Gesellschaft | Lo studio

Il lavoro che fa paura

Il 27% degli altoatesini ritiene che la sua salute e la sua sicurezza siano messe a rischio dal lavoro. Soprattutto nel settore dei servizi socio-sanitari.
Sicurezza
Foto: upi

La notizia confortante è che in Alto Adige il 95,2% dei lavoratori ritiene di essere ben informato o ottimamente informato sui rischi per la salute e la sicurezza connessi al proprio lavoro, e questo è il risultato migliore fatto registrare dal gruppo di riferimento e comunque tra i più alti dell’Unione Europea. Il 90% dei lavoratori utilizza i dispositivi di protezione individuale (se necessari) e quasi 7 lavoratori dipendenti su 10 (68,7%) dichiarano che nella loro azienda c’è un rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, valore che in Europa è superato solo dai paesi scandinavi. Di contro una sostanziosa percentuale degli occupati, il 27,0%, ritiene che la sua salute e la sua sicurezza siano messe a rischio dal lavoro, un dato di gran lunga superiore al valore di riferimento italiano (13,1%) e addirittura superiore a quello austriaco (25,6%).

Stando all’indagine EWCS condotto da IPL - Istituto Promozione Lavoratori, in collaborazione con INAIL e la Provincia Autonoma di Bolzano, le condizioni di lavoro a rischio maggiore si riscontrano soprattutto in determinati settori. Il 50,0% dei lavoratori nel settore dei trasporti e il 42,6% degli occupati nel comparto edilizio ritengono che la loro salute e la loro sicurezza siano messe a rischio dalla propria attività professionale. Ancora più alto è il dato relativo al settore dei servizi socio-sanitari, dove addirittura il 51,6% degli intervistati condivide questo parere. Riguardo alle categorie professionali risulta che la percezione del rischio con il 41,9% sia più alta nelle professioni manuali (addetti a impianti e macchinari 39,0%, personale non qualificato 32,7%), mentre è ai valori minimi tra i dirigenti (9,7%).

Per i ricercatori IPL particolarmente preoccupante è il fatto che in Alto Adige la frequenza degli infortuni sul lavoro per occupato sia superiore alla media italiana, motivo per cui l’Alto Adige deve continuare a investire nella cultura della prevenzione e della sicurezza. Il livello di sicurezza è stabilito da disposizioni di legge, ma in misura ancora più significativa dall’atteggiamento e dalla condotta della direzione aziendale e dei colleghi visti come punto di riferimento. “Per migliorare la posizione dell’Alto Adige nell’ambito della prevenzione e della sicurezza sul lavoro - suggerisce Werner Pramstrahler, ricercatore IPL - i partner sociali sono tenuti a mettere a punto progetti innovativi che ben si integrino nella cultura aziendale e del lavoro”. 

“Sono convinta che insieme ce la possiamo fare a costruire una cultura della sicurezza sul lavoro – commenta l’assessora Martha Stocker -. La rilevazione conferma a grandi linee che si è sulla buona strada: le diverse strutture in Alto Adige che si occupano di sicurezza sul lavoro formano già oggi una rete ben strutturata. In particolare, le categorie professionali e i profili professionali ad alto potenziale di rischio vengono sostenuti in modo ancora più mirato. Il mio desiderio personale è che la cultura della prevenzione in Alto Adige si consolidi in modo che le autorità di vigilanza vengono viste dai datori di lavoro non come un peso ma come un partner”.