Politik | I FATTI DI MACERATA

"Antifascismo, ora lavoriamo assieme"

Arci e Anpi di Bolzano criticano i vertici per il no alla manifestazione di Macerata. Margheri e Bonagura: "Impegno di tutti sul territorio". Domani presidio in città.
Macerata
Foto: Arvultura

“Chiaro che annullare l’adesione alla manifestazione di Macerata, per quanto ci riguarda, non è stata una scelta grandiosa. Il rischio di un arretramento contro un ritorno del fascismo c’è. Ma già si parla di un altro evento più grande, nazionale, a Roma il 24 febbraio. E l’attività dei circoli territoriali di Arci, Anpi e Cgil non si ferma: in questo weekend saremo tutti impegnati a raccogliere firme per la campagna Mai più fascismi”.

Sergio Bonagura, presidente di Arci Bolzano, accetta, pur senza condividerne le motivazioni, la discussa decisione dei vertici nazionali dell’associazione di non partecipare al presidio contro i fascismi indetto per domani a Macerata, dove sta salendo la tensione in seguito agli avvenimenti degli ultimi giorni: la morte di Pamela Mastropietro e poi il folle attentato razzista, in risposta, di Luca Traini, naziskin prima di Forza Nuova e poi passato alla Lega. Condivide Guido Margheri, presidente dell’Anpi altoatesina, che annuncia il presidio di domani a Bolzano: “Esprimo una critica sul rinvio, anche se non compromette il futuro della battaglia contro il fascismo e in difesa della Costituzione. Domani alle 11.45 saremo in piazza Adriano, sotto il monumento ai Caduti per la libertà, assieme a Arci, Cgil e alle forze del centrosinistra”.

La scelta di non aderire è stata fatta in comune con la dirigenza nazionale dell’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani d’Italia: una mancata partecipazione che ha però scatenato la protesta delle sedi territoriali delle due associazioni. Le due realtà, assieme al Pd, hanno accolto l’appello del sindaco di Macerata, Romano Carancini (Pd), che ha chiesto a tutti di rinunciare a manifestare in città. Intendono invece scendere in piazza sia Forza nuova, da una parte, che da quella opposta movimenti antifascisti, studenti, centri sociali, circoli Arci “dissidenti”.

Bonagura analizza la situazione. “La decisione, ho detto, non è stata grandiosa. Detto questo io ho stima e fiducia dei vertici nazionali dell’Arci, con cui lavoriamo bene. Se si è valutato così vuol dire che ci sono motivazioni valide. Di fatto si tratta di un rinvio, a ragion veduta. Si parla infatti di una manifestazione il 24 febbraio a Roma. Il problema è anche la dimensione della città. La capitale è abituata alle manifestazioni, mentre non è la stessa cosa fare un corteo in un centro come Macerata. Quando ci fu la protesta contro la seconda guerra del Golfo nel 2002 su quattro pullman noi di Bolzano ne perdemmo uno”.

Il presidente bolzanino valuta quindi che “qualche ragione ci potrebbe essere”. “A Macerata la tensione rischia di essere fuori controllo. Forse però gestendo bene l’ordine pubblico era possibile trovare una soluzione”. Bonagura considera il rischio che la decisione passi per “un arretramento” di fronte di un fenomeno neofascista che ha rialzato la testa, avvertendo un clima più favorevole. “Questo è il pericolo. Ma Arci, Anpi e Cgil sono sempre mobilitate a livello locale. L’attività per la raccolta firme non si ferma. Questo fine settimana tutti i comitati territoriali lavoreranno su quello”. La petizione Mai più fascismi, aggiunge, è anche online su Change.org.

Margheri, in sintonia con Bonagura, critica soprattutto l’atteggiamento del sindaco di Macerata e del ministro dell’interno, Marco Minniti. “Penso che parlare di rivolta delle sedi locali di Anpi e Arci sia eccessivo. C’è anche un dopo il 10 febbraio, altre occasioni per difendere la Costituzione e la Resistenza. Io credo però che il comportamento del sindaco Carancini e del ministro Minniti sia inaccettabile. È totalmente sbagliato mettere sullo stesso piano la manifestazione di Forza nuova con quella antifascista e trattare tutto solo come un problema di ordine pubblico: i neofascisti con coloro che scendono in piazza per le vittime di un attentato terroristico di matrice razzista. Una scelta sbagliata, controproducente”.

Margheri chiama a raccolta tutte le energie locali per proseguire la battaglia di sensibilizzazione sul territorio. “Serve una presenza sociale e culturale, sui territori, per contrastare un fenomeno che rischia di radicarsi nelle periferie”.