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Kultur | Avvenne domani

Arte e Kaiserjäger

In una mostra al Museo di Bolzano rivivono i ricordi della propaganda di guerra.

Nel giugno del 1917 l'imperatore Carlo d'Asburgo e la moglie Zita arrivano a Bolzano. Carlo è salito al trono della monarchia austroungarica da poco più di sei mesi, dopo la morte, nel novembre del 1916, di Francesco Giuseppe. Sta governando un paese ormai stremato dopo quattro anni di guerra. Arriva in una città che, sia pur lontana dalle distruzioni delle zone dove si combatte, soffre, come tutte le altre, delle carenze e dei patimenti imposti dalla rigida economia di guerra. Ancor più importanti paiono dunque, per tener alto il morale anche nelle retrovie, tutte quelle iniziative che mirano a coltivare l'amor patrio e il sostegno ai combattenti. A quest'ambito appartiene sicuramente la mostra di pittura e di arti varie che i due augusti sovrani sono venuti ad inaugurare, allestita dalla scuola intitolata all'imperatrice Elisabetta. Una mostra pensata e voluta per illustrare il mito dei Kaiserjäger, le truppe alpine reclutate in buona parte proprio tra le montagne del Tirolo e protagoniste di numerosi eventi bellici sui vari fronti di guerra, ivi compreso quello meridionale. L'Imperatore e gli alti ufficiali che lo accompagnano sono ben consci, mentre osservano le opere d'arte esposte, che la guerra è arrivata ad uno snodo cruciale e che per l'Austria-Ungheria è fondamentale chiuderla nel modo migliore ma soprattutto rapidamente, prima che arrivi il crollo del fronte interno. Sui tavoli degli Stati maggiori austriaco germanico sono già disegnate le carte con l'offensiva che verrà sferrata nell'autunno successivo a Caporetto. In prima linea, come sempre, quei Kaiserjäger le cui gesta sono celebrate in alcuni dei quadri esposti e alla gloria dei quali è dedicato il progetto di un monumento da edificare di fronte all'imbocco del ponte sulla Talvera. In mostra c'è anche il modellino dell'edificio la cui costruzione, iniziata ma non completata, verrà distrutta per lasciar posto, in epoca fascista, al Monumento alla Vittoria.

Quella allestita alla Eisabethchule e dedicata ai Kaiserjäger non è che una delle mostre d'arte che, in quel 1917, raccolgono l'attenzione dei bolzanini sui temi della guerra in corso. Nel gennaio di quell'anno, nelle Sale Civiche, edificio da tempo scomparso che sorgeva nella zona dell'attuale piazza Verdi, si era tenuta un'altra grande mostra organizzata dal Kriegsbilderaustellung k.u.k. Armeeoberkommando Kriegs-Pressequartier, massima organizzazione austroungarica per la propaganda di guerra. Raccoglieva moltissime opere dei cosiddetti Kriegsmaler, pittori regolarmente inquadrati in una struttura dell'esercito, ma abbastanza liberi di interpretare i temi del conflitto attraverso la loro sensibilità.

In parallelo all'attività dei soldati-artisti, la propaganda si avvale anche di altri strumenti come i cosiddetti giornali di guerra. Nel Tirolo austro-ungarico abbiamo una delle più straordinarie esperienze e creazioni della propaganda di guerra. A Bolzano, infatti, si trovava la redazione della Tiroler Soldaten-Zeitung (poi Soldaten-Zeitung), in assoluto uno dei più originali periodici di guerra, che viene stampato dal giugno 1915 all¿aprile 1917. Prima collaboratore e poi (dall'ottobre 1916) direttore della Soldaten-Zeitung è il grande scrittore austriaco Robert Musil, all'epoca già famoso in tutta Europa per il romanzo I turbamenti del giovane Törleß.

Una vicenda umana particolare, infine, è quella dell'artista fassano Francesco Ferdinando Rizzi, che fu uno straordinario disegnatore di guerra (molti dei suoi lavori saranno pubblicati anche dalla Tiroler Soldaten-Zeitung), la cui produzione testimonia di una più che felice manualità, con un segno fuori dal comune. Dal 1915 al 1917 Rizzi si dedica con continuità alla raffigurazione di soggetti militari sul fronte tirolese, in Val di Fassa, nei pressi di Riva e nell'alto Garda e nell'ambito d'azione del 159° battaglione di fanteria dei Landsturm, la milizia territoriale, concentrandosi su una riproduzione dettagliata e fedele, quasi "fotografica".

Sono storie e sono momenti di notevole interesse, il cui ricordo rivive, in questi giorni, in una mostra allestita presso il Museo Civico di Bolzano, dopo essere stata ospitata, nei mesi estivi, da Castel Ivano, nel Trentino. La rassegna, ad ingresso gratuito, aperta sino al 4 febbraio prossimo, è un'occasione rara per immergersi nello spirito di quegli anni tristi e dolorosi, per vedere la realtà di un conflitto spaventoso e sanguinario, attraverso un punto di vista particolare.Molto interessante anche il catalogo, con i contributi scientifici di Fermando Orlandi, Massimo Libardi, Claudio Soraperra e Carl Kraus e con una rievocazione della vita bolzanina negli anni di guerra di Ettore Frangipane.