Kultur | Salto Afternoon

Invito al museo per i più piccoli

Affrettatevi! La mostra O.P.L.A. rimane aperta fino al 12 agosto al Palais Mamming di Merano.
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Foto: Foto: Elfi Reiter

OPLA.2.0 – a leggerla, quella sigla, verrebbe da pensare a qualche diavoleria in rete, invece a guardare meglio si scopre che è l’acronimo di Oasi Per Libri Artistici, e quel 2.0 sta per il ventesimo anno di esistenza. Fu nel lontano 1998, infatti, che il comune di Merano ha iniziato a raccogliere libri d’artista per l’infanzia, e per festeggiare il ventesimo compleanno si è inventato una mostra particolare: presso il Palais Mamming, il museo storico della città sulle rive del Passirio con un excursus dalla preistoria fino ai giorni nostri, sono stati collocati una serie di questi libri per farli interagire con i reperti esposti nelle teche. A volte questo dialogo intrinseco, muto, visivo, funziona per associazione o analogia, altre invece per rimando o suggestione. In ogni caso è accattivante aggirarsi nel mondo della storia e incontrare di tanto in tanto questi “scacciapensieri” contrassegnati dal colore blu dei diversi supporti ed essere deviati su altre piste di indagine o stimolati a riflettere in altro modo sugli argomenti dei vari periodi storici. Così accanto ai menhir del periodo del rame, troviamo Da lontano era un’isola di Bruno Munari e Sulla spiaggia ci sono molti sassi di Leo Lionni, oppure sul Carro funebre che risale al 1886 troviamo appoggiato un libro pop-up di Steven Guarnaccia, Skeleton closte: a spooky pop-up book, realizzato per l’editore newyorkese Hyperion nel 1995.

Il discorso di “originale” e “copia” viene introdotto da due scritte a caratteri (davvero) cubitali appesi alle due pareti, una di fronte all’altra, e propongono appunto le parole ORIGINAL e COPY. E’ importante far riflettere in un museo su questo dato, visto che non sempre i reperti sono originali e non sempre le copie sono tali, ma possono benissimo essere originali nonostante siano delle copie. Troppo intricato come discorso? No, nella nostra era della riproducibilità tecnica non è così, per dirla col titolo parafrasato del libro scritto da Walter Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, saggio di critica culturale in cui il filosofo - morto durante la sua fuga dalla Germania nazista negli anni trenta sul confine tra Spagna e Portogallo – spiega il concetto di aura trasmessa da un lavoro artistico, la quale – l’aura - a suo avviso viene svalutata nel momento in cui l’opera viene riprodotta in modo meccanico. Ciò per sottolineare nei tempi in cui era nata la produzione seriale che in assenza di valori tradizionali e di un consumo di massa viene meno quel particolare che contraddistingue un oggetto d’arte. Come differenziare a questo punto un originale dalla copia? Recidendo l’opera d’arte del suo legame con la vita quotidiana (ivi compresi dunque anche i manufatti artigianali) e con le condizioni concrete dell’esistenza, i regimi totalitari avevano reclutato valori come la creatività, il genio, il valore eterno e il mistero, per condurlo sul piano politico escludendo a priori, quindi, una fruizione a livello comune, ossia da parte di tutte le persone. I regimi totalitari, al contrario, avevano utilizzato l’esperienza artistica come strumento di controllo delle masse attraverso un’ “estetizzazione della politica”. L’esperienza artistica venne strumentalizzata come canale di comunicazione privilegiato ai fini di incantare, coinvolgere e massificare la folla, togliendole ogni dato razionale per meglio mitizzarla. Benjamin, invece, propone una serie di concetti nuovi, inutilizzabili dai totalitarismi e unicamente funzionali a una fruizione libera e “rivoluzionaria” dell’opera d’arte. Infatti, lui era alla ricerca di nuovi canoni rivoluzionari nell’arte.

Perché abbiamo fatto questo discorso? Proprio perché la mostra di libri d’artista per bambini, così come viene proposta al Palais Mamming, va in quest’ultima direzione: invita a riflettere a 360 gradi sia gli oggetti esposti risalenti ad epoche passate, sia i vari disegni o ritornelli inventati dagli stessi artisti per il loro pubblico giovanissimo. Ad esempio, laddove sono esposte le monete e le insegne delle corporazioni troviamo alcuni pannelli giocosi con al centro i numeri, come Da uno a dieci di Alighiero Boetti (del 1980), oppure i numeri inventati e curati da Munari. Laddove sono esposte le diverse tipologie di pietre e composizioni geologiche, ritroviamo ancora tavole dello stesso Munari: Immagini geografiche per ragazzi del 1953.

Un Piccolo Teatro Alfabetico a forma di teatrino tridimensionale accompagna i manifesti storici della costruzione dell’ippodromo in via Palade, e la Testa dell’imperatrice (Elisabetta d’Austria, ossia la mitica Sissi) vede sdraiato accanto a se nella vetrina il libro di Peter Newell, The Slant Book (che risale al 1910), con tanto di poliziotto che corre assieme a un cameriere e una cameriera col suo manganello inseguendo non si sa chi nell’immagine di copertina. Nella didascalia accanto capiamo che la testa sdraiata in marmo ci vuole narrare le vicende della statua realizzata nel 1903 dallo scultore tirolese Hermann Klotz in onore dell’amata imperatrice che venne ripetutamente a Merano per passarvi lunghi soggiorni di cura e di vacanza, ma alla quale, statua – ovviamente -, venne schiacciato il naso e poi anche rimossa la testa nel periodo fascista costringendo le autorità a collocarla altrove in un luogo più “defilato” per un lungo periodo. Infatti, detta statua – nella sua versione restaurata - è tornata nel parco accanto alle rive del Passirio unicamente nel 1978.

Salendo i diversi piani del museo Palais Mamming si giunge al terzo e ultimo, dove si trova una saletta pronta ad accogliere i giovani visitatori, con altri libri esposti, e qualche tavolino e alcune sedie con fogli bianchi sparsi, un silente invito a sedersi e a produrre anche loro qualche disegno…

Diciamo alle persone adulte che c’è tempo fino al prossimo 12 agosto per visitare questa mostra, in compagnia dei piccoli ospiti, poi chiude, mentre sul sito del comune è apparsa la nota per un Bando di gara, in cui si annuncia la ricerca di un immobile da usarsi come sede per il ricco archivio che ormai conta tantissimi volumi onde poterli rendere accessibili al pubblico e organizzare altri percorsi, visitabili, a tema.