pubblici fanno parte della rete del narcotraffico". 

Il punto di vista di Solalinde è quello di un "missionario itinerante del regno di Dio", un uomo di fede che da oltre dieci anni accoglie, accompagna e difende i migranti senza documenti che attraversano il Messico diretti verso gli Stati Uniti. Per farlo, ha costruito ad Ixtepec, nello Stato di Oaxaca, il refugio "Hermanos en Camino", fratelli in cammino, che offre ospitalità gratuita e assistenza legale a decine di migliaia di persone ogni anno. Per questa azione, è candidato nel 2017 al Premio Nobel per la pace. 

Martedì 9 maggio il racconto della vita di padre Solalinde giunge anche a Bolzano, dalle 18 alla Libera Università (Aula D1.01), nel corso di un piccolo tour italiano organizzato da EMI (Editrice missionaria italiana) per presentare il libro "I narcos mi vogliono morto", scritto dal sacerdote messicano, che ha 72 anni, con la giornalista di Avvenire Lucia Capuzzi.


salto.bz: Com'è gestito il tema migratorio in Messico?
Alejandro Solalinde
: Sulla carta esiste una legge, approvata nel 2011, che è molto generosa nei confronti dei migranti, anche se potrebbe essere migliore: il "capitolo 2" offre loro ogni  garanzia e tutti i diritti, in modo tale che essi possano stare sul territorio messicano come ogni cittadino. Nonostante questo, l'Istituto nazionale di migrazione in pratica realizza un'azione repressiva, che senza ogni eufemismo significa fermare i migranti, farli prigionieri, esercitare ogni tipo di violenza e infine deportarli, anche se dicono di "accompagnarli". 

"Subiamo l'influenza degli Stati Uniti, che patrocinano e finanziano il programma Frontera Sur: dall'estate del 2014 il Messico ha il compito di non far passare i migranti, in larghissima parte centro-americani."

 

Anche in Europa l'emigrazione è considerata "un problema", tuttavia l'UE è legata al Messico da un trattato di libero commercio che sarebbe fondato sulla tutela dei diritti umani. Le nostre istituzioni hanno riconosciuto il problema?  
Sono stato più volte in contatto con gruppi di europarlamentari, ed ho raccontato loro il dramma dei migranti, anche i sequestri, che secondo i rapporti ufficiali della Comissione nazionale per i diritti umani riguardavano fino a 10mila persone a semestre. Per il momento, però, ha prevalso la narrazione ufficiale del governo messicano, sul rispetto dei diritti umani e sul fatto che anzi la legislazione in vigore fosse più avanzata di quella europea. A mio avviso, ciò che è chiaro è che le istituzioni europee mostravano più interesse per la relazioni commerciali che per i diritti umani, in particolare quelli dei migranti. Sono interessati ai diritti umani, ma non a quelli dei migranti. Mi piacerebbe che il Messico facesse visita un rappresentante istitituzionale della Commissione europea, per incontrare le organizzazioni della società civile, almeno 90, che lavorano con i migranti. Il governo sarebbe seduto di fronte, come "imputato". 

Chi sono, per lei, i migranti? 
Ciò che definisce i "migranti forzati", vittime del capitalismo che ha generato insicurezza e miseria, non è a mio avviso la povertà. Io credo che siano coloro che  indicano la fine di un'epoca, quella di un capitalismo ormai decadente ma anche di forme e strutture della Chiesa che restano indietro. Dopo aver molto riflettuto, sono giunto alla conclusione che la migrazione attuale sia l’annuncio di una nuova epoca, di una nuova era. Anche se la migrazione forzata è provocata dall’uomo, dal sistema neoliberale globale, ricordo che Dio ha accompagnato sempre gli esodi dei poveri, e oggi Dio sta portando i migranti di tutto il mondo per iniziare una nuova era. Di fronte a questo vedo un’Europa vecchia, molto toccata dal materialismo e dal consumismo, e debole nella sua spiritualità.