Kultur | ARCHITETTURA

Le Corbusier, il fascino delle avanguardie storiche

In occasione dell'assunzione della Cappella di Ronchamp nella lista dei beni dichiarati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO rivediamo l'opera del grande maestro.

Una chiesa sulla collina, il grande tetto, l'insieme di forme plastiche che si liberano nello spazio creano un'architettura organica in apparente contraddizione rispetto ai canoni del Razionalismo architettonico di cui lo stesso Le Corbusier fu pioniere.

 

Le Corbusier, al secolo Charles Edouard Jeanneret, nel 1920 conia il suo celeberrimo pseudonimo in occasione della pubblicazione del primo numero di Esprit Nouveau, la rivista da lui fondata assieme ad A. Ozenfant e P. Dermée. Dopo un iniziale carriera come “artiste-décorateur” compie una serie di viaggi in cui scopre, prima la classicità in Italia, Grecia e Medio Oriente, successivamente Vienna e la Ville Lumiere. Sarà proprio a Parigi che conoscerà l'arte moderna di Picasso e Braque. Imparerà ad apprezzare il cubismo grazie alle visite ai musei di “arte negra - per usare il termine di quell'epoca, in cui le riflessioni sul colonialismo e gli studi post coloniali ancora non erano maturati. Presso il rinomato studio dei Fratelli Perret (pionieri del calcestruzzo armato) apprenderà le fondamentali nozioni riguardanti la costruzione degli edifici.

Frutto di questo periodo di apprendistato sono le sue considerazioni sulla standardizzazione e l'industrializzazione del processo edilizio che culmineranno nel progetto Maison Dom-ino*. La forza rivoluzionaria di questo modello di case prefabbricate in c.a. stupisce tuttora i contemporanei, lo stesso Rem Koolhaas (curatore della Biennale di Architettura 2014) ha voluto collocare una riproduzione del sistema edilizio Dom-ino davanti all'ingresso del Padiglione Italia nei Giardini dell'Arsenale a Venezia.

 

 

Qualcuno potrebbe chiedersi per quale ragione soffermarsi oggigiorno su questa piattaforma sul lavoro di un architetto nato in Svizzera più di cento anni fa, la cui esperienza architettonica non ha toccato direttamente l'Italia e men che meno l'Alto Adige. La risposta sta nel dirompente (non discreto) fascino delle avanguardie storiche e nella loro influenza su tutta l'arte e l'architettura del Novecento. A partire dagli inizi del secolo scorso questi movimenti hanno prodotto tesi e teorie, le hanno messe in pratica, le hanno sperimentate e messe in discussione ridefinendo in gran parte canoni estetici e funzionali. Una costruzione moderna degli anni venti tuttora a molti osservatori risulta “moderna”, gli addetti al mestiere parlano di modernità classica.

 

In Vers une Architecture (1923) Le Corbusier esprime lo spirito rivoluzionario che lo contraddistingue, difatti nel teso descrive la valenza estetica insita negli oggetti prodotti dalla civiltà industriale: transatlantici, silo per il grano, aeroplani. Da questa fascinazione poetica nascerà il suo interesse per la tecnica che culminerà nelle macchine abitative, le Unitès d'habitaion**. Il maestro tuttavia, a differenza dei Futuristi, non è affascinato dalla velocità/dal dinamismo della tecnica. Le Corbusier coglie la poesia insita negli objets à réaction poétique, come lo sono un ciottolo levigato dal mare o un mattone spezzato arrotondato dall'acqua di un lago.

 

 

Introducendo la Cappella di Ronchamp (Francia, 1955) una provocazione: l'edificio del museo Guggenheim di Bilbao, opera di F.O.Gehry, deve aver suscitato ai conoscitori di Le Corbusier uno strano deja vu.

 

La chiesa: una grande aula disposta secondo il tradizionale asse longitudinale est ovest, tre cappelle laterali che si ergono formando tre torri, una delle quali campanaria, un coro esterno per celebrare la messa all'aperto sulla grande spianata orientale. La copertura, pare lo spunto lo abbia dato un guscio di granchio raccolto sulla spiaggia di Long Island nel 1946, nella sua articolazione strutturale è debitrice delle tecniche sviluppate nella costruzione delle ali di un aereo.

Di grande impatto plastico la parete meridionale sorretta da setti triangolari in calcestruzzo armato con aperture strombate che devono i loro rapporti dimensionali al Modulor***. Attraverso le bucature della parete sud “si può vedere il passaggio delle nuvole o l'agitarsi del fogliame degli alberi e anche circolare i passanti”.

La critica contemporanea accolse con opinioni discordanti quest'edificio. Per lo storico dell'arte Giulio Carlo Argan, Ronchamp rappresenta uno „sbandamento ideologico“ rispetto al filone del  Razionalismo - Movimento Moderno. Henry Russell Hitchcock, colui che riferendosi all'architettura moderna coniò il termine International Style, affermò che la cappella rappresenta sì una delle opere più inedite del suo tempo tuttavia è anche paradigmatica per quello spirito purista che ha contraddistinto l'opera e il pensiero del maestro sin dai primi anni venti. A tale proposito ricordiamo il vocabolario purista elaborato da Le Corbusier con la scoperta della valenza poetica degli oggetti quotidiani.

“...L'architettura è fatto plastico […] Già nella sua pianta e di conseguenza in tutto ciò che si eleva nello spazio, l'architetto ha mostrato intenzioni plastiche; ha disciplinato le esigenze utilitarie in virtù di una finalità plastica...”

 

Un pioniere dell'architettura del Novecento capace, come tutti i grandi maestri delle avanguardie, di mutare la propria opera con lo scorrere degli anni. Rimase affascinato dalla tecnica e dalla standardizzazione del processo edilizio, tuttavia non perse la sensibilità per gli aspetti plastici insiti nel lavoro dell'architetto, in questi aspetti sta la potenza di un maestro come Le Corbusier.

 

Le citazioni sono tratte dalle pubblicazioni:

Vers une architecture, trad. it. Longanesi, Milano 1973;

Oeuvre complete,versione italiana parte della Serie di Architettura, Le Corbusier, Zanichelli, 1977;

 

*Sistema Dom-no, sistema costruttivo in calcestruzzo armato.

**Unità abitative, forme di aggregazione abitative in linea pensate per ospitare 1000-2000 persone.

***Sistema proporzionale basato sui rapporti aurei.

 

Bild
Profil für Benutzer Lorenz Brugger
Lorenz Brugger Do., 11.08.2016 - 15:36

Nun, Le Corbuiser war definitiv maßgebend und wegweisend für viele weitere Architekturen im 20. Jahrhundert, das ist keine Frage. Nicht nur Ronchamp, auch die unités, das Kloster La Tourette bei Lyon und das Doppelhaus in der Weißenhofsiedlung in Stuttgart sind großartige Entwürfe.

Aber, nach einigen kritischen Auseinandersetzungen mit Le Corbusier muss man ihn auch mal sachlich einordnen. Bei all seiner Kreativität ist er auch ein Kind seiner Zeit: die Moderne mit aufkommendem Technikglaube, die das Auto nicht den Menschen in den Mittelpunkt stellte. In so manchem Maßstab konnte Le Corbusier nie überzeugen, im Gegenteil, manchmal erschreckt einen seine Radikalität und erinnert an totalitäre Systeme:

- Als Stadtplaner war er eine Katastrophe, der plan voisin für Paris wäre das Ende für das heute so hoch gelobte chamant - romantische Paris gewesen. Von den Plänen für Algier ganz zu schweigen...

- Die unitès sind städtebaulich mehr als schwierig: sie wollen sich gar nicht in ein Stadtgefüge einbinden: die Idee einer autonomen, vertikalen Stadt nennt man heute gated communities

- Die Innenräume sind teilweise wirklich beeindruckend (z.B. die ineinander verschränkten Wohnräume in den unités d'habitation ... ein Geniestreich und der Innenraum von Ronchamp), teilweise aber auch (wie z.B. im Kloster Tourette) bedrückend und kalt und von den Abmessungen nicht ideal.

- zu letzt: Die Gebäude sind bautechnisch teilweise nicht auf hohem Niveau, was vor allem an der schlechten Beton-Qualität und den nicht zu Ende gedachten Baudetails liegt.

Was Corbusier im großen Maßstab und in seiner Überzeugung wie eine Gesellschaft funktioniert schlicht grundsätzlich falsch verstand, schaffte er im kleinen umso besser. Es sind oft die öffentlichen Nutzungen bzw. Räume, wo seine Kreativität aus den sich selbst verschriebenen Normen bricht, z.B. die Dachterrasse der unités, die Außenanlagen des Komplexes in Chandigarh, die Treppe mit dem Dach in der Villa Savoye und eben Ronchamp als Ganzes.

Das Vereinen dieser Diskrepanz zwischen vermeintlich völlig freier, plastischer Gestaltung und brutalem Gleichschalten durch Vorfertigung und starren Strukturen beherrschte tatsächlich nur Le Corbusier und er ist deshalb wohl einer der umstrittensten Architekten überhaupt. Der Widerspruch zwischen Freiheit und strikten Regeln, die Corbusier in all seinen Bauten wiedergibt, ist für viele nicht nachvollziehbar. Auch Ronchamp beinhaltet diese strikten Regeln eines freien Grundrisses, Beton als Hauptmaterial u.ä., nur dort sind sie versteckter und nicht so offensichtlich wie z.B. bei der Villa Savoye.

Bei aller Liebe, die man vor allem seiner Gestaltung entgegen bringen kann, kann seine Person und seine Architektur in vielen Teilen nicht als Vorbild sondern eher als Mahnung gelten, die man kennen muss um zu verstehen, wie wir heute leben:
Corbuiser war ein radikaler Denker, der mit einigen anderen Architekten, die mindestens genauso revolutionär waren wie er, die Architektur neu erfunden hat. Allerdings sah er nur seine Architektur als die einzig wahre an. Der Mensch, vermeintlich durch den Modulor im Mittelpunkt, war nicht sein Maßstab, die Technikerrungenschaften hingegen schon. Der Modulor mit seinen auf dem goldenen Schnitt beruhenden Maßen war am Ende viel zu statisch, um dem Menschen wirklich gerecht zu werden. Es war der Versuch den Menschen in ein mathematisches System zu zwängen, ihn als Maschine zu sehen, der in Maschinen lebt und mit Maschinen lebt. Ein für die damalige Zeit weit verbreitetes Denkmuster. Die Folge waren radikal geplante Autostädte, gesichtslose Architekturen vom Fließband und die berühmten grauen Beton-Vorstädte, die heute als Sinnbild sozialer Brennpunkte gelten und es vielerorts auch sind.

Do., 11.08.2016 - 15:36 Permalink