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Se l’importante è partecipare

Martin Schnitzer, ricercatore all’Università di Innsbruck, sulla candidatura dell’Euregio alle Olimpiadi invernali del 2026. Che ruolo avranno Alto Adige e Trentino?
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Foto: blog.cadenbach.com

Sebbene sia ancora prematuro parlare di febbre olimpica, un certo fermento, tuttavia, sta progressivamente animando gli appassionati di sport anche nella nostra Provincia. Recentemente infatti si è palesata l’ipotesi di candidare l’Euregio alle Olimpiadi invernali del 2026, un’iniziativa che ha incassato il plauso delle alte sfere della politica locale, dall’assessora sudtirolese Martha Stocker al governatore del Trentino e attuale presidente dell’Euroregione tirolese Ugo Rossi, il quale ha sottolineato che buona parte degli impianti sono già disponibili e con qualche “ritocco” potrebbero essere messi a disposizione per l’evento. Ma una candidatura congiunta di Tirolo, Alto Adige e Trentino è tecnicamente possibile?

 

Al lavoro, Innsbruck

Il regolamento del Comitato Olimpico Internazionale (Cio) prevede che solo una città possa candidarsi per le Olimpiadi e dunque, l’onore, spetterà - qualora venisse scelta per ospitare la manifestazione sportiva - unicamente ad Innsbruck. Al momento, nella città austriaca, è in corso uno studio di fattibilità - che costerà circa 270mila euro -, commissionato dal capoluogo del Tirolo per valutare spese e potenziali vantaggi di una candidatura. Esperti e professionisti del settore chiamati a stilare tale documento dovranno presentare le loro considerazioni alla città e alla provincia entro la metà del prossimo anno. L’assegnazione definitiva delle Olimpiadi invernali del 2026 verrà presa nel corso del congresso Cio del 2019.

"Una candidatura Euregio non è esclusa ma non è nemmeno scontata"

Cosa cambia con l’Agenda 2020

Se Innsbruck sarà la sola a poter ambire a diventare la città ospitante dei Giochi olimpici invernali 2026 quale ruolo avranno allora Trento e Bolzano? “Una candidatura Euregio non è esclusa ma non è nemmeno scontata - spiega Martin Schnitzer, ricercatore presso l’Università di Innsbruck nel dipartimento di scienze motorie e in passato membro di diversi comitati organizzatori (per Torino 2006 e i Giochi olimpici giovanili in versione invernale a Innsbruck nel 2012, per citarne alcuni) -, il Cio, come noto, non permette di far candidare Alto Adige, Trentino e Tirolo ma l’Agenda 2020, approvata nel 2014, concede l’opportunità di servirsi anche di altri siti fuori della città, della regione e del paese sede dei Giochi, e questa è la grande novità”. Dopo i numerosi ritiri nelle ultime corse all'organizzazione l’intenzione era quella di rendere le candidature più snelle, con un contenimento dei costi ed eventuali delocalizzazioni. “Prima, infatti - prosegue Schnitzer - era molto complicato se ad esempio una città austriaca decideva di candidarsi insieme all’Italia, basta ricordare il progetto, poi naufragato proprio perché non in linea con il regolamento del Cio, della candidatura olimpica invernale ‘senza confini’, nel 2006, con la triade composta da Klagenfurt in Carinzia, Tarvisio in Friuli Venezia Giulia e Kraniska Gora in Slovenia”.

 

One city show?

Resta ora da capire se si presenterà l’effettiva esigenza di spostarsi a Bolzano o a Trento per disputare alcune gare nell’ambito dell’Olimpiade o se la candidatura dell’Euregio non si rivelerà piuttosto un atto simbolico. “In Val di Fiemme, ad esempio, - chiosa il ricercatore originario di Merano - ci sono strutture per il trampolino e lo sci di fondo, utilizzarle potrebbe essere una soluzione oppure complicare la gestione, se pensiamo ai siti di hockey sul ghiaccio, poi, l’unica struttura fattibile è il Palaonda di Bolzano perché non ce ne sono altre in grado di contenere la stessa capacità di pubblico. Perciò, se dovessimo ragionare considerando unicamente il punto di vista tecnico e sulla base dei regolamenti attuali del Cio - prosegue Schnitzer -, allora l’ideale sarebbe l'Olympiapark di Monaco, una struttura completa che non necessita di alcun intervento”. Tutto, però, dipende dal messaggio e dallo spirito con cui si desidera ammantare un evento sportivo di tale caratura. “Le Olimpiadi - osserva l’esperto - si organizzano non solo su un livello tecnico ma anche emozionale, con l’idea di avvicinare le persone e metterle in connessione, un obiettivo che, con una eventuale candidatura dell’Euregio, potrà essere messo in pratica con ancora più facilità grazie anche alla galleria del Brennero che verrà ultimata proprio nello stesso anno dei Giochi”.

Il conto, prego

A valutare pro e contro di una eventuale partecipazione alle Olimpiadi in qualità di città ospitante, oltre all’Austria, c’è, fra le altre, anche la Svizzera che in caso di vittoria siglerebbe, al pari del capoluogo tirolese, la sua terza edizione dei Giochi invernali e sulla cui candidatura gli elettori saranno chiamati a decidere nel febbraio 2017. La speranza dei promotori è che la manifestazione porti nuovo afflato al settore turistico, specie quello invernale, vessato dal cambiamento climatico e dal calo degli sciatori e che subisce gli effetti della rivalutazione del franco svizzero. Un certo scetticismo, che si riflette anche sul ritiro di diverse candidature come quelle di Monaco di Baviera, Oslo, Barcellona e Stoccolma, serpeggia invece fra la popolazione. Il motivo - che peraltro venne sollevato anche durante la mancata candidatura di Roma alle Olimpiadi estive del 2024 -, è legato soprattutto ai costi degli impianti sportivi, strutture che, in diversi paesi, chiusa l’esperienza olimpica, restano di fatto inutilizzate. “Ecco perché occorre fornire tutte le informazioni del caso ai cittadini e dimostrare assoluta trasparenza, in passato la politica spesso non ha giocato a carte scoperte, e la gente si è sentita tradita”, sottolinea Schnitzer che aggiunge: “Vanno valutate le varie opzioni, se conviene, per dire, puntare su costruzioni temporanee che possono essere smontate ad evento chiuso”. Quello che i detrattori contestano è il fatto che kermesse sportive di questo calibro generino più spese che guadagni, “ma questo è vero in parte - precisa il ricercatore universitario -, bisogna fare infatti due calcoli diversi, uno sull’organizzazione dell’evento stesso coperto maggiormente dai diritti TV e sponsor, e in quel caso se si lavora bene i costi possono essere ammortizzati chiudendo il bilancio in positivo, e l’altro sui costi, molto elevati, legati a strutture e infrastrutture realizzate con i soldi pubblici. Sta tutto nel capire - conclude Schnitzer - come e se le Olimpiadi possano contribuire allo sviluppo del paese prevedendo anche l’opportunità di anticipare alcuni progetti che magari l’amministrazione avrebbe comunque portato a termine”.