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Uno scatto racconta molte storie

Fabio Rubini, fotografo classe 1997 di origine meranese, a ottobre esporrà i propri scatti a Salisburgo, in occasione di un progetto di scambio europeo.
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Foto: Fabio Rubini

Salto.bz: Sei stato coinvolto in un progetto che si svolgerà a Salisburgo. In cosa consiste?

Fabio Rubini: Si tratta di uno scambio internazionale di artisti che si svolge nell'ambito del programma AIR della città di Salisburgo. Be my guest è la mostra annuale che ogni anno affronta un tema diverso e che quest'anno si terrà in ottobre presso la Stadtgalerie Lehen, combinando due artisti di Salisburgo con due artisti internazionali.

Sarai presente?

In quel periodo mi sarei trovato comunque a Salisburgo. Grazie al gemellaggio tra Merano e Salisburgo e alle rispettive Case della Cultura, infatti, ero stato coinvolto in uno scambio che si sarebbe dovuto tenere a febbraio. Per via della pandemia è stato rinviato a ottobre, mese in cui, appunto, si svolgerà anche la mostra.
 


Credi che simili occasioni di incontro con artisti di altri Paesi siano importanti? 

Sì, credo siano molto importanti. Incontrare artisti di altri Paesi significa scoprire culture e mentalità diverse, e questo aiuta a mettere in discussione il proprio lavoro artistico e ad ampliare la propria sfera creativa e il modo in cui si osserva il mondo. Questo ovviamente succede incontrando qualunque artista, e già il provenire da città diverse è spesso sufficiente a far percepire delle grosse differenze, ma quando l’altra persona arriva da più lontano, con un background del tutto diverso, l’impatto è ancora più forte e l’importanza di uscire dai propri schemi e cercare nuove prospettive più urgente.

Ti senti parte di una rete di artisti europei?

Sì, senz’altro. Queste reti si creano proprio grazie alle mostre collettive e alle esibizioni, anche durante il percorso universitario, per esempio con l’Erasmus. Spesso le intessi inconsapevolmente, e solo in seguito ti accorgi del ruolo che hanno nei tuoi lavori e nel tuo modo di essere. Ti portano a girare il mondo mentalmente ma anche fisicamente, raccogliendo le idee degli altri e mettendo in gioco le tue.

Che tipo di progetti vorresti esistessero a livello europeo?

È una domanda difficile. Potrei parlare di qualcosa che esiste già ma che non conosco. In ogni caso, credo sia importante tutto ciò che ti mette in contatto con altre persone e altre realtà, permettendoti di sviluppare la tua sfera conoscitiva e artistica. Ci sono già opportunità di questo tipo, si deve solo provare a coglierle.

 


Quando ti sei appassionato alla fotografia?

Sono stato attratto dall’arte, in particolar modo dalle arti visive, fin da piccolo, ma mai in particolare dalla fotografia, che non ho mai usato come mezzo di comunicazione primario. Almeno fin quando ho iniziato l’università, dove ho avuto la fortuna di trovare compagni e professori capaci di farmi riconoscere il potenziale di una singola immagine e scoprire quante emozioni e quanti concetti possono essere racchiusi in un solo scatto. Un altro passo importante è stato l’avvicinamento alla fotografia analogica. Obbligandomi a ragionare sull’importanza di uno scatto sbagliato, mi ha fatto comprendere il valore di ogni foto e il significato reale di un negativo.
 


Cosa cerchi con i tuoi scatti?

Ci sono due risposte. Da un lato, scatto per il piacere di scattare, di creare qualcosa che abbia un valore anche esclusivamente estetico. Dall’altro, cerco di smuovere qualcosa nello spettatore, fosse anche un’emozione che dura pochi secondi. Serenità, paura… qualsiasi sentimento, purché genuino. Mi piace pensare che le mie fotografie riescano in questo anche quando chi le guarda non ne conosce il contesto. Ognuno di noi ha un bagaglio di esperienze diverso, ed è in relazione a questo che un’immagine si traduce in una sensazione. La stessa fotografia può così riflettersi in tante storie quante sono le persone che la guardano, e in altrettante emozioni. A me non interessa tanto determinare quali, quanto piuttosto riuscire a produrre una reazione di questo tipo, intensa e spontanea anche se diversa.