Umwelt | lo studio eurac

La top 5 della biodiversità

Il corso d'acqua più "vivo" è a San Genesio, il prato con più tipi di fiori a Pampeago. A Monticolo vivono 29 specie di uccelli. I problemi? Monocultura e pesticidi
eurac ricerca fiumi
Foto: (Foto: salto.bz)

L’Alto Adige è uno dei territori alpini con il maggior tasso di antropizzazione, mentre nel fondovalle regna incontrastata per centinaia di ettari la monocultura intensiva. Ad un primo sguardo, insomma, non sembra essere il paradiso della biodiversità. Per capire come stanno veramente le cose da due anni le ricercatrici e i ricercatori di Eurac Research stanno documentando in modo sistematico la biodiversità nei principali habitat della provincia. Sono stati finora analizzati 128 siti e identificate1094 piante vascolari diverse (sulle 2.500 che si stima siano presenti in Alto Adige), 116 specie di uccelli (su 154), 20 di pipistrelli e 128 di farfalle (su 185). Tra i risultati più rilevanti della ricerca, la conferma che un paesaggio culturale costituito da elementi diversi – per esempio prati intervallati da siepi, alberi, specchi d'acqua o masi tipici – fa crescere la biodiversità. La monocultura, soprattutto se inondata di pesticidi, no. Un aspetto da studiare, questo. “I nostri monitoraggi ci diranno i diversi livelli di biodiversità nelle varie aree, ma non vanno ad indagare la correlazione diretta con l’uso dei pesticidi. Su questo ci sono studi dell’Università di Innsbruck che dimostrano come l’uso dei pesticidi non influisca soltanto nel fondovalle”, spiega la direttrice del progetto Ulrike Tappeiner.

 

A seconda della loro specializzazione, i ricercatori passano le notti nelle caverne ad osservare i pipistrelli, per studiare farfalle e cavallette – informa Eurac - si avventurano con i retini da sfalcio sui ripidi pendii montani; prima dell’alba stazionano nelle radure boschive per identificare i richiami degli uccelli e per catalogare le piante vagliano ogni centimetro di terreno. Dopo il primo rilevamento, fa sapere l’Eurac, esattamente gli stessi siti dovranno essere esaminati con cadenza regolare – ogni cinque anni i 320 siti terrestri e ogni quattro anni i 120 siti nelle acque correnti – per avere indicazioni su come è cambiata la presenza delle diverse specie e quindi sull’andamento della biodiversità. “Grazie alla sua posizione montana, al crocevia di un clima temperato e mediterraneo, l’Alto Adige è ricco di biodiversità. Siamo quindi in un’ottima situazione di partenza. Tuttavia qui il suolo, soprattutto nei fondovalle, è molto utilizzato per attività agricole, insediamenti e infrastrutture stradali” spiega l’ecologa Ulrike Tappeiner, responsabile del monitoraggio della biodiversità Alto Adige.

Gli highlights 2020

Presentando i primi esiti del lavoro Tappeiner ha esaudito una curiosità di molti, indicando i luoghi dell’Alto Adige che hanno il più alto tasso di biodiversità. Per quanto riguarda i corsi d’acqua pullula di vita l’Afingerbach di San Genesio (Rio d‘Avigna) In un pascolo vicino a Villa Ottone, Valle Aurina, sono state invece individuate 13 specie di insetti. Il prato estensivo con il maggior numero di specie di piante vascolari (76) si trova invece all’Alpe di Pampeago. Il luogo ideale per il birdwatching si rivela essere il Lago di Monticolo dove si possono osservare 29 specie diversi di uccelli. A Muntatschinig (Monteschino) nei pressi di Malles si possono vedere, infine, nei prati 32 specie di farfalle diverse.

“Per avere una stima di come la biodiversità sta cambiando servirà ancora tempo, ma ogni anno di studio ci garantirà risultati entusiasmanti” anticipa Tappeiner. Infatti, dopo due anni di lavoro il gruppo di ricerca dispone dei dati che confermano la relazione tra la presenza di biodiversità e la composizione del paesaggio: i siti di rilevamento circondati da numerosi habitat differenti sono quelli che ospitano un numero maggiore di specie. Si considerano habitat anche gli insediamenti come i masi tipici con i loro giardini, muri di pietra, siepi e zone umide. I dati del monitoraggio indicano per esempio che in un frutteto confinante con un bosco o con un torrente si trovano in media più specie rispetto a quelle presenti in un frutteto circondato da altre coltivazioni di frutta. La stessa tendenza è stata individuata per i paesaggi prativi poco vari della zona collinare: la ricerca ha mostrato come l'accorpamento di piccoli fondi in ampi appezzamenti di monoculture, con la rimozione di elementi strutturali divisori come siepi e filari di alberi, riduca la biodiversità.

A influenzare la varietà di specie in un’area non è solo il numero di habitat differenti che la circondano, ma anche la loro dimensione e la loro disposizione nel paesaggio. “Dai siti esaminati vediamo in modo chiaro che habitat preziosi come i prati estensivi o le zone umide hanno un effetto particolarmente positivo sulla biodiversità di un’area se hanno anche una superficie ampia” spiega Andreas Hilpold, coordinatore del progetto.  Di particolare importanza per la biodiversità sono gli habitat delle zone umide che svolgono una funzione importante come fonte di cibo e luogo di abbeveraggio per la fauna. Il monitoraggio ha mostrato che proprio in questi habitat è presente la maggior parte delle specie inserite nella  cosiddetta “Lista rossa”, ovvero le piante e gli animali a rischio di estinzione territorio.

C’è vita nel Talvera

Oltre ai 320 siti di terra, le ricercatrici e i ricercatori impegnati nel monitoraggio hanno iniziato quest'anno a esaminare anche parte dei 120 siti di acque correnti. Sono fiumi e torrenti situati a diverse fasce altitudinali che ospitano numerose specie di insetti acquatici. “Nel monitoraggio acquatico – spiega Roberta Bottarin -  si studiano le larve di vari organismi come gli efemerotteri e i tricotteri. Le larve di questi insetti vivono in acqua e necessitano di habitat molto specifici. La loro presenza ci fornisce quindi delle informazioni implicite sulla qualità dell’acqua dei fiumi in cui vivono”.  Per mostrare il tipo di lavoro svolto ieri mattina (8 settembre) la ricercatrice si è recata sul Talvera e ha effettuato dei prelievi “Un modo per mostrare gli organismi viventi che osserviamo. Sono in effetti gli stessi che troviamo anche nei siti di campionamento del progetto”.  Nello specifico si tratta di macroinvertebrati bentonici, che vivono sul fondo dei fiumi in mezzo ai sassi e negli interstizi, e sono preda dei pesci. “Un numero di specie trovate nei corsi d’acqua non lo abbiamo ancora – spiega Bottarin -  visto che la parte di monitoraggio acquatico è partita questa primavera e dei 400 campioni ne abbiamo classificato solo una parte. Una lista sarà disponibile alla fine dell’anno”.

 

“Gli esperti vedono la crisi della biodiversità e i cambiamenti climatici come delle sfide ardue per l'umanità. Questo è il motivo per cui anche in Alto Adige abbiamo bisogno di monitorare in modo sistematico la situazione; per capire quanto velocemente sta cambiando la biodiversità e quali siano le aree più problematiche", sottolinea Vito Zingerle, direttore della ripartizione provinciale Innovazione. "Grazie al monitoraggio della biodiversità possiamo fornire alla politica dati validi e aggiornati per decidere in modo consapevole in tema di sviluppo del territorio, agricoltura e di tutela della natura” aggiunge Roland Psenner, presidente di Eurac Research.

Il monitoraggio e è iniziato nel 2019 su incarico della Giunta provinciale. Oltre a Eurac Research, i partner principali del progetto sono il Museo di scienze naturali dell’Alto Adige, gli uffici provinciali Natura, paesaggio e sviluppo del territorio e Agricoltura. Tutti i dati raccolti saranno archiviati nella banca dati del museo. Campioni di piante e animali che devono essere raccolti perché necessitano di una identificazione più dettagliata, vengono conservati nella collezione del museo.

Tutti i risultati del progetto sono disponibili sul sito https://biodiversity.eurac.edu/.